Il suo premio George R.R. Martin l'ha già vinto. Appena apparso, A Feast for Crows si piazzava al primo posto fra i bestseller secondo il New York Times. Cui si aggiunge ora la speranza di un Hugo Award. Martin sembra quindi riuscito a lanciare la sua ultima fatica verso la consacrazione più completa, sebbene non manchi fra i lettori un certo disappunto sulla riuscita del volume.

Unico autore che concorre con un'opera fantasy per l'Hugo da assegnare durante la Worldcon di Los Angeles (fine agosto), Martin dovrà vedersela con rivali agguerritissimi, tutti in gara con romanzi di fantascienza pura: Robert Charles Wilson (con Spin) ben noto anche in Italia con varie opere, fra cui Darwinia; Charles Stross (Accelerando), scrittore molto interessante e finora noto soprattutto per la sua narrativa breve; John Scalzi (Old Man's War) che concorre anche al premio John W. Campbell come miglior autore esordiente; e infine Ken MacLeod (Learning the World) autore de La Divisione Cassini, unico episodio edito in Italia di una originalissima serie di fantascienza hard.

Le Cronache di oggi e di domani

L'azione di A Feast for Crows si dipana su soli due mesi, quelli immediatamente successivi al momento su cui si chiude il precedente Storm of Swords. La lotta per il trono di Spade ha spossato tutti i contendenti. Martin si dedica sopratutto a dipingere lo scenario devastato dagli eventi precedenti e delineare il sottile gioco di alleanze che prepara quelli futuri. Poca azione in una narrazione che è l'istantanea del momento più sconfortante della storia del Continente Occidentale.

A discolpa dell'autore va detto che non dovremo attendere altri cinque anni per leggere A Dance with Dragons, quinto volume della serie, che è già quasi pronto perché nelle intenzioni originali era un tutt'uno con il quarto volume. Nello spezzare in due parti la narrazione, Martin ha scelto di rinunciare a parte della molteplicità di punti di vista caratteristica dei libri precedenti. Manca perciò Tyron Lannister e appare poco Jon Snow. Entusiasma invece la presenza di Cersei.

Le opinioni

I pareri di lettori e critica sul quarto volume delle cronache sono piuttosto concordi. Preso a sé stante il romanzo manca di epica e si concentra solo un ristrettissimo insieme dei fili narrativi e dei personaggi presenti nei volumi precedenti, quasi senza eccezione scelti fra i meno interessanti di tutti (per giunta Martin fa la solita strage di personaggi lungo la strada). L'aver relegato del tutto molti dei personaggi al prossimo volume, assieme alla quasi staticità degli eventi narrati, ha sollevato vivaci espressioni di scontento fra alcuni dei suoi fedelissimi lettori.

A Feast for Crows si regge perciò sopratutto sulla solita maestria tecnica di George Martin. A detta quasi unanime il libro è una lettura più che meritevole. L'autore raggiunge le usuali vette massime nella costruzione dei dialoghi e inebria per la sensibilità con cui sa cogliere e mostrare le più sottili sfumature psicologiche e politiche dei personaggi e del loro mondo.

Ma sulla pazienza che ognuno è disposto a concedere ancora alla saga, i pareri sono molto più discordi. Questo quarto episodio al rallentatore, riduce al lumicino la speranza di vedere la conclusione della ciclopica epica di Martin in tempi brevi. Dopo vendite via via crescenti per ogni nuova uscita, questi dissensi potrebbero anche preannunciare l'inizio di una definitiva inversione di tendenza.