Torniamo a parlare della San Diego Comic-Con e vi proponiamo un approfondimento sul tema dei mutanti tenuto dalla nostra collaboratrice Elisabetta Di Minico (Università autonoma di Madrid) che ha partecipato a una conferenza accademica intitolata Mutant Metaphors, “Metafore mutanti”. In questo panel lei e gli altri relatori hanno affrontato la metafora del diverso mostrata nei fumetti degli X-Men.

I temi degli X-Men

Creati da Stan Lee e Jack Kirby nel 1963 e rilanciati da Chris Claremont (che sarà ospite a Lucca Comics & Games 2019) e John Byrne negli anni '70, gli X-Men nacquero in un periodo in cui la società occidentale era scossa da proteste che chiedevano integrazione, emancipazione, diritti civili e uguaglianza delle minoranze (es. afroamericani, donne, ecc.). Da allora, i mutanti hanno incarnato molte e delicate allegorie, tra cui l'alienazione e la crisi dell'adolescenza, l'emarginazione e il trattamento negativo di malattie, come, ad esempio, l'HIV, il razzismo, l'intolleranza, la discriminazione. I mutanti rappresentano qualsiasi alterità respinta, perseguitata e maltrattata.

Lucca Comics & Games: Chris Claremont ospite dell'edizione 2019

Lucca Comics & Games: Chris Claremont ospite dell'edizione 2019

Articolo di Irene Grazzini Mercoledì, 24 luglio 2019

Chris Claremont sarà a Lucca dal 30 ottobre al 3 novembre 2019, per festeggiare gli 80 anni di Marvel e i 25 di Panini Comics.

Leggi

 La conferenza

Elisabetta Di Minico.
Elisabetta Di Minico.

Elisabetta Di Minico è stata l'unica ospite italiana della Comics Arts Conference, la categoria di panel che include seminari, tavole rotonde e conferenze dedicate all'approfondimento dei fumetti supereroistici a 360 gradi.

Nell’intervento tratto dal suo recente capitolo, X-Men Saga and the Dystopian Otherness: Race, Identity, Repression and Inclusiveness in Mutant World, pubblicato nel libro Utopia and Dystopia in the Age of Trump, disponibile nelle Risorse in rete, ha analizzando i mutanti come simbolo dell'alterità nel fumetto e nella nostra attuale società della post-verità.

La studiosa ha spiegato come la distopia, generalmente, trasformi il diverso in un elemento di pericolo e perché gli X-Men siano un esempio perfetto per esaminare provocatoriamente i pregiudizi, la retorica pericolosa e i metodi che contribuiscono alla demonizzazione dell'altro nella finzione e nella storia. Nel panel sulle “Metafore” relative al mondo mutante, erano presenti anche Chris Fennessy (California State University di Los Angeles), che ha esaminato come i Nuovi Mutanti utilizzino gli archetipi del genere supereroistico per creare un racconto di formazione unico, che rappresenta il modo in cui la violenza dei supereroi influisce sulla crescita degli adolescenti, Monica Geraffo (Fashion Institute of Technology), che ha dimostrato come i costumi ne Gli Incredibili X-Men di Chris Claremont supportino la costruzione dell'identità dei personaggi, ispirati all'abbigliamento punk/sadomaso, e Michael J. Bittner (North Dakota State University), che ha mostrato come la serie scritta da Claremont sugli Incredibili X-Men abbia sovvertito gli stereotipi omosessuali per ritrarre alternative uniche rispetto alla loro non-rappresentazione, nonostante le restrizioni editoriali.

Il dialogo con Elisabetta Di Minico

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Elisabetta Di Minico riguardo il suo intervento al San Diego Comic-Con:

Prima di tutto due parole su di te: sei appassionata di distopie, cosa trovi di affascinante nel genere?

