Capitan Harlock è tornato. E ha un piano.

Capitan Harlock 3D racconta una storia inedita, anche se non originale (ma cosa ormai riesce ad esserlo) riprendendo il personaggio ideato da Leiji Matsumoto nel 1976, protagonista di manga, serie e miniserie anime, di OAV (Original Anime Video) e anche di comics. Una vera e propria icona, apparso come “guest star” in altre creazioni di Matsumoto come Galaxy Express 999 (omaggiato qui con un inside joke).

La sintesi del personaggio in questa rivisitazione è rimasta la stessa: Harlock è uno spirito libero che si ribella a un opprimente ordine costituito, con un equipaggio di fedelissimi accoliti, navigando per lo spazio sull'invincibile astronave Arcadia.

Il film comincia nello stesso anno della storia originale, il 2977, ma presenta un diversissimo quadro generale. L'umanità ha abbandonato la Terra ed è sparsa per il cosmo, in seguito a una colonizzazione che sembrava inarrestabile.  Ma nello spazio non ha trovato altro che ambienti ostili. Pur avendo raggiunto la popolazione di 500 miliardi di individui, l'umanità ha cominciato una decadenza che ha convinto, cento anni prima dell'inizio del film, i discendenti dei coloni a tornare sulla Terra. Il pianeta, evidentemente insufficiente ad accogliere una così grande popolazione, è diventato il teatro della  guerra del “ritorno a casa”. Il Potere costituito, ossia la Coalizione Gaia, è riuscito a fermare la guerra, imponendo però un embargo sul pianeta, facendolo diventare una riserva protetta.

Un solo uomo, cento anni prima, si era ribellato, Harlock, e la sua guerra continua da allora. 

Chi o cos'è Harlock? È umano? Come ha fatto a sopravvivere per cento anni, reclutando nei vari pianeti un equipaggio di coraggiosi spiriti liberi, il cui sogno è quello di riuscire un giorno a tornare sul pianeta dei propri avi?

L'ultimo atto di questa battaglia nell'eterna guerra tra il giogo della dittatura e l'anelito di libertà (o di anarchia a pensarci meglio), comincia quando il giovane Logan viene reclutato per il rotto della cuffia sull'Arcadia, innescando una catena di eventi che porterà Capitan Harlock e i vari personaggi a fronteggiare il loro destino. 

Harlock ha un piano per ristabilire uno status in cui la Terra era ancora abitata dall'uomo, ed è molto risoluto nell'attuarlo. La Coalizione ovviamente non vuole perdere il suo potere e anche il suo Prefetto Ezra non è meno determinato. Quale ruolo in questo conflitto sarà giocato da Logan, la bella e letale Kei, il fido Yulian (aka Yattaran) e Mimay, la misteriosa aliena del popolo dei Nibelunghi è ovviamente tutto da scoprire.

Il gioco ricorda molto quello di Christopher Nolan con Batman, la sceneggiatura di Harutoshi Fukui e Kiyoto Takeuchi infatti narra  una drammatica space opera usando delle figure già note assegnando loro un “ruolo”, che in parte coincide con quello già visto in diverse versioni della saga di Harlock, mentre in altri casi è totalmente differente. Senza che Shinji Aramaki, il bravo regista di Appleseed, me ne voglia, il suo gioco è però meno personale di quello nolaniano, con il quale condivide il viaggio nell'oscurità, rimanendo più vicino alla visione di Matsumoto del personaggio, visto che l'autore originale, da quanto risulta dalle note di produzione, non solo ha approvato l'operazione ma vi ha partecipato come consulente.

Sgombrato il campo da pericolose aliene che “bruciano come carta”, in un'atmosfera che ricorda l'incipit di Firefly, 2001 Nights e con strizzate d'occhio evidenti al remake di Battlestar Galactica, il film vuole infilare lo spettatore in una sarabanda di missioni pericolose, difficili rapporti tra personaggi, cambiamenti di prospettiva continui e grandiose battaglie spaziali. La storia alterna momenti dallo svolgimento prevedibile ad autentici colpi di scena, che cambiano radicalmente la visione del quadro complessivo. I dialoghi purtroppo si basano su cliché veramente abusati.

È il fronte visivo il punto di forza del film. 

