L'evento Verso la Contea, organizzato a Trani dal 10 al 13 Luglio, non è certamente nato sotto i migliori auspici; non parlo ovviamente dei capricci del tempo o della scarsità dell'accoglienza, né della mancanza di relatori (sebbene, come spesso accade, anche questa volta ci sono stati alcuni intoppi): mi riferisco invece alla inevitabile spaccatura che l'uscita della trilogia cinematografica Il Signore degli Anelli ha creato nel panorama culturale italiano (come probabilmente in quello internazionale), tra i sostenitori, più o meno convinti, ed i detrattori, di solito più convinti, dell'opera di Peter Jackson.

Anche questo fatto, considerato in sé e per sé, non potrebbe comunque costituire un problema; lo costituisce, a mio avviso, quando tale spaccatura si inasprisce anche all'interno dell'associazione di riferimento nel panorama di casa nostra, quella Società Tolkieniana Italiana che è appunto co-organizzatrice dell'evento.

La manifestazione ha visto tagliare il nastro di raso da Sua Eccellenza Peter Bennett, ambasciatore uscente della Nuova Zelanda in Italia, nella magnifica cornice del Monastero di Santa Maria di Colonna, costruito nei secoli XI e XII, e a parte i capannelli, il buffet di apertura e le presentazioni di rito, ha incentrato la sua attività pomeridiana su due momenti di intervento.

Il primo ha essenzialmente visto l'ambasciatore e il console gettare un ponte con la regione Puglia per possibili collaborazioni economiche, ed era mirato ad un pubblico specializzato; non mi dilungherò sulla questione poiché non si tratta di materia di mia competenza, mi limito a ringraziare, in ogni caso, questo momento, poiché ho l'impressione che sia stato il mezzo per ottenere i fondi per tutto il resto.

Nel pomeriggio di giovedì abbiamo invece potuto conoscere il direttore del doppiaggio della trilogia nonché doppiatore di Gollum, Francesco Vairano, e il doppiatore di Aragorn, Pino Insegno, che hanno affiancato Paolo Paron, presidente della Società Tolkieniana, in una discussione su alcuni aspetti del doppiaggio. Al di là dell'emozione per trovarsi di fronte a persone "non comuni", che di solito si vedono in televisione (o non si vedono affatto, come nel caso di Francesco Vairano), l'incontro, che si è poi protratto fino a rischiare di far perder l'aereo ai nostri ospiti, ha rivelato un aspetto inedito (per lo meno a me) dei retroscena del film. I due doppiatori ci hanno infatti messo a parte di quanto intensa fosse la loro apprensione nell'affrontare questo lavoro a causa dell'immensa folla di appassionati tolkieniani che generavano dunque un'aspettativa da vertigine, e per questo sono stati oltremodo contenti che la Medusa abbia loro affiancato la consulenza della nostra associazione. A detta loro, si è trattato quindi di un doppiaggio molto diverso dall'ordinario, che li ha spinti a ricercare capacità espressive superiori, in primo luogo proprio per il fiato delle migliaia di estimatori del libro che si sentivano sul collo. Nella mia ignoranza ho scoperto, tra le altre cose, che l'idea di utilizzare Pino Insegno era stata aspramente (e scioccamente, a mio avviso) criticata su alcuni forum, ma anche che alla fine questo lavoro gli è valso un Nastro d'Argento. Il Cast dei doppiatori, che loro due rappresentavano, sembra sia stato commosso dal soggetto al punto di superare l'aspetto puramente professionale e profondere un impegno di natura diversa.

Verità o semplicemente una dichiarazione pubblica?

Conosco Paolo Paron da parecchi anni e mi piace pensare che ancora una volta la sua carica umana e la sua capacità di esprimere in modo toccante molti concetti a noi cari abbiano colpito nel segno.

Ma ahimè conosco anche il mondo dello spettacolo abbastanza da sapere che le persone pubbliche non abbassano mai la guardia, e che ogni parola potrebbe essere calcolata.

Sta di fatto che alcune delle "dichiarazioni" rilasciate dalle due personalità non trovano un riscontro pratico oggettivo; ad esempio, la "collaborazione" della Società Tolkieniana è stata, per volontà di Vairano e della Medusa, ridotta veramente al minimo, e la consulenza si è in genere fermata ad un "parere non decisivo", mentre onori ed oneri dell'adattamento andrebbero tributati esclusivamente al Direttore del doppiaggio; ciò però ha portato, in alcuni ambienti, unitamente alla (a questo punto ingannevole) scritta gigante alla fine del primo film, a ritenere la Società Tolkieniana responsabile per ogni cosa che fosse stata ritenuta "non all'altezza".

Questo è quanto accadeva, infatti, già da qualche giorno prima in seno al forum di Caltanet che ha come argomento la trilogia di Peter Jackson, sebbene sospetto che vi sia una certa mala fede di fondo negli attacchi alla persona di Paolo Paron e all'Associazione, attacchi che, dunque, lasceranno ben presto il tempo che hanno trovato.

