Gli ordini che Aubrey ha ricevuto sono chiari: intercettate la nave pirata francese Acheron, quindi affondatela, bruciatela o fatene bottino.

Il capitano Jack Aubrey della reale marina inglese è un Russel Crowe tornato in forma per l’occasione, non è il capitano Achab; l'Acheron è un tre alberi nero come la pece dal nome infernale, e non è Moby Dick. Eppure gli elementi comuni con il capolavoro di Melville ci sono: il mare, ovviamente, e l’ossessione per la caccia. Il fuoco che brucia l’animo del capitano Achab è lo stesso che brilla negli occhi di Aubrey quando si lancia all’inseguimento della nave francese che per ben due volte si prende gioco di lui, confondendo così il ruolo di preda e predatore. Due Ani-mali, e il segreto, come afferma lo stesso capitano, è scegliere l’ani-male minore.

Aubrey non è Achab, perché nel suo cuore non alberga solo il sentimento che lo spinge a veleggiare lungo le coste del Brasile e sfidare le acque tempestose di Capo Horn fino ai confini del mondo, le isole Galapagos, per ritrovare la nave francese e distruggerla; c’è orgoglio e amicizia, lealtà e superstizione, coraggio e follia.

La balena bianca qui è nera come la notte, senza volto (in tutta la vicenda non si ha modo di scorgere il volto di uno solo dei francesi, fatta eccezione per l’astuto capitano) e diabolicamente scaltra. “E’ il futuro”, afferma il capitano Aubrey, osservandone il modello e ammirando l’innovativa opera dell’ingegno navale, mentre ‘il Surprise è nel fiore degli anni’. Uno scontro tra vecchio e moderno, e Crowe stesso racconta che il regista Peter Weir voleva fare un film spettacolare che riportasse indietro nel tempo.

Ne è uscito un film ricco di sentimenti: il suo vero limite. Come in altri film di Weir ricorre il tema dell’amicizia, che riesce a distogliere il capitano dalla sua missione/ossessione, ma la storia è poca cosa, se paragonata all’idea che sta alla base di altre produzioni di Weir, regista di Picnick ad Hanging Rock, Il testimone, L’attimo fuggente e The Truman Show. Così, all’uscita della proiezione si è soddisfatti ma con poche cose da raccontare. Nelle recensioni di Master & Commander ampio spazio viene dedicato alla grande fatica che Russel Crowe ha dovuto sopportare per imparare a suonare il violino (negli intervalli tra una battaglia e l’altra il capitano duetta con l’amico medico Stephen Maturin, interpretato da Paul Bettany, a colpi di archetto).

Ma il resto della storia dov’è?

Il resto è perfezione stilistica: il vascello comandato da Russel Crowe, il Surprise, con la sua foresta di cime è una miracolosa riproduzione di una fregata della Royal Navy; le scene della tempesta, realizzate nella stessa vasca da 25.000 metri quadrati in cui incrociava il Titanic di Cameron, fanno capire quanto il mare possa incutere timore; le battaglie sono realistiche e cruente al punto giusto.

Il film è tratto da una serie di romanzi ("Sfida ai confine del mare", edito in Italia da Longanesi, cui seguono 18 altri romanzi della serie, da cui si favoleggia che anche la saga di Star Trek abbia preso ispirazione) di Patrick O’Brien ambientati durante le guerre napoleoniche. Il finale lascia aperta la porta a un possibile seguito.

Che la vera risposta stia qui?