Innanzitutto un'ambientazione assemblata pescando un po' ovunque, dal fantasy alla space opera, al western e allo steampunk, senza il timore che l'accostamento sembri stridente. Funziona proprio in funzione del fatto che sarebbe inverosimile il contrario, vista la diaspora dell'umanità.

La fotografia (o dovrei dire il rendering) usa luci fredde e intense su Marte, il quartier generale della Coalizione Gaia, toni cupi e oscuri sull'Arcadia, semitoni smorzati sui pianeti coloniali.

Sia sul fronte scenografico che fotografico però le realizzazioni più spettacolari e impressionanti non posso anticiparvele senza spoiler.

Totalmente ingiudicabile il 3D, poiché la sala in cui l'ho visto era parecchio carente. Posso solo, con cognizione di causa, consigliare anche in questo caso un buon 2D  (se lo trovate) per evitare un pessimo 3D.

Ma il film ha altre motivazioni, non legate solo all'esigenza artistica. Si tratta di un progetto che vuole portare l'animazione giapponese in un terreno diverso, scontrandosi con il colosso Pixar sul mercato globale e non affidandosi a fortunose distribuzioni nel circuito home video o dei soli cultori.

La TOEI, con un terzo del budget di un film statunitense, sfodera l'iperrealismo della performance capture contro la sintesi caricaturale dello stile di Pixar e Dreamworks, mostrando quanta strada sia stata compiuta dai tempi di Final Fantasy. Pur tuttavia sia ha la sensazione assistere alla dettagliatissima demo di un videogame. C'è un alone di freddezza intorno al film che non lo fa godere fino in fondo e rende poco sopportabili i (pochi per fortuna) momenti di stanca e i dialoghi più che stereotipati di certi passaggi.

Un film per appassionati e non, che alla fine non fa rimpiangere il tempo e il denaro speso, ma che non lascia del tutto soddisfatti.

In ogni caso Capitan Harlock ha ricominciato a volare.

(Emanuele Manco)

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È il 2977 e a bordo dell'Arcadia Capitan Harlock, con la propria ciurma di scagnozzi buoni dalle più disparate provenienze, è tornato a solcare i cieli con una missione importantissima: restituire la verità e quindi la libertà alla razza umana rompendo i “nodi del tempo” così da ricondurre la Terra, ora disabitata, a un'epoca in cui il genere umano poteva ancora abitarla.

Gli uomini sono, in questo momento, circa 500 miliardi e si ritrovano sparpagliati per l'Universo, ma nessuno ha mai davvero rinunciato a far ritorno sulla Terra nonostante la Coalizione Gaia, corrotta come è da copione per le organizzazioni che proibiscono qualcosa a livello intergalattico, stia severamente in guardia contro eventuali disobbedienti. E come ogni organizzazione che si rispetti ha un sacco di scheletri dell'armadio che le permettono di controllare le masse.

Le insidie per Harlock non mancheranno: sull'Arcadia viene reclutato il giovane Logan, che sembra un utile arrivo, esperto nella difesa dell'astronave dalle incursioni spaziali. Il giovane ha i suoi scopi nell'unirsi ad Harlock. Ma non sarà facile per lui raggiungerli, per due motivi. Il primo è legato alla natura stessa di Harlock e al suo "segreto", inoltre Logan stesso dovrà mettersi in discussione, perché entrato in contatto col Capitano, i suoi valori e il suo mondo, sentirà l'esigenza interiore di rivalutare l'effettiva realtà delle cose.

Capitan Harlock 3D è basato sulla serie a fumetti del 1977 Capitan Harlock, pirata dello spazio di Leiji Matsumoto (Galaxy Express 999), seguita da una serie di cartoni per la televisione, tuttavia si tratta di una rivisitazione in cui vengono introdotti un nuovo tema portante e un nuovo universo.

Il canovaccio della storia è piuttosto semplice: Harlock ispira valori di libertà e coraggio ai propri fedeli compagni dell'Arcadia, disposti a seguirlo fino alla morte perché non solo si fidano di lui ma hanno completamente sposato la sua causa.

