Il ragazzo più impertinente che esista, abbandona il suo ruolo di capo dei bimbi sperduti per andare ad ascoltare le favole che la dolce Wendy racconta ai fratelli. Dalle sue parole prendono forma le affascinanti storie della banda di Capitan Uncino, il mitico pirata che non ha paura di nulla tranne che del ticchettio dell'orologio. Papà Darling, sobillato dalla zia Millicent e ridicolizzato davanti ai superiori, decide che è ora di diventare grandi e ordina a Wendy di lasciare la cameretta dei fratelli e, sotto la supervisione della zia Millicent, di diventare una perfetta ragazza da marito. Nella stessa sera Peter Pan invita Wendy a seguirlo sull’isola che non c’è, a fare da mamma ai bimbi sperduti e a vivere le più incredibili avventure.

Un po’ di polvere di fata, una manciata di pensieri felici ed eccoli tutti in volo sopra i tetti della fredda Londra edoardiana: seconda stella a destra, e poi dritto fino al mattino.

Sull’isola, dormiente, Capitan Uncino attende il suo eterno nemico, per ingaggiare lo scontro finale

Il regista P.J. Hogan (australiano, che il fantasy abbia preso dimora in Oceania?) mette a segno il primo buon colpo con la scelta dei protagonisti: Jeremy Sumpter sembra nato per la parte di Peter Pan: scanzonato, l’espressione perennemente sorpresa in grado di passare in un istante dalla malinconia alla felicità, è un Peter che nuota nell’aria, frulla, tira di spada e non lancia grida belluine, indeciso e sicuro allo stesso tempo della sua scelta d’eterna giovinezza. Jeremy, americano, ha 14 anni ed è alto 1,78, una vera presenza dello schermo capace di far breccia nel cuore delle ragazzine (due poster hanno già fatto la loro comparsa nella camera di mia figlia).

La Wendy di Hogan è la più carnale tra le protagoniste apparse sul grande schermo, l’unica in grado di strappare un bacio sensuale all’eterno bambino, smaliziata e seducente, perfetta per la parte della ragazzina in grado di sconvolgere la vita e le regole dell’isola che non c’è. Rachel Hurd-Wood Incarna una Wendy dalla personalità ricca di sfumature.

Rimane il decadente e sfarzoso Capitan Uncino, interpretato da Jason Isaac, che è già stato il perfido padre di Lucius Malfoy nella saga di Harry Potter. Jason interpreta il doppio ruolo del padre di Wendy e del capitano coccodrillofobico impietoso e suadente, odioso e affascinante; lo rende una figura tragica di grande spessore.

Esiste un solo modo di raccontare una delle favola più note: cercare di esserle fedele. Questa è la strada scelta da Hogan: cercare di essere quanto più possibile aderente all’opera teatrale scritta dallo scozzese J. M. Barrie un secolo fa. La fantasia non ammette digressioni, per questo il precedente Hook, nonostante il cast stellare (Robin Williams, Dustin Hoffman, Julia Roberts, Bob Hoskins) non aveva riscosso il successo sperato.

La fiaba per bambini che tutti ricordano, assume così contorni più indefiniti e a tratti diventa cupa e drammatica.

La vera protagonista torna a essere Wendy, la ragazzina alle prese con il difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta. E’ lei a dover prendere decisioni in grado di influenzare il destino di coloro che le vivono accanto. Tocca a lei scegliere tra i due esempi peggiori: l’eterno ragazzino, preoccupato solo di divertirsi e far divertire, la leggerezza che sfiora il disinteresse, il rifiuto di qualsiasi responsabilità; e l’adulto Uncino, l’incarnazione degli aspetti più inquietanti dell’età adulta: la subdola doppiezza, l’inganno, la crudeltà.

Stabilito che il modo per raccontare una fiaba è esserle fedele, il mezzo oggi deve essere spettacolare. La sarabanda visiva portato in scena da Hogan è all’altezza delle ultime grandi produzioni fantasy. Gli scenari sono realistici, il viaggio verso l’isola che non c’è lascia senza fiato e l’isola stessa, emblema di ciò che non può esistere che nella fantasia, è un mondo indimenticabile che muta assecondando gli umori di Peter Pan. Le immagini tradotte in film sono in gran parte ispirate alle illustrazioni dei libri dei pre-raffaeliti inglesi come John William Waterhouse e Edward Coley Burne-Jones).

Hogan non delude con la sua visione del ragazzino eterno e ci ricorda che vivere può essere la più eccitante delle avventure (come può esserlo morire)