Le intenzioni di Senzanima sembrano quelle di dare un taglio netto alle tradizionali produzioni Bonelliane. Lo fa dalla prima tavola, introducendo il lettore nel mezzo dell’azione, con una sequenza decisamente forte, dal gusto cinematografico.

La prima tavola di <i>Senzanima</i>. Un taglio netto. Letteralmente. [Fonte: Sergiobonelli.it]
La prima tavola di Senzanima. Un taglio netto. Letteralmente. [Fonte: Sergiobonelli.it]

Il protagonista della storia è Ian Aranill, un giovane combattivo e pieno di energia, in cerca di emozioni forti; e di emozioni ce ne sono in quel periodo storico, nell’Erondàr. L’impero è in piena crisi, ovunque sono in atto feroci battaglie. Quindi, Ian abbandona la propria famiglia in cerca di fortuna e avventura, unendosi ai Senzanima, un gruppo di guerrieri mercenari. Ciascun membro del gruppo ha un soprannome, spesso inquietante, ma perfettamente caratterizzante. Troviamo, per esempio, il Cannibale, il Senzavolto, il Troll, il Carogna, per arrivare fino al capitano: Greevo Senz’anima. Lasciamo ai lettori il piacere di scoprire dove l’abbia dimenticata. E poi c’è Pulzella, ovvero il nomignolo affibbiato a Ian prima di aver dimostrato il proprio valore in battaglia.

I creatori di Dragonero, Luca Enoch e Stefano Vietti, sfruttano il periodo storico dei Tumulti, nel mondo da loro ideato, per sganciarsi dalla serie regolare e raccontare una storia di formazione, tornando un po’ indietro nel tempo e ponendo Ian come fulcro della vicenda. Questa volta, però, accostandolo a personaggi completamente inediti e decisamente meno “puliti” rispetto ai compagni che l’hanno affiancato finora. Il ragazzo, qui appena sedicenne, partecipa a cruenti battaglie, interrogandosi sulla validità della propria scelta di unirsi a quella combriccola che sembra aver perso realmente l’anima. Ian, però, forte della sana educazione impartita dal nonno, si distingue in mezzo a quel manipolo di mascalzoni, che gradualmente mostreranno delle motivazioni, anche discutibili, dietro a certi comportamenti.

Una sequenza che dimostra la furia dei Senzanima. [Fonte: Sergiobonelli.it]
Una sequenza che dimostra la furia dei Senzanima. [Fonte: Sergiobonelli.it]

Lo stile del disegno, volutamente grezzo, è giustificato dallo stesso disegnatore Mario Alberti: In Senzanima di violenza ce n’è molta: io mi sono impegnato a ritrarla per la cosa orribile che è, senza accondiscendenza o approvazione, che peraltro non arrivano mai nemmeno dal protagonista.

Questa scelta funziona perfettamente, nel sottolineare con maggior vigore la condizione estrema che vive Ian, pur senza tradire lo spirito realistico che contraddistingue Dragonero. I colori di Andres Mossa presentano una palette piuttosto sporca sui personaggi e sull’ambiente, contrastano bene con gli sfondi, dando enfasi all’azione e alle espressioni dei protagonisti. Nulla è lasciato al caso: i dettagli sono presenti dove servono, come i tocchi di riflesso sull’armatura e sulla protesi del capitano Senz’anima per renderlo imponente e spaventoso. Quando, viceversa, è necessario concentrare l’attenzione del lettore altrove, si passa a un minimalismo naturale, senza forzature.

Già in Dragonero gli autori tendono a spingersi al limite del tipico formato Bonelli, talvolta sfruttando splash page e vignette inconsuete. In quest’albo Luca Enoch dice definitivamente addio all’ordinaria gabbia di sei vignette e adotta una costruzione delle tavole più vicina al gusto del mercato francese e americano. Si respira una maggiore libertà creativa che permette di giocare meglio con la sensibilità e lo stupore del lettore, attraverso ampie splash page oppure tante vignette sottili per rendere il ritmo dell’azione più serrato.

Due pagine affiancate, una sola grande illustrazione di sfondo. Gli autori si sono presi molta libertà sugli spazi delle tavole. [Fonte: Sergiobonelli.it]
Due pagine affiancate, una sola grande illustrazione di sfondo. Gli autori si sono presi molta libertà sugli spazi delle tavole. [Fonte: Sergiobonelli.it]

Senzanima è di sicuro la naturale evoluzione del fantasy nell’ambito della nona arte, facendo propri i temi più realistici e crudi, come avviene in molte altre produzioni attuali, sia televisive che narrative, in piena linea con il pensiero di alcuni autori che in occasione di Lucca Comics & Games si sono interrogati sulla direzione che sta prendendo il genere.

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Questa ulteriore diramazione del mondo di Dragonero è una mossa sicuramente coraggiosa, ma anche fondata su una certa stabilità della serie, pronta ad accogliere nuovi tipi di lettori che potrebbero seguire unicamente questa collana, oppure appassionarsi anche a quella regolare. Chi vi scrive è convinto che, al di là del nome, questa nuova serie un’anima ce l’avrà eccome ed è curiosissimo di scoprirla.