La Coalizione Gaia è fatta di uomini corrotti e questo genera, ovviamente, il fulcro della lotta per il controllo della Terra e del genere umano. Tra le sue fila, però, troviamo uomini mossi da motivazioni personali che, in questa versione 2.0 di quella che ha tutte le carte in regola per essere definita Harlock Saga, si mettono in gioco e cambiano il proprio destino e non solo.

Non passerà in secondo piano che sì, il film è diretto dal mecha designer Shinji Aramaki (Fullmetal Alchemist, Astroboy), ma si tratta di una produzione Toei Animation, la casa cinematografica più longeva di tutta la storia del cinema d'animazione nipponica. Essa, dal 1956 a oggi ha subito una profonda ma efficace evoluzione prima di tutto tecnica ma soprattutto qualitativa che l'ha portata, attraverso la CGI, a realizzare un film che raggiunge vette di perfezione paragonabili a livello mondiale alla 20th Century Fox e dalla Warner Bros. ma senza raggiungerne i costi di produzione. Si tratta evidentemente di un progetto cinematografico che vorrebbe porsi come fiore all'occhiello nella produzione cinematografica della casa stessa, viste le cifre astronomiche (comunque non paragonabili a quelle statunitensi) investite per la sua realizzazione, considerato anche la risposta “d'animazione” a saghe come quelle dei fratelli Nolan

Il problema di fondo per cui non si può dire che la missione sia stata del tutto compiuta si trova, plausibilmente, nella natura intrinseca della Toei, che in quasi sessant'anni di vita ha prodotto non solo film per il cinema, ma soprattutto serie tv: Capitan Harlock 3D è un film che dovrebbe essere autoconclusivo e al tempo stesso stuzzicare lo spettatore ad attendersi un seguito, e complessivamente ci riesce; la pecca però sta nella mancanza di esaustività nella trama, che si rivela decisamente spicciola, a causa di una sceneggiatura che seppure firmata da nomi di spicco nel panorama nipponico come Harutoshi Fukui (autore della light novel divenuta serie OAV (original anime video) Kidô Senshi Gandamu Unicorn) spesso si arena e risolve in modo troppo rapido questioni di un certo peso, soprattutto da metà film fino alla fine, e di certo andrà a scontrarsi con le aspettative di generazioni di appassionati ma non solo. L'aspetto grafico, curato nel dettaglio e di alta qualità tecnologica, grazie all'uso del programma di render Arnold basato sulla digitalizzazione delle espressioni facciali, restituisce una certa soddisfazione per l'appassionato di space opera giapponesi di cui, fin dalla prima apparizione, Harlock è sovrano indiscusso, tuttavia non sopperisce completamente all'aridità della trama. È come se non si fosse stati in grado di gestire un sacco di tempo in più a disposizione rispetto a un episodio per la tv, tirando troppo rapidamente le fila e non risolvendo efficacemente il plot.

C'è però uno sforzo notevole nella caratterizzazione dei personaggi non solo nella loro restituzione estetica molto ben definita e realizzata (seppure è evidente una certa idealizzazione delle figure femminili, poco verosimili) ma anche nell'introspezione degli stessi (anche attraverso buoni dialoghi), tanto che riusciamo a capirne lo spirito e la natura, in particolare in quella di Harlock. Il Capitano riesce a esprimere se stesso anche attraverso l'osservazione dei punti di vista altrui restituendo allo spettatore una certa liricità, riuscendo a essere credibile nel proprio ruolo di anti eroe, ribelle per una giusta causa. Una cura particolare è stata riservata alla modellazione degli spazi, delle architetture, degli interni e soprattutto dello Spazio, da cui tutto viene osservato e in cui si muovono le astronavi e si svolgono gli attacchi e i combattimenti. C'è un potente uso della luce (e quindi anche dell'ombra) che riesce, attraverso un'ottima fotografia (Kengo Takeuchi) a dare il giusto risalto a tutti gli elementi che ne vengono attraversati. La musica, a cura della Universal Music Japan, un mix tra brani strumentali e cantati, è interessante, ma non rimane impressa fin dal primo ascolto.

In conclusione in Capitan Harlock 3D c'è tutto ma manca qualcosa: è un film che certamente merita una visione per la perfezione tecnica che ha potuto raggiungere, ma rischia di doversi affidare a un seguito per non scontentare del tutto i fedeli fan di una vita.

(MCristina Calabrese)