Aquasilva è un mondo quasi interamente ricoperto d’acqua e funestato da continue tempeste.

La religione del Dio del Fuoco detta legge e persegue repressivamente gli eretici, seminando il terrore, promuovendo la delazione e controllando il progresso.

In questa società feudale, di stampo tardo medioevale, si muove il giovane (ingenuo e inesperto) Cathan, rampollo di un impero in declino.

Cathan intraprende un lungo viaggio d’affari a bordo di sommergibili viventi e navi ricavate da carcasse di giganti marini, per comunicare al padre lontano la notizia di un giacimento di ferro nei possedimenti del regno, ritrovamento in grado di sanare l’impero e di rinverdirne i fasti.

Ma Cathan, accompagnato da un giovane monaco progressista, è destinato a imbattersi in una serie di avvenimenti e di personaggi che lo porteranno ancora più lontano di quanto avesse immaginato possibile, facendogli scoprire il suo destino di eletto, ovvero di “colui che può guidare il cambiamento”.

Primo di una trilogia, e romanzo d’esordio del diciassettenne Anselm Audley, Eresia è un romanzo molto discusso dai lettori di fantasy più conservatori; sia per la sua natura intrinsecamente ambigua, che per la qualità della scrittura.

C’è da dire, per sgomberare subito la strada da ogni dubbio, che si tratta di un romanzo di rara potenza e originalità nel campo della recente letteratura fantastica. A poco servirebbero le critiche verso una sovrabbondanza di dettagli descrittivi - che è vero, ci sono -, o sulla carburazione lenta - vero anche questo -, per demolire un’opera davvero importante nel contesto di un genere che da molti anni mostra la propria stoffa lisa.

L’ambientazione è fenomenale nella sua inedicità (neanche l’ombra di facile “celticismo” di maniera o folklore mitologico) e colta nei suoi riferimenti (H. Melville, Jules Verne, Kavel Zeman, Gene Wolfe, Frank Herbert...).

Un fantasy forse cerebrale, certamente atipico. Come atipica, ma azzeccata, risulta la scelta della narrazione in prima persona (quasi un adulto “Le avventure di Huckleberry Finn” del fantastico moderno), non tanto nel tentativo di creare empatia coi lettori, quanto per rendere tangibile e credibile il diario di un viaggio geografico, fisico, iniziatico...

Non a caso paragonato a Dune (e qui immagino di vedere storcere molti nasi), la trilogia di Aquasilva si impone fin dal primo volume come un’opera imprescindibile per capire il nuovo fantasy, che certo non può e non potrà essere “l’eterno ritorno” alle tematiche Tolkieniane.