Prevale l'insoddisfazione, ma non mancano giudizi benevoli o lusinghieri nella panoramica di recensioni raccolta da quotidiani e riviste online.

Accoglienze migliori di quelle riservate dai critici d'oltreoceano, ma che non riscattano completamente la prova di Oliver Stone, leggere per credere.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero

Il regista appare confuso, enfatico, sopraffatto dalla materia trattata Farrell, Jolie, Kilmer bocciati L’Alessandro di Stone? Meglio Conan il barbaro

…Così non è la chiave edipica, ci mancherebbe, a essere debole in sé. E’ la pochezza estetica e recitativa del terzetto Val Kilmer-Angelina Jolie-Colin Farrell, ovvero Filippo, Olimpiade e Alessandro, a rendere i tormenti intimi del giovane re declamati e inautentici. Sono i serpenti eternamente attorcigliati attorno alla dionisiaca Jolie, l’occhio platealmente guercio di Kilmer, le chiome lucenti di Alessandro e dell’amato Efestione, a rendere quest’antichità risibile, hollywoodiana e, peggio, sottomessa con insistenza a un gioco di parallelismi col presente che vorrebbe ben altre sottigliezze (a proposito di serpenti: non erano più spaventosi quelli di Conan il Barbaro, lontano capolavoro “fantasy” di John Milius che lo stesso Stone sceneggiò pensando proprio alle gesta del divino Alessandro ma in beata libertà, senza sentirsi schiacciato dal peso storico del personaggio?).

Mariarosa Mancuso - Il Foglio

(...) Sono scenette davanti a cui è impossibile star seri, con tutto il rispetto per Oliver Stone, che evidentemente non conosce la regola “never complain, never explain”. Ha già fatto sapere che chi non apprezza il suo film va considerato un ignorante senza speranza. (...) gli anacronismi tanti. I guerrieri hanno il sangue fin sui denti, ma le gambe depilate. L’ombroso destriero Bucefalo viene addestrato con tecniche da “giovanetto che sussurra ai cavalli”. La mamma scellerata (sarebbe Olimpia, ma nell’italiano dei doppiatori diventa Olimpiade) spiega al figlio che il marito “si fa beffe di Dioniso ogni sera”. Essendo Dioniso il dio dell’ubriachezza e della sregolatezza, noi abbiamo capito che va a dormire sobrio e non la tocca mai.

Lietta Tornabuoni - La Stampa

Biografia poco riuscita (...). Grande spreco di psicoanalisi d'accatto sui suoi rapporti con la madre e con l'amatissimo ragazzo Efestione; costruzione ellittico-confusa. (...)

Dario Zonta - L'Unità

(...) il film è il meno riuscito della filmografia di Stone e giace supino anche nella lista dei film storico-epico-mitici. (...) noioso, indeciso e pomposo. Alexander non è niente di preciso. Stone è caduto nel classico errore di chi si raffronta con le figure complesse: tentare di contenerle. Alexander non è un film biografico, non è un film storico, non è un film «epico», non è un film politico, non è un film ritrattistico. È un po' di queste cose e nulla nello specifico. (...)

Tullio Kezich – Corriere della Sera

Purtroppo il film consuma buona parte di tre lunghe ore divagando sul padre crapulone e violento (Filippo è un Val Kilmer di repertorio), sulla madre intrigante e nefasta (assurda l'idea di scegliere Angelina Jolie, coetanea del figlio), sulle poco coinvolgenti passioni omo ed etero del protagonista, sul suo temperamento crudele (anche se la ferocia risulta ammorbidita nella prestigiosa incarnazione di Colin Farrell). Il tutto in una superflua cornice agiografica, affidata a un Anthony Hopkins in vena di recitazione sindacale, e nel frastuono ossessivo della musica di Vangelis che non concede tregua.

Mattia Pasquini – 35mm.it

La figura del 'Grande macedone' non mancherà di attrarre critiche, e non del tutto infondate, ma forse questo è più un film da farsi raccontare e di cui apprezzare le ricostruzioni e le ambientazioni. Favoloso vedere (per quanto inventati) la biblioteca di Alessandria, il suo porto, il faro, i giardini di Babilonia, il tempio di Pallade Atena... basterà?

Adriano Aiello – Castlerock.it

Il risultato è un film discutibile, non del tutto negativo, ma certamente costellato da molti momenti poco convincenti e caratterizzato da una struttura generale piuttosto debole. E' stato un insuccesso negli Stati Uniti e probabilmente non farà faville nemmeno in Europa. A questo proposito, è fondamentale premettere, prima di portare successive argomentazioni, che, in barba a tutte le polemiche, il film non funziona per motivi squisitamente cinematografici sintetizzabili nell'eccessiva verbosità, in un'evidente difficoltà a comunicare con lo spettatore e per uno stile piatto e anche un po' antiquato. Elementi che in film di quasi tre ore fanno sentire il loro peso e che mostrano le prime avvisaglie già dall'infelice incipit affidato alle parole del suo fedele generale Tolomeo (un caricato Anthony Hopkins), a cui è affidata la narrazione degli eventi.

Per contro ai suoi numerosi difetti, Alexander è uno dei pochi peplum rilevanti sotto il profilo storico

Marco Spagnoli – Corriere della Fantascienza

Alexander è un film epico intenso e straordinario che tra sogno politico e necessità spirituale porta lo spettatore al fianco di un re nel vivere una delle più grandi avventure militari della storia dell'umanità rivelatasi - alla fine - una conquista sociale che ha cambiato la storia dell'umanità aprendo la strada a Roma e all'idea di mondo abitato da uomini diversi, ma uguali e non più 'barbari'.

Lo Spettacolo.it

Sulla carta dunque un ottimo progetto, peccato che il film non decolli, gli spettatori rimangono sonnecchiando a terra fin dalla ridicola presentazione iniziale con le scritte in greco che si trasformano in italiano.

Oliver Stone non riesce a infondere lo spirito di Alessandro nello spettatore ma solo a narrare la pedissequa e prolissa (tre ore!) ricostruzione dei fatti. Non basta dunque l’affascinante ricostruzione di una Babilonia peccatrice e seduttrice, così come non è sufficiente la maestria con la quale il regista americano racconta le sanguinose battaglie: il risultato è noioso, pomposo e addirittura ridicolo. Si, perché dopo Brad Pitt in gonnella con i bicipiti oleati ben in mostra, si passa a un Alessandro Magno dalla chioma platinata in sella al prode Bucefalo, sembra proprio che Hollywood non sia affatto preparata per l’Antica Grecia, troppo sofisticata e complessa, o forse troppo mito per entrare nella patinata mecca del cinema.