Superata la fase iniziale, dove appare difficile districarsi tra personaggi e fazioni politiche, il lettore è premiato da un racconto piacevole, scorrevole e ben congegnato. È la storia d'amore di Richius Vantran, un giovane principe costretto a entrare in battaglia, vittima e nello stesso tempo strumento delle macchinazioni dei nemici e del suo stesso imperatore. Il suo amore per Dyana, una ragazza di Lucel-Lor, nasce durante uno degli episodi della guerra e si sviluppa intrecciandosi con i giochi di potere dei regnanti delle fazioni in lotta. I sentimenti e le ambizioni dei propri generali, infatti, sono gli strumenti con cui l'imperatore di Nar e il Sapiente di Lucer-Lor cercano di realizzare i propri piani.

L'amore che Richius Vantran vive diviene quindi il punto centrale, un punto di forza che ne alimenta la sicurezza e la fermezza interiore, e nello stesso tempo il tallone d'Achille. In tutti i personaggi principali è presente una dualità di comportamento: la sete di vendetta e l'amore (o la lealtà) si alternano nell'animo di ciascuno, conducendoli in situazioni spesso paradossali. Accade così che acerrimi nemici combattano fianco a fianco, o che grandi amici vengano separati.

Dei temi tipici del classico romanzo fantasy Lo Sciacallo di Nar conserva le linee generali: oltre alla storia d'amore contrastato, gli altri temi contribuiscono a creare l'ambientazione, che comunque non è guastata dall'atmosfera vagamente tecnologica di Nar. Il ruolo della magia è fondamentale nello sviluppo della narrazione, ma a conti fatti si capisce che il magico è semplicemente un espediente nelle mani dello scrittore per realizzare determinate situazioni. La magia per questo manca di uno spessore tangibile, rimanendo solo uno dei tanti elementi nel dipanarsi degli avvenimenti. Lo stesso si può dire per la presenza di una razza, quella di Triin, diversa dal genere umano. Tutti i popoli di Lucel-Lor vi appartengono, e hanno tra loro l'unico legame e l'unica forza dell'uguale fede religiosa. A loro spese, l'imperatore di Nar sta sostenendo una politica di espansione tecnologica (oltre che territoriale). Lo scontro che ne nasce non è la classica lotta tra Bene e Male, ma piuttosto il cozzare tra due realtà differenti; Bene e Male non sono rappresentati dai due eserciti in guerra, bensì vivono all'interno degli animi di ciascuno dei protagonisti.

È un romanzo parco di descrizioni, basato soprattutto su lunghi dialoghi; la narrazione inoltre è inframmezzata dalle pagine del diario di Richius Vantran, veramente ben riuscite. Un peccato, invece, che John Marco non riesca sempre ad approfondire appieno le riflessioni interiori dei personaggi principali, risultando a volte un po' superficiale: sono rari momenti che stonano nel corso della narrazione.

Non è per nulla un romanzo lineare, in cui le cose sono chiare e definite, né dal punto di vista della trama, né per ciò che concerne i mutamenti interiori dei protagonisti. Siamo comunque di fronte a un buon romanzo, completamente compiuto anche se aperto a nuovi sviluppi, visto che inaugura un nuovo ciclo fantasy.