Ötzi e il mistero del tempo di Gabriele Pignotta è un buon film, sotto molti punti di vista.

Nasce da una piccola produzione ma ha un respiro ampio, che strizza l'occhio al cinema internazionale, quello delle grandiose produzioni hollywoodiane, ma senza scimmiottarle. Non è una copia di E.T. o dei Goonies, per capirci, tantomeno di Tesoro mi si sono ristretti i ragazziMamma ho perso l'aereo o dei Gremlins. Ma come in E.T. o ne La storia infinita, susciterà nello spettatore quella tenerezza, non compassionevole, che solo un bambino dal cuore puro, soprattutto quando ha subito un lutto e sta vivendo un momento di transizione e deve affrontare dei cambiamenti che sente troppo pesanti per lui, può comunicare nello spettatore. Qui troviamo un giovanissimo e interessante Diego Delpiano all'esordio, con una buona mimica e un'ottima espressività che, auspico, gli portino presto nuovi ruoli. Insieme a lui altri due piccoli  protagonisti, Amelia Bradley (Anna) e Judah Cousin (Eimer), simpatiche quanto convincenti spalle di Kip.

Ötzi nasce, inoltre, da un sentimento di forte empatia, di appartenenza a un territorio, quello delle montagne bolzanesi; il concept della storia, infatti, è basato dall'osservazione di un reperto importantissimo del Museo Archeologico dell'Alto Adige di Bolzano, città in cui tra l'altro si svolge la storia: un uomo, ormai mummificato, chiamato Ötzi (ovvero l'Uomo del Similaun, risalente all'età del Rame e rinvenuto nel 1991 tra i ghiacciai della Val Senales), che diventa il supereroe di tutti i bambini che vanno a osservarlo attraverso un oblò.

Ötzi diventa lo spunto su cui cucire una leggenda – da cui sviluppare una trama ben concepita – e l'anello di congiunzione tra passato e presente: e se l'uomo di Similaun fosse stato uno sciamano e avesse avuto una discendenza? E se questo sciamano, uno giorno, riprendesse possesso del proprio corpo (in realtà, quello dell'empatico e convincente Michael Smiley) per risolvere qualcosa di rimasto in sospeso in un tempo diverso, ovvero l'oggi? E se ci fosse un gruppo di cattivi (capitanato da una brava e calibrata Alessandra Mastronardi), in cerca di una mummia in grado di annullare una maledizione? 

Questi sono gli spunti su cui si sviluppa e poi si svolge Ötzi e il mistero del tempo, e il merito di Gabriele Pignotta sta proprio qui: la capacità di rendere questa idea verosimile, raccontando una classica storia d'avventura per bambini, senza trattarli da nanerottoli, con un pizzico di magia che non fa mai ma proprio mai male. Perché è di quella magia che non risolverà i problemi, non annullerà il dolore, ma consolerà quel tanto per affrontare uno dei momenti più complessi per un bambino: la perdita di un genitore e la crescita. Ma, come disse qualcuno, vivere può essere una fantastica avventura, e Ötzi cercherà di comunicarlo a Kip.Come? Non vi resta che scoprirlo vedendo il film.