Sono una ricercatrice universitaria in Storia Contemporanea e Letteratura, specializzata in violenza e controllo. In maniera semplicistica, utilizzo la distopia come base per decodificare provocatoriamente i processi socio-politici più cupi della nostra società, sia quelli apertamente repressivi e intolleranti, sia quelli più suadenti e ovattati, ma sempre invasivi e condizionanti. Ho iniziato a lavorare su questo tema abbastanza sui generis perché mi sembra che, a volte, la finzione, con le sue esagerazioni teatralizzate ed estremizzate, ci aiuti a capire meglio la realtà. La distopia racconta dei “luoghi cattivi”, dei più atroci e asfissianti incubi umani, sociali, politici, culturali e ambientali in cui la società possa sprofondare, ma inventa ben poco. Trae ispirazione da problemi già pericolosamente presenti nella contemporaneità e li trasporta in mondi più o meno lontani nel tempo o nello spazio, per mettere in guardia lettori e spettatori. Credo che sia da questo connubio che nasca il fascino del genere. In quanto “fantastico nero”, la sua potenza espressiva è estremamente coinvolgente perché è quasi confortante cercare di dare un senso e una limitazione al male che l’uomo può creare (stesso discorso per horror, thriller e noir). Allo stesso tempo, però, la distopia ci mette di fronte ad un trauma reale, ad una crisi impellente e ci invita a resistere contro il “mostro”, qualunque esso sia e sotto qualunque forma si presenti.

Parlaci un po' dei protagonisti degli X-Men e dei loro rapporti

Allora, partiamo dall’inizio, dal 1963: i primi X-Men sono studenti della Scuola per Giovani Dotati di Charles Xavier, un mutante con straordinari poteri telepatici e abilità di manipolazione mentale. Sono cinque: Angelo, Ciclope, Bestia, Uomo Ghiaccio e Marvel Girl (Jean Grey, successivamente Fenice), la prima donna del gruppo. Nonostante siano bianchi appartenenti alla classe medio-alta, questi personaggi finiscono per rappresentare una minoranza temuta e rifiutata, opposta alla società tradizionale e dominante.

Negli anni successivi, molti altri mutanti si uniscono e a volte abbandonano il team. Essi provengono da nazioni, gruppi etnico-razziali e background economici differenti, incarnando l’idea di alterità non solo concettualmente, ma anche visivamente e storicamente, e promuovendo modelli alternativi di supereroi, come l’irlandese Banshee, il russo Colosso e l’apache Thunderbird. Il canadese Wolverine, con i suoi artigli retrattili, è contraddistinto da una lacerante attitudine antieroica, contrasti interni e passato tormentato. Il tedesco Nightcrawler è molto religioso e con mutazioni fisiche evidenti e irreversibili (pelle di color indaco, occhi gialli, coda, mani con tre dita, etc.). Tempesta è una leader nata e un potente simbolo antirazzista e antipatriarcale. La lista contiene tantissimi altri membri, tutti estremamente interessanti e d’ispirazione, e mi dispiace non menzionarli tutti, ma chiaramente, per questioni di spazio devo fermarmi qui.

Gli X-Men combattono contro molti nemici umani e villain superumani, come il loro arcinemico Magneto, un mutante che crea e manipola i campi magnetici, e i suoi seguaci della Confraternita dei Mutanti Malvagi (The Brotherhood of Evil Mutant), un gruppo di supervillain che promuove la superiorità dei mutanti. In generale, comunque, i rapporti tra X-Men e altri “cattivi” non sono fissi: a volte i due gruppi cooperano (volontariamente o per forma maggiore), a volte i villain cercano la redenzione, a volte i personaggi positivi sviluppano aspirazioni malvagie. C’è, tristemente, più costanza nelle relazioni con gli umani: i mutanti, molto spesso, devono affrontare marginalizzazione, ghettizzazione, abusi fisici e verbali, addirittura piani di sterminio messi in atto dagli “homines sapientes” per proteggere il loro status quo, perché “gli umani vengono prima”.

Siccome gli X-Men rappresentano la diversità, quindi di conseguenza i pregiudizi e la xenofobia possiamo considerarli una distopia?

Assolutamente sì. Pregiudizi, xenofobia, razzismo, omofobia, misoginia: sono onnipresenti sfaccettature delle peggiori distopie socio-politiche. In un mondo reale in cui si criminalizzano più le donne vittime di violenza che i loro stupratori, in cui si invoca Dio per far affondare i gommoni, in cui si commette apologia di fascismo tra gli applausi di una folla esultante, in cui si organizzano convegni per condannare l’omosessualità come una malattia e un peccato, tutti, per una ragione o per un altra, possiamo convertirci in mutanti.

