- Lavorare con James Cameron
- Famiglia, scelta e connessione
- Nuove tematiche e personaggi
- La sfida della performance capture
- Ambiente, speranza e Milano
- Il futuro del cinema in sala
- Stephen Lang, il “nuovo” villain
- Immagini
- Trailer
La conferenza stampa milanese di Avatar: Fuoco e Cenere ha messo al centro il rapporto speciale tra il cast e l’universo creato da James Cameron, raccontato come la costruzione di una vera e propria “famiglia Avatar” cresciuta insieme al progetto nel corso degli anni. Dalle risposte di Bailey Bass, Trinity Jo-Li Bliss, Jack Champion, Stephen Lang e Sam Worthington, è emersa un’idea di cinema come esperienza collettiva, tecnologicamente all’avanguardia ma sempre radicata nelle emozioni, nella famiglia e nel legame con il pianeta. Ma sono emerse anche considerazioni non scontate sui tempi che stiamo vivendo.
Lavorare con James Cameron
Tutti gli attori hanno descritto Cameron come un maestro narratore e un leader visionario, capace di guidare un team globale e di chiedere sempre “verità” nelle interpretazioni, più che effetti speciali. Per i più giovani del cast, cresciuti con Avatar fin dall’adolescenza, è stato raccontato come un incontro decisivo, quasi iniziatico: un primo grande set in cui si sono sentiti rispettati, ascoltati e coinvolti in ogni fase creativa.
Famiglia, scelta e connessione
Uno dei fili conduttori dell’incontro è stato il tema della famiglia, sia biologica sia “scelta”, che nella saga diventa il nucleo attraverso cui affrontare guerra, lutto ed evoluzione del pianeta. Gli attori hanno insistito su come il pubblico possa riconoscersi in questi legami messi alla prova, in tempi che anche nella realtà sono percepiti come “precari” e in continuo cambiamento, dove la connessione reciproca resta l’unico vero appiglio.
Nuove tematiche e personaggi
Il cast ha sottolineato come Fuoco e Cenere approfondisca e ampli i temi dei film precedenti, rendendo il terzo capitolo più grande sul piano del mondo rappresentato e più profondo sul piano emotivo.
Tra le novità citate emergono la forza dei personaggi femminili, un nuovo potente villain donna, l’esplorazione di nuovi clan come i Windtraders e il Popolo della Cenere, e una generazione di “figli della guerra” che cercano comunque strade di guarigione e luce.
La sfida della performance capture
Rispondendo alle domande sulla tecnologia, Worthington in particolare ha spiegato che la performance capture, lungi dall’allontanare dalla recitazione, la rende più pura e intima: sul set restano solo loro, il partner di scena e il regista. Il complesso lavoro sugli effetti visivi arriva dopo, mentre durante le riprese l’obiettivo è mantenere ogni sfumatura emotiva, sapendo che il sistema di Cameron “preserverà” quella sincerità all’interno dei corpi digitali dei Na’vi.
Ambiente, speranza e Milano
Interrogati sul futuro del pianeta, gli interpreti hanno ribadito che in Avatar l’ecologia non è uno slogan ma una visione complessiva di armonia con l’ambiente, riflessa sia nella storia dei Na’vi sia nelle pratiche sul set, dall’attenzione agli sprechi all’alimentazione. Proprio per il pretesto di trovarsi a Milano, ricordata anche attraverso la sua storia e il suo grande cinema, sono arrivati dei messaggi di speranza.
Stephen Lang, che si è detto amante della storia e della cultura italiana (e ammiratore di Claudia Cardinale), ha infatti richiamato la storia di Milano durante la guerra per ricordare come la città e l’Italia siano riuscite a risollevarsi da una situazione senza speranza, grazie alla capacità umana di andare avanti nonostante passi falsi e regressi. Da qui ha espresso fiducia che anche l’oscurità politica attuale, negli Stati Uniti e nel mondo, potrà essere superata, sottolineando che l’Italia ha già sperimentato il fascismo mentre il suo Paese lo sta conoscendo ora.
I giovani attori, in relazione ai problemi ambientali hanno invece espresso l'idea che finché esisterà nelle persone il desiderio di una Terra “piena di benessere, amore e luce”, varrà la pena continuare a combattere per proteggerla.
Il futuro del cinema in sala
Una parte significativa della conferenza è stata dedicata al ruolo di Avatar nel riportare il pubblico nelle sale, specie dopo l’era del Covid e dell’intrattenimento mediato dallo smartphone. Gli attori hanno parlato di Avatar come di un’esperienza “necessaria” da vivere al cinema, in una sala buia condividendo risate, lacrime e stupore con sconosciuti, e hanno immaginato un futuro in cui i film evento spingeranno nuove generazioni a riscoprire il grande schermo.
Stephen Lang, il “nuovo” villain
Stephen Lang ha riflettuto con ironia e lucidità sul suo ruolo di grande “cattivo” del cinema contemporaneo, chiarendo però che un villain non si percepisce mai tale: è sempre l’eroe della propria storia.
Per Quaritch, ha spiegato, non aveva senso limitarsi a ripetere il “bruto” del primo Avatar: Cameron lo ha reso più vulnerabile, complesso e umano, così che lo spettatore si ritrovi diviso tra odio e comprensione, in una tensione emotiva più ricca.
Avatar: Fuoco e Cenere arriverà nelle sale italiane il prossimo 16 dicembre 2025.











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