Tom Brand è un uomo che ha tutto: una famiglia perfetta, un lavoro che lo soddisfa e un sogno che sta per realizzare, quello di possedere l’edificio più alto del Nord America. Peccato che a causa del suo ego spropositato spesso trascuri moglie e figlioletta con la quale passa pochissimo tempo. Il giorno del compleanno della bambina Tom non sa cosa regalarle, così, anche se di malavoglia, decide di accontentarla e comprare un gatto, ma poco prima di tornare a casa ha un terribile incidente al quale sopravvive per miracolo. Quando si sveglia è successo qualcosa di incredibile: il suo spirito è entrato nel corpo del gatto e sta a Tom capire cosa deve fare per tornare normale.

Una vita da gatto
Una vita da gatto

Di pellicole su di un padre burbero che a causa di una situazione imprevista, spesso in concomitanza delle feste natalizie, si accorge di trascurare la propria famiglia, ce ne sono tantissimi. Questo cliché da film disneyano alla Mary Poppins è ottimo per intrattenere senza troppo impegno durante le feste, quando dopo il pranzo si va tutti al cinema. Non a caso le famiglie ritratte sono agiate, vivono in contesti sociali dell’alta borghesia, non hanno mai problemi economici, si amano e la complicazione che innesca la storia non è mai drammatica e ha sempre un epilogo positivo. Le mamme sono casalinghe zuccherose che fanno da ponte tra figli appena usciti da una rivista patinata e padri burberi ma dal cuore d’oro. Una vita da gatto riprende in toto tutti questi cliché ma ci aggiunge un elemento fondamentale: un felino.

Se non fosse per la presenza del quadrupede in grado con una solo occhiata di spezzare tra il pubblico più cuori di Brad Pitt, questo film di Barry Sonnenfeld (La famiglia Addams, Men in Black, Get Shorty) non sarebbe che l’ennesima versione della stessa storia già vista. Il gatto in questione però, persino più di Kevin Spacey e Christopher Walken, coinvolge lo spettatore che non può che ammirare l’incredibile bravura (e bellezza) dell’animale. Peccato per l’intervento spesso a gamba tesa di troppa computer grafica fatta male, evitabilissima con una sceneggiatura più attenta alle reali possibilità di un animale.

Una vita da gatto è senza dubbio un film pensato per chi ama gli animali e in particolar modo i felini; tutti gli altri lo possono tranquillamente evitare.