Possiamo fare nostre le battaglie che leggiamo sui fumetti e imparare da loro? Sia che siamo oppressi oppure renderci conto che possiamo essere noi gli oppressori?

Bella domanda. Io credo che i fumetti abbiano un travolgente potenziale educativo e culturale, che possano insegnare tolleranza, rispetto ed empatia e che, mettendoci di fronte alla lotta tra “buoni” e “cattivi”, ci invitino a scegliere da che parte stare, ci spingano a difendere chi è in difficoltà, a tendere la mano al “diverso”, ad abbracciare l’alterità. Mescolando la potenza della parola all’impatto travolgente dell’immagine, i fumetti sono un medium estremamente popolare, coinvolgente e inaspettatamente utile per una critica socio-politica della società.

In molte nazioni, come gli USA e la Gran Bretagna, la valenza culturale del fumetto è già molto chiara e lo dimostra l’importanza accademica dei cosiddetti Comic Studies. Mi auguro che anche in Italia si continui sempre più a valorizzare questo medium e che si aprano le porte per una discussione letteraria, storica e sociologica più ampia e celebrativa su questo meraviglioso e significativo mondo.

Ora siamo curiosi: hai un personaggio dotato di gene X preferito o nel quale ti identifichi?
Jean Grey alias Fenice
Jean Grey alias Fenice

Difficile sceglierne solo uno. Innanzitutto, adoro personaggi femminili come Tempesta e Jean Grey. Tempesta è una delle donne di colore più forti e capaci della storia degli X-Men, mentre Jean possiede un potere eccezionale e inarrestabile che la rende, secondo me, una delle figure più influenti dell’intero universo Marvel. L’ho amata particolarmente nel recente X-Men Red, dove “sente” l’odio e la paura che stanno infettando il mondo e inizia una lotta per “guarire” il nostro pianeta.

Tra quelli spesso presentati come villain, ho certamente una predilezione per Magneto.

Il Magneto di china, dalla matita fatata di Jim Lee
Il Magneto di china, dalla matita fatata di Jim Lee

Socialmente e politicamente, credo che Xavier segua la strada giusta per creare una società inclusiva, dove sia umani, sia mutanti possano vivere in pace, ma non riesco a rimanere indifferente di fronte alla rabbia e al dolore di Magneto. Già vittima della furia nazista, si ritrova ad essere perseguitato anche in quanto mutante. Magneto è un personaggio oscuro, ma sa bene cosa voglia dire essere uno degli ultimi, un diverso da oltraggiare e vessare, una vittima della politica malata volta a trasformare l’alterità in un fattore di pericolo e di crisi.

Com’è stato il rapporto con i colleghi di panel? Vi ha contattati l’organizzazione del Comic-Con oppure vi siete coordinati tra voi?

La Comics Arts Conference prevede, all’interno di ogni edizione del SDCC, decine di panel accademici differenti, dagli argomenti svariati, ma tutti legati, chiaramente, al mondo del fumetto.

Ogni anno c’è una call for papers che scade più o meno a marzo per scegliere, tra le tante richieste, i relatori della successiva convention e selezionare gli argomenti da trattare e i gruppi di ricercatori con interessi simili da unire per le varie conferenze. L’organizzazione della CAC ci ha contattato e ha unito i nostri paper in un unico panel di circa 2 ore, per permettere sia a noi studiosi, sia ai fan di assistere ad una discussione stimolante e composita sugli X-Men.

Io, Monica, Chris e Michael abbiamo parlato di argomenti diversi relativi al mondo mutante e ognuno ha fornito agli altri riflessioni e spunti critici per approfondire il discorso sul valore, sul significato e sull’interpretazione di questa saga incredibilmente significativa ed appassionante. Abbiamo unito utile e dilettevole e la speranza è di poterlo rifare anche l’anno prossimo, con nuovi argomenti, ma con la stessa dedizione!

La nostra Gallery del San Diego Comic-Con 2019