Un gruppo di amici in un capanno in mezzo ai boschi, alla ricerca di un'amica scomparsa. Una notte infernale nella quale un misterioso assassino li uccide uno a uno. L'incognita è sempre "chi sopravviverà?". La risposta in questo caso è "tutti e nessuno, dipende".

Ma dipende da cosa?

Lo schema ricorda il mitico Ricomincio da capo (Groundhog Day) di Harold Ramis ed altri film epigoni di una struttura narrativa che in un certo senso riproduce le dinamiche iterative dei videogiochi, come Source Code o Edge of Tomorrow

Di contro, Until Dawn: Fino all'alba diretto da David F. Sandberg (Lights out, Shazam!), tenta di replicare al cinema la dinamica di un videogioco specifico, ovvero l'omonimo titolo di culto prodotto dalla Sony.

Until Dawn: Fino all'alba
Until Dawn: Fino all'alba

Il gioco originale è infatti non solo un survival horror, ma è in sostanza un film interattivo, nel quale sono i giocatori, con le loro scelte, a determinare il carattere dei personaggi, chi vivrà e chi morirà, con svariate biforcazioni e quindi svariati possibili finali. Questo meccanismo aumenta la longevità del gioco, perché spinge il giocatore a ricominciare il gioco più volte, alla ricerca di tutte le combinazioni.

Al cinema ovviamente manca l'interattività, pertanto lo spettatore guarderà passivamente i personaggi rendersi conto a mano a mano di essere intrappolati in un loop, sempre uguale per alcuni versi ma anche sempre diverso per altri, perché l'andamento della nuova iterazione dipende anche dalla consapevolezza acquisita nelle precedenti, anche se poi la direzione narrativa è decisa a priori dagli sceneggiatori Gary Dauberman e Blair Butler. La principale variazione, e la più insidiosa, è rappresentata dal fatto che il ciclo morte/resurrezione non è infinito, perché alcuni personaggi iniziano a morire "per sempre".

Non si dovrebbe mai fare un confronto tra film e materiale originale, ma in questo caso i due prodotti, videogioco e film, hanno più affinità rispetto alle consuete dualità libro/film, fumetto/film, e anche rispetto ad altri videogiochi trasposti al cinema.

<i>Until Dawn: Fino all'alba</i>
Until Dawn: Fino all'alba

Il doppio passaggio, da videgioco cinematografico a cinema videoludico, nasconde delle insidie.

Il videogioco presentava personaggi stereotipati, come la biondina svampita aspirante scream queen, il bulletto, la coppia che pensa solo a fare sesso, etc. etc., ma la cosa interessante era che le scelte dei giocatori potevano stravolgere questi stereotipi, rendendo il percorso ciascun personaggio molto diverso dalle premesse iniziali. Anche se poi il numero di snodi era comunque finito, pertanto una direzione narrativa c'era comunque.

L'impossibilità dell'interazione ha portato per il film a realizzare a ogni reset un cambio quasi totale, o meglio una sorta di accumulazione.

<i>Until Dawn: Fino all'alba</i>
Until Dawn: Fino all'alba

Se alla prima iterazione la minaccia è un classico killer mascherato, a ogni "morte" se ne aggiungono sempre di nuove: bambole assassine, zombie, veleni esplosivi, wendigo, case stregate, tutto il campionario dell'horror, con le morti più fantasiose. Non può mancare un mad doctor. Ma è veramente lui il motore della storia? Sarà questo che il gruppo di amici dovrà scoprire, cercando un modo per sopravvivere alla notte per "non diventarne parte".

Until Dawn è quindi da un certo punto di vista un'antologia del cinema horror,  nella quale David F. Sandberg sguazza con perizia professionale, ma senza guizzi memorabili, lasciando per esercizio allo spettatore il compito di riconoscere tutte le citazioni.

Until Dawn
Until Dawn

Se gli effetti visivi sono nella sufficienza, ottimi sono i coinvolgenti effetti sonori. La partitura musicale di Benjamin Wallfisch è ottima come musica di servizio, ma è difficile pensare che possa essere ascoltabile fuori dal contesto.

Il cast di giovani attori è funzionale allo scopo, e non è impossibile che alcuni di loro diventino divi del futuro. Ella Rubin è in scena ormai da abbastanza tempo per fare "il salto", ora o mai più.

Anche se il film tenta un leggero approfondimento psicologico su finale, non è nulla che rovini i 103 agili minuti di un discreto intrattenimento citazionista cinefilo e videoludico, in attesa di possibili nuove iterazioni.