Molto più suggestiva è stata la giornata di sabato. Dopo una rapida escursione a Castel del Monte e ai Sassi di Matera (non capita tutti i giorni a dei "polentoni" di passarci così vicini), ci siamo rituffati in un contesto più consono a noi tolkieniani di vecchia data, quello degli incontri culturali. Una prima interessante escursione è stata guidata da Matthew Vernon, esponente della Tolkien Society inglese, che ha tracciato un po' la storia della loro associazione e quale sia il suo assetto odierno; spero veramente che qui in Italia si riesca a utilizzare qualche spunto per migliorare l'organizzazione della nostra Società Tolkieniana, che sta rapidamente crescendo fino a lambire i numeri di quella originale. Poi, dopo un ammirevole quanto veloce intervento di Stefano Giuliano, costretto dai tempi a tagliare qui e là la conferenza, su alcune tematiche principali del romanzo di Tolkien, si è passati alla conferenza/tavola rotonda "centrale" che aveva come titolo Dal libro al film, quanto del messaggio di Tolkien arriva al grande pubblico?.

In realtà mi aspettavo qualcosa di più, anzi, molto di più, a dirla tutta. Speravo sinceramente in un'analisi oserei dire sociologica sulle modalità con cui degli eventuali "messaggi tolkieniani" (dai più elevati di natura etica ai più semplici di invito alla lettura), contenuti anche solo apparentemente nella pellicola, potessero fare breccia nella "persona comune" (cioè un non lettore di Tolkien) e spingerlo quasi come con una pedata nella Terra di Mezzo. Miravo troppo in alto? Non credo, sono abituato, in seno alla nostra Associazione, a conferenze e tavole rotonde ben più complesse ed elevate, sia in termini letterari che sociologici che antropologici, a cui ho assistito negli ultimi dieci anni di frequentazione. Si è in realtà risolto quasi tutto in una serie di notizie elargiteci dal responsabile della Medusa Carlo Rodomonti (peraltro persona veramente squisita) in merito a date di pubblicazione, eventi collaterali e altri aspetti logistici, e pochissimo spazio è in realtà stato riservato ad argomenti attinenti al titolo della Tavola Rotonda. L'unica cosa che è emersa è che il film ha agito da cassa di risonanza e ha fatto vendere (stiamo parlando ancora del primo episodio, La Compagnia dell'Anello) circa trecentomila copie nel mese successivo all'uscita nelle sale cinematografiche.

Per quanto dunque ci possano essere parecchi "scostamenti" (per usare un termine benevolo) dall'atmosfera che si respira nel libro, è indubbio che la pellicola si è per ora comportata come un contadino che ha gettato trecentomila semi ed ora è in attesa che le piantine (almeno trentamila, speriamo) spuntino dal terreno; queste piante potranno un giorno (ce lo auguriamo) abbandonare la propria condizione di seme ed elevarsi verso il sole.

Credo comunque che un'analisi come quella promessa nel titolo dell'incontro possa essere fatta, anche se, sinceramente, non saprei da chi; io non ho certo gli strumenti per poterla effettuare in modo rigoroso e credibile. Sembra verrà riproposta come tavola rotonda ad Hobbiton 10, e nutro notevoli speranze, soprattutto data la fama di Hobbiton come contenitore per momenti culturali.

Al di là di questo mi permetto anch'io di dare una mia breve analisi sulle pellicole, che ora sono due, anche se tale analisi sarà conclusiva solo a novembre dell'anno prossimo, con l'uscita della versione estesa del terzo episodio.

Ho visto dei bellissimi paesaggi, e ho ammirato l'architettura e l'arte della Terra di Mezzo a Moria, a Rivendell e a Lothlorien. Nell'edizione estesa mi sono commosso (e continuo a commuovermi) sentendo le parole fuori campo di Ian Holm, perfetto Bilbo Baggins. Ma per il momento non vedo, non sento, non respiro molto altro di quanto ho invece visto, sentito e respirato leggendo le pagine inchiostrate di un inglese che quest'anno compirebbe proprio 111 anni?

Addirittura sono stato urtato dall'assoluta mancanza di nobiltà e di rispetto in alcuni passaggi chiave; uno tra tutti la "consegna delle armi" di Aragorn, Gimli, Legolas e Gandalf alla porta del palazzo di re Theoden, armi che sono state invece semplicemente gettate in un angolo prima di entrare.

A Trani non sono mancati, come spesso accade, i momenti di riflessione e approfondimento che si riescono a rubare nei momenti di "pausa". Così Matthew Vernon, per quanto attanagliato dai morsi della fame, è riuscito a fornirmi spunti interessanti riguardo l'annoso "problema politico" tolkieniano che attanaglia l'Italia e l'Europa continentale direi ancora dai primi vagiti delle edizioni italiane dei testi (si può leggere anche, a questo proposito, una gustosa FAQ mantenuta su it.fan.scrittori.tolkien); e allo stesso modo, tra una brioche ed un sorso di caffelatte, una gustosa conversazione mattutina con Stefano Giuliano, poco prima della partenza del lungo viaggio di ritorno, ha aggiunto un paio di importanti tasselli al mio personale puzzle, anche qui su un annoso aspetto ideologico, quello dell'interpretazione del concetto di "lignaggio dei Re" nell'economia della Terra di Mezzo.

Durante il viaggio di ritorno mi sentivo un poco come Sam al ritorno dai Porti Grigi, in uno stato contraddittorio tra la malinconia e la speranza. Un tributo (grande o piccolo che sia) è forse stato pagato a Mordor, sia per la realizzazione del film che dell'evento di Trani; ma è possibile che questa ventata generata dal film carezzi dolcemente le foglie degli alberi da poco spuntati, e rivelarsi dunque più proficua che dannosa.