Come in cielo, così in Terra

Alla quinta giornata del Trieste Science+Fiction Festival arriva il primo film italiano in programma dalle ore 18.00, intitolato Come in cielo, così in Terra di Francesco Erba. Nella presentazione che precede la pellicola il regista chiarisce che si tratta di una produzione a bassissimo budget e, che l’intero progetto ha richiesto una lavorazione di cinque anni.

Uno strano manoscritto risalente al 1200 viene rinvenuto in mezzo a resti umani altrettanto antichi. In frangenti misteriosi scompare una coppia di ragazzi che per caso ha rinvenuto i resti di cella in un fatiscente monastero. Un investigatore della polizia rilascia un’intervista in cui racconta di come ha scoperto un gran numero di corpi sepolti e delle indagini sul DNA che lo hanno condotto a una ragazza trovata a vagare nei boschi. L’origine di tutti questi fatti va ricondotta a molti secoli prima, quando un monaco alchimista fece degli esperimenti crudeli su di una giovane tenuta segregata.

Come in cielo, così in Terra mischia vari generi, dall’animazione con marionette, tutta la parte della storia ambientata nel Medioevo è raccontata in questo modo, al found footage, all’intervista reportage, ma lo fa fuori tempo massimo. Oltre a una sceneggiatura confusa e ad effetti speciali imbarazzanti, le riprese “realistiche” alla The Blair Witch Project arrivano oltre tempo massimo.

Lapsis 

Tutt’altra storia per il film delle 20.00, Lapsis di Noah Hutton che più che essere inserito in un genere come la fantascienza sarebbe meglio classificare come realistico.

In una sorta di mondo parallelo al nostro si è scoperta una tecnologia che ha bisogno di continui cavi di cablaggio per funzionare. Questi devono essere portati fisicamente da delle persone, per questo nasce la nuova figura professionale dei cablatori che, tramite un’app possono guadagnare in base ai chilometri che percorrono. Come i rider odierni sono lavoratori senza diritti e per di più per incrementare la loro produttività sono in competizione con delle macchine che fanno il medesimo lavoro ma che non hanno bisogno di riposare. Ray, alla ricerca di soldi per pagare le cure del fratello malato decide di fare il cablatore salvo, suo malgrado, imbattersi in un modo per scardinare il sistema.

Lapsis è in primo luogo un film scritto brillantemente, con un cast perfetto e con una regia asciutta al punto giusto, che saggiamente si concentra più nel veicolare un messaggio di attualità scottante, che in fronzoli virtuosi. Noah Hutton, che ha anche scritto la sceneggiatura, prende come protagonista un tipo qualunque senza alcuna velleità rivoluzionaria ma, che anzi, è cresciuto nell’american dream in cui ognuno ce la può fare, facendogli cambiare rotta con la sola forza del buon senso.

SF8

Nell’ottavo e ultimo episodio di SF8, Empty Body ritorna centrale il dilemma di cosa sia umano e cosa no. Una madre fa rivivere il figlio all’interno di un corpo androide ma, in un certo momento la mente artificiale decide di cancellare la sua controparte umana. Qual è la causa? Si può credere all’androide che giura essere stato l’umano a pregare di ucciderlo perché si sentiva già morto? E la madre, ora che sa che il figlio non c’è più riuscirà a smettere di amare il robot che la chiama mamma?