Si potrebbe pensare che la trama e l’argomento di Ballerina scivolino facilmente nel melenso e nel musicarello, invece, per fortuna, il film ha una consistenza che cattura anche lo spettatore adulto, non solo i bambini.

Félicie Milliner è un’orfanella con l’ambizione del ballo. Con il suo amico Victor, aspirante inventore, decidono di scappare dall’orfanotrofio (stavolta non c’è nessun cattivo, né torturatore) per andare a Parigi. Siamo alla fine del 1800, nella capitale francese fervono i preparativi per l’Esposizione Universale e si respira un’aria di cambiamento e innovazione, quell’atmosfera vitale tipica della Belle epoque, in cui si pensava che il progresso potesse solo essere un avanzamento senza intoppi.

Ballerina
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I due ragazzini arrivano a Parigi e cercano il modo di sopravvivere. Complice l’audacia e l’incoscienza della giovane età riescono a trovare un luogo dove stare. Victor trova un lavoretto nello studio niente di meno che Eiffel, all’epoca impegnato a costruire il sostegno per la Statua della libertà, in seguito donata agli Stati Uniti, Félicie viene accolta da una sguattera, Odette, ex étoile proprio dell’Opéra, impedita alla carriera da un incidente. Odette diverrà insegnante e mentore di Félicie, la spronerà e le farà comprendere il valore della tenacia e della determinazione.

Non può mancare l’alter ego di Félicie: Camille, una bambina preparatissima tecnicamente, ma senza quell’impulso vitale della protagonista, costretta ad aspirare al ruolo di Clara nello Schiaccianoci dalla terribile mamma: Madame Le Haut, la cattiva datrice di lavoro di Odette.

Ballerina
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Félicie è decisa a fare di tutto pur di entrare nella scuola dell’Opéra e così si finge Camille, pur di partecipare alla selezione per il ruolo nell’opera di Čajkovskij. Nonostante si scopra il suo imbroglio, l’insegnante di danza ha notato la verve e la forza di Félicie e decide di darle una possibilità. Le due fanciulle, Félicie e Camille, si sfidano e ovviamente vince la passione vera, quella che ti fa superare ogni difficoltà e ogni impedimento.

Apprezzatissimo dalle bambine in sala, dirette destinatarie come si comprende anche dal titolo, coinvolte e stuzzicate dai volteggi dei personaggi ispirati e creati sulle coreografie di Aurélie Dupont (direttrice del balletto dell'Opéra di Parigi) e di Jeremie Belingard (étoile dell’Opéra), il film, vivace e allegro, si fonda sulla fiducia che la perseveranza possa sbaragliare qualsiasi ostacolo.

Ballerina
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Forse un po’ ingenuo, è però sincero, i personaggi sono piacevoli, anche se non tutti ben delineati, o delineati in modo troppo netto. Unica nota dolente le musiche. La canzoncina cantata da Federica Michielin è bruttina, le musiche pop cozzano con l’ambiente, sarebbe stato meglio accompagnare la sfida sul palcoscenico con qualche brano classico, ma, si sa, pur di svecchiare e di acchiappare pubblico si fa il possibile.

Nonostante sia distante dall’animazione dei grandi Studios, Ballerina, realizzato con 30 milioni di dollari dall’Atelier Animation di Montreal, con la regia di Eric Summer ed Eric Warin, rimane un film piacevole, un bell’intrattenimento pomeridiano.

Ultima nota: il doppiaggio di Eleonora Abbagnato è carente, monotono e noiosissimo, un po’ meglio quello di Sabrina Ferilli. Il problema è della Abbagnato, che nella vita fa altro ed è lecito che non sia preparata, o di chi decide a chi affidare il doppiaggio?