Il futuro di Victor è già stato deciso dai genitori Nella e William Van Dort: con i soldi guadagnati dalla vendita di pesce hanno intenzione di scalare qualche gradino della scala sociale combinando il matrimonio del figlio con Victoria, primogenita della famiglia, Everglot, nobile ma alla completa bancarotta economica. Finis e Maudeline Everglot trarrebbero quindi vantaggio economico dalla transazione sentimentale. Non sempre i matrimoni combinati sono un disastro, e questo in particolare farebbe felici anche Victor e Victoria, che scoprono di avere affinità e animi che vibrano al suono della stessa musica.

E vissero tutti felici e contenti non è mai stato uno dei finali preferiti di Burton, cheprendendo spunto dalla cultura popolare russa, s’inventa un inghippo: il povero Victor, nel tentativo di rendere il matrimonio perfetto, rimedia alla figuraccia alla prova generale, incapace di ripetere il semplice giuramento:

“Con questa mano dissipo i tuoi affanni

Il tuo calice non sarà mai vuoto perché io sarò il tuo vino

Con questa candela illuminerò il tuo cammino nelle tenebre

Con questo anello ti chiedo di essere mia”

Le stesse parole vengono pronunciate nella foresta, dove Victor si esercita a ripetere la formula di rito e infila l’anello nuziale in quello che crede un rametto.

Quello che sbuca dal terreno invece si rivela essere lo scheletrico dito di una misteriosa sposa cadavere. Impalmata dal timido Victor, la sposina pretende di far valere i suoi diritti di moglie, e trascina il malcapitato nel Regno dei Morti. Lì le cose vanno diversamente da quanto si potrebbe credere, mentre la sventurata Victoria attende il ritorno del suo amato, mentre gli insensibili genitori già organizzano nuove e frettolose nozze con il losco Barkis Bittern, che si è trovato nel posto giusto al momento giusto per ottenere la mano di Victoria…

(vedere la scheda dei personaggi all’indirizzo: http://www.fantasymagazine.it/notizie/3545/)

Chi avrebbe mai immaginato che i morti fossero tanto divertenti? La Sposa Cadavere di Tim Burton è una piccola, dolce e malinconica ode all’amore e al sacrificio;

un volo meraviglioso dell'immaginazione, un ossequioso omaggio alla cinematografia e un evocativo capriccio romantico spruzzato d’umorismo e accompagnato da ottima musica. Cosa potete desiderare di più per una serata fuori casa?

La Sposa Cadavere non è una storia d’orrore, come il titolo suggerisce, bensì il racconto dolce e visionario di un amore perduto. In un periodo in cui la maggior parte delle pellicole d’animazione scelgono con forza di rivendicare la cittadinanza dell’intera tavolozza cromatica, quella di Burton rimane in bilico fra due inaspettate gamme di colori. Gli abitanti del Mondo dei Vivi sono tristi, rigidi e monotoni, persone morte dentro che subiscono un universo grigio e plumbeo, quasi che la pioggia abbia sciolto il colore (“e fosse colato attraverso la terra per arrivare agli edifici della Terra dei Morti”, per usare le stesse parole dello scenografo McDowell) e che le tonalità rimaste si scusino della loro pacatezza.

Il mondo dei morti è vivace e vivo, come se i suoi abitanti fossero stati liberati dai vincoli e dall'ipocrisia sociali che tormentano coloro che abitano il mondo dei vivi. E’ un posto che scegliereste volentieri dal catalogo che la vostra agenzia di viaggio vi sta mostrando.

E che ci sia molta più vita nei mucchietti d’ossa saltellanti che negli ingessati abitanti del Mondo dei vivi, che il cuore ormai fermo della Sposa Cadavere palpiti d’amore per il suo Victor (memorabile la battuta del perfido Bittern: un cuore può ancora spezzarsi dopo che ha smesso di battere?) è un tipico esempio di genialità burtoniana.

Le citazioni sono moltissime, alcune spassose: lo scheletro con baffetti da sparviero prende fra le braccia l’amata di un tempo ed esclama: “francamente, mia cara, me ne infischio” (Via col vento); la danza degli scheletri è una ripresa del cortometraggio disneyano La danza degli scheletri (Skeleton Dance del 1929); il vermetto ha la voce e le sembianze di Peter Lorre, attore di origine ceca come Bela Lugosi, con il quale, insieme a Boris Karloff, rappresenta l’horror in bianco e nero.

Burton tributa il suo omaggio a Harry Harryhausen (padre della stop-motion) marchiando con il suo nome il pianoforte, uno dei veri protagonisti del film, considerato che entra nelle due scene fra le meglio riuscite della pellicola (il momento in cui Victor rivela il proprio talento e la propria sensibilità a Victoria e il commovente e divertente duetto con la Sposa Cadavere); il pianista all’interno del Socket Pub porta gli occhiali scuri e si muove come Ray Charles.

Divertenti le situazioni e le batture: i negozi di seconda mano assumono un significato ‘letterale’ del termine; Victor, circondato da quello che crede un gruppo minaccioso di cadaveri, cerca di svellere la spada conficcata nel petto di Napoleone, ma questa resiste e Victor si ritrova a brandire un cadavere esclamando: “Ho un… nano e non ho paura di usarlo”; "E' bello da mozzare il fiato…Se solo lo avessi!", esclama Emily, la Sposa cadavere; a Briciolo, il cane scheletrico, dopo averlo fatto saltare e ruzzolare Victor ordina: fai il morto!

La sposa cadavere è il frutto di un progetto a cui Burton (approfondimento sul regista all'indirizzo http://www.fantasymagazine.it/rubriche/122) lavora da più di dieci anni e che cocciutamente ha vo­luto realizzare usando la tecnica dell'ani­mazione in stop-motion (cioè utilizzan­do pupazzi in plastilina ripresi movi­mento dopo movimento, un fotogram­ma alla volta).

Tim Burton
Tim Burton
McKinnon e Saunders per La Sposa Cadavere hanno ideato nuove tecniche per rendere più credibili i protagonisti del film. Una combinazione di schiuma e silicone ha simulato la pelle che posta sopra l’armatura rende i pupazzi più resistenti, in grado quindi di sopportare manipolazioni continue sotto il calore delle luci senza perdere colore e morbidezza. L’innovazione più straordinaria riguarda un intricato meccanismo, contenuto nella testa del pupazzo, che può essere raggiunto attraverso le orecchie o altri punti di accesso nascosti tra i capelli. Il meccanismo viene manipolato usando chiavi inglesi, e permette di modificare leggermente l’espressione delle facce muovendo labbra e sopracciglia.

“In questo modo i pupazzi sono incredibili”, dice Burton. “Sembrano avere vita.

La gamma delle espressioni si arricchisce, ma l’espediente non risolve il problema della deambulazione e Victor, Victoria e tutti gli altri continuano a camminare come manichini.

La musica, frutto del sodalizio fra Burton e Danny Elfman che dura da 12 film (Pee-Wee’s Big Adventure, Beetlejuice-Spiritello porcello, Batman, Edward mani di forbice, Batman Returns, Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas, Mars Attacks,Il mistero di Sleepy Hollow, Il pianeta delle scimmie, Big Fish e Charlie e la fabbrica di cioccolato) è quella jazz degli anni 30, ed è perfetta per le atmosfere volute da Burton.

I doppiatori italