L'altruismo è il miglior modo di essere egoisti.

Recensire un film che promette di raccontare la vita di un personaggio pubblico rischia di diventare un'analisi politica più che una recensione cinematografica, ma è probabilmente il rischio più ovvio del mondo trattandosi di un personaggio controverso come Silvio Berlusconi. Ne parliamo addirittura qui, un sito di fantastico in cui, in genere, la politica viene tratta attraverso storie ambientate in universi distopici, in mondi fantastici, in cui i protagonisti spesso lottano per l'affermazione o il potere.

Loro 1 e 2, leggendo il pressbook, viene definito dallo stesso regista "un racconto di finzione" ed è cosa non di poco conto sopratutto se, come chi scrive, si seguono le vicende politiche della nostra Povera Italia più o meno dalla scesa in campo del Cavaliere nel lontano 1993; dunque si pone un problema di fondo su come considerare questa pellicola già leggendo la sinossi. Se il protagonista a oggi è vivente e si racconta la sua vita non può essere di finzione. Essendoci stati dei procedimenti giuridici a suo carico che ne hanno stabilito la colpevolezza o l'innocenza, tenendone conto, si raccontano fatti realmente avvenuti. Su quelli ancora in corso, come dice Sorrentino, si può usare un margine di fantasia o, preferisco dire, verosimiglianza. Ma parlare di finzione, a mio avviso, non è verosimile.

Detto questo, la recensione che segue non intende esprimere un parere politico ma si limita a giudicare la qualità artistica di Loro 2.

Il film riprende dalla corruzione dei senatori che contribuì alla caduta del Governo Prodi nel 2008. Si passa per i festini ad Arcore, la fine del matrimonio con Veronica Lario, uno sguardo su come un uomo come Silvio Berlusconi abbia gestito i propri rapporti dal punto di vista di chi, probabilmente, lo conosce solo per quello che l'opinione comune o un estraneo possa scoprire sul suo conto.

Ne emergono degli aspetti interessanti che fanno di questo film una pellicola discretamente congeniata che suscita curiosità (se il genere piace), ed è verosimile che questi aspetti portino lo spettatore a riflessioni, considerazioni, non sempre conclusioni.

Chi si ripromette di raccontare, davvero, Paolo Sorrentino?

In effetti, emerge che cercare di definire il Berlusconi uomo è affare complesso, specie se procede parellelamente col Berlusconi politico, e chissà quanto si fondano tra loro. Da tutti i dialoghi e i numerosi silenzi che troverete nel corso del film si osserva il ritratto di un uomo imperscrutabile, che non si lascia mai conoscere o capire fino in fondo, neanche dalla donna che lo ha accompagnato per buona parte della vita. Un uomo torbido, calcolatore, mai in pausa, anche quando seduto nelle sale dei festini.

Se questo fosse l'intento di Sorrentino non ne sono certa, ma ne emerge il ritratto di un uomo solo. Il politico, soprattutto, è avvicinato solo per i mezzi di cui dispone, e non per averne davvero l'amicizia o la compagnia, compiacendolo nelle più torbide delle condizioni. Questo aspetto è perfettamente reso.

Toni Servillo, del resto, non delude: entra completamente nel ruolo, ricalca movenze, la maschera facciale, l'appeal e i vezzi espressivi del protagonista e come lui cattura la scena. Un uomo consapevole del proprio potere, della propria capacità di affascinare, di far capitolare i deboli, i corruttibili. Un persuasore quasi diabolico.

Elena Sofia Ricci è una credibile Veronica Lario: arriva sulla scena come si stesse svolgendo un'opera teatrale, stessa forza evocativa. Non una caricatura, anzi, il ritratto di una donna consapevole di chi è stata la compagna, e consapevole dei suoi ormai inconciliabili limiti alla serenità coniugale.

Discretamente reso anche il confronto con Mike Bongiorno (Ugo Pagliai), in cui i due sembrano uno lo specchio dell'altro, in un malinconico e un po' tragicomico confronto tra anziani. 

Tema, quello dell'anzianità, lanciato durante una delle tristi serate ad Arcore attraverso una delle ragazze commissionate a Sergio Morra (Riccardo Scamarcio): la giovanissima Stella (Alice Pagani) viene portata in scena da Sorrentino come un piccolo Grillo Parlante a (forse poco verosimilmente) far tentennare qualche piccola certezza del potente uomo di potere.

Di tutt'altro ritmo ma non meno riusciti i momenti con Kira (Kasia Smutniak), Tamara (Euridice Axen) e tutte le ragazze e i ruffiani al seguito del Cavaliere. Un cast che mostra buona parte dell'eccellenza artistica italiana, specialmente se lo spettatore riesce a provare un certo disagio, una certa pena, una certa miseria dei costumi e lo squallore delle ambizioni di un certa parte d'Italia.

Concludendo, Loro non è tanto il racconto della vita di Berlusconi, quanto degli effetti del Berlusconismo. Sorrentino riesce a proporcelo con molta ironia, poca leggerezza e nonostante tutto, anche una certa ossimorica poesia, che trova il suo climax con il ritrovamento della felliniana statua del Cristo tra le macerie de L'Aquila. Uno scossone a mostrarci tutta la miseria umana, che accomuna potenti e gente comune, ambiziosi e desiderosi di una vita semplice.