Negli Usa la pratica Alexander di Oliver Stone è già archiviata: un film mediocre e insicuro, secondo i critici. Un film che non ha saputo decidersi su che tipo di opera essere. Punto.

Ma Stone non ci sta e ha dichiarato di aspettarsi un'accoglienza migliore dal più erudito pubblico europeo (soprattutto, pare essere incuriosito da come reagiremo noi in Italia). Perché - ha continuato il regista - questo film rappresenta la sua vita. E politicamente è piuttosto scomodo.

Stone ha poi precisato che siamo abituati a vedere la cultura antica con occhi di persone del ventunesimo secolo, il che è un errore. I democratici, dunque, lo accuserebbero di pensarla come Bush, mentre i repubblicani non lo perdonano di aver parlato di un guerriero gay.

"Questo film è la combinazione della mia fottutissima vita e me l'hanno ucciso - è stato lo sfogo più pesante di Stone. - E' come se avessero attaccato il meglio di me. C'è tanta gente in America che non è andata al cinema a vederlo perché ha creduto alle recensioni". Il cinema, secondo Stone, un tempo era arte ed era in grado di muovere le coscienze, ma ora sembra non essere più così.

"Il pubblico accetta piccole cose. Forse perchè guarda troppa tv. E i film somigliano sempre di più ai videogiochi".

Frattanto Alessandro Magno arriva anche in libreria, con un vero e proprio esercito di ben 10 libri. Dagli storici Pietro Citati e Fox Robin Lane a Plutarco, dai romanzi d'avventura alla riedizione di classici greci e latini.