The brothers Grimm racconta le avventure di Will (Matt Damon) e Jake (Heath Ledger) Grimm, due imbroglioni che agli inizi del XIX secolo, in Germania, inventano mostri di ogni genere per spaventare i paesanotti creduloni e poi farsi pagare per liberarli delle malefiche creature che infesterebbero le loro contrade.

Tutto va per il giusto verso fino a quando i due fratelli non vengono reclutati dai legati napoleonici che li obbligano a cercare la verità su una donna malvagia (Monica Bellucci) che si crede succhi il sangue di giovani e innocenti vittime, una delle quali somiglia in modo sospetto a Cappuccetto Rosso, e stavolta il mostro potrebbe non essere frutto della loro incontenibile fantasia.

Se tutto questo sembra essere una grossolana parodia delle storie narrate dagli autentici Fratelli Grimm, tenete presente che il regista è Terry Gilliam.

Secondo le prime critiche, tiepide se non addirittura negative, apparse subito dopo il debutto del film negli Stati Uniti, l'opera di Gilliam risulterebbe frenetica (ma questa è una caratteristica di quasi tutti i lavori dell’ex Monty Python e non necessariamente un difetto), eccessiva, ridondante e soffocata dai suoi stessi effetti speciali.

Va detto, per amor di onestà, che la critica – soprattutto quella d’oltreoceano - non è stata quasi mai benevola nei confronti dei film di Gilliam che, nella maggior parte dei casi, sono stati rivalutati dopo un certo lasso di tempo e non va dimenticato che al regista si devono film ricchi di sorprendenti trovate e magnifici effetti speciali come Jabberwocky (1977) o I Banditi del tempo (1981) e pellicole dedicate a uomini solitari che passano la propria vita a sfidare i confini di un mondo ristretto e mediocre, come accade in Brazil (1985) o in La leggenda del re pescatore (1991).

Secondo i critici The brothers Grimm sarebbe  paragonabile a un treno lanciato in una corsa sfrenata e privo di macchinista e dimostrerebbe, una volta, di più l’intransigenza del regista statunitense il quale ha spesso dichiarato i suoi incrollabili proponimenti a realizzare film seguendo soltanto le proprie convinzioni. Ma sia che si tratti di opere confuse e incomplete come Il barone di Munchausen o del tutto abortite come Don Chisciotte, altri film, per esempio L’esercito delle dodici scimmie, dimostrano la creatività e la genialità di un regista forse un po’ troppo intransigente quando si tratta di perorare le proprie cause.

Continuando a spulciare tra le innumerevoli recensioni comparse sui più autorevoli giornali statunitensi, quello che ne emerge è il ritratto, piuttosto omogeneo, di un film che a tratti sorprende e a volte scade nella più totale incongruenza, un insieme di felici intuizioni visionarie purtroppo a servizio di una trama sfilacciata, di personaggi monodimensionali e oltremodo noiosi.

Tra i tanti esaminati emerge un solo parere, estremamente positivo, che parla con una certa soddisfazione di un impavido ritorno di Gilliam alle origini.

In sostanza, nonostante gli sforzi di Damon e Ledger che si prodigano indefessamente per tutte le quasi due ore di durata del film, The brothers Grimm deluderebbe e le sue qualità risiederebbero unicamente nella scenografia sontuosa e ambiziosa, ma purtroppo priva della benché minima magia.