La notizia della morte per suicidio di Robin Williams non poteva che fare il giro del mondo.

La cronaca del come Williams sia arrivato a un tale gesto non competono a un magazine che si occupa dei prodotti dell'immaginazione.

Per una mera questione generazionale, e forse anche delle casualità personali, mi trovo ad avere nei personaggi interpretati da Williams dei punti di riferimento del tutto soggettivi.

Ero davanti alla TV, nella seconda metà degli anni '70 quando apparve Mork & Mindy, sit-com anche fantascientifica nella quale Williams interpretava Mork, un alieno arrivato su un uovo dal pianeta Ork per studiarci. Un personaggio che diventava a ogni episodio sempre più umano.

Dalle poche fonti d'informazione dell'epoca (il settimanale TV Sorrisi e Canzoni, credo), venni a sapere che in realtà il personaggio era nato in un altro serial molto popolare all'epoca: Happy Days.

Per le bizzarrie della programmazione televisiva, l'episodio del mitico scontro tra Fonzie e l'alieno Mork (rivelatosi in realtà un sogno di Richie Cunningam) andò in onda dopo la serie Mork & Mindy. Lo scontro tra le due dita di Mork e il pollicione di Fonzie fu uno dei momenti più seguiti negli States, tanto che a grande richiesta venne prodotta una serie sull'alieno. Guardata con il senno di poi Mork & Mindy non era uno spin-off di Happy Days. Poiché l'incontro con Fonzie era avvenuto su un piano del tutto onirico, la serie sull'alieno non aveva alcun contatto con quella sugli allegri ragazzi di Milwakee.

Lì nacque, per la mia generazione, l'astro di Robin Williams, che avrebbe brillato presto anche al cinema.

Guardando ai film interpretati sul filo della mia memoria, senza pretesa di completezza posso dire che Hook, diretto da Steven Spielberg, non fu un gran film. Ma sinceramente non saprei indicarvi attore migliore per interpretare il Peter Pan cresciuto e disadattato che ritrova se stesso e l'avversario di sempre, lo strepitoso Uncino interpretato da Dustin Hoffman, sull'Isola che non c'è. Due personaggi e due attori che resero di culto e memorabile un film noioso e sbagliato.

Un altro film reso memorabile da Williams fu Good Morning Vietnam, nel quale diede vita, con istrionica abilità, all'aviere Adrian Cronauer, reo di satireggiare troppo, dalla radio destinata alle truppe in Vietnam, proprio sulle ragioni della guerra e sugli alti vertici della sua nazione. Un outsider fuori posto.

Come fuori posto erano Patch Adams, il medico inventore della clownterapia, interpretato da un Williams forse ormai troppo grande per il ruolo e Oliver Sacks, lo psichiatria di Risvegli.

Da matematico non posso dimenticarmi del suo ruolo di scopritore del talento matematico di Matt Damon in Good Will Hunting, genio ribelle. Non faccio parte degli estimatori acritici di L'Attimo Fuggente di Peter Weir, film di riferimento per molti, ma anche in questo caso, non riesco a pensare a un attore diverso per il ruolo del professore fuori dagli schemi che svela a un gruppo di giovani la bellezza della letteratura.

Anche L'Uomo Bicentenario, la storia di un robot che vuole essere riconosciuto come umano, dilatata ed esagerata estrapolazione dall'omonimo racconto di Isaac Asimov, non poteva avere un interprete diverso, in ogni caso.

Ho visto, ma ricordo a malapena Toys, apologo anti-militarista che senza Williams temo sarebbe stato dimenticabile. Da rivedere.

Sul confronto/scontro con un altro grande attore, Jeff Bridges, e su quello tra ragione e visionarietà si basa anche il personaggio che interpretò in La leggenda del Re Pescatore, uno dei rari film di Terry Gilliam di discreto successo. E come dimenticarsi che in Jumanji era un adulto che, imprigionato in un gioco da bambino, si ritrova improvvisamente a doversi riconfrontare con il mondo reale?

Non fu solo attore di culto, un grande successo di pubblico fu Mrs. Doubtfire, nel quale interpretava un attore spiantato che per stare più vicino ai figli, affidati alla moglie, si traveste da perfetta governante inglese, Ifigenia Doubtfire, rivaleggiando di nuovo, stavolta a distanza, con l'avversario di Hook, Dustin Hoffman, che in Tootsie era stato perfetto interprete en travesti.

La sua abilità fu anche sprecata nei brutti film Insomnia e One Hour Photo, dove era “il cattivo”, ma gli errori di percorso capitano a tutti. Lì nulla poté anche la sua presenza.

Più di recente avevo gradito, e molto, il suo Teddy Roosvelt in Una Notte al Museo e seguito, e sono in attesa di vedere il terzo film della serie, per quella che ormai è una delle sue ultime performance.

Posso solo dire, alla fine di questo breve, caotico, ma sentito ricordo, grazie di tutto sig. Williams, mi scusi se sul filo della memoria ho dimenticato qualche altro ruolo importante, ma sono certo che il ricordo collettivo di questi giorni completerà il quadro del grande affetto che il pubblico ha sempre avuto per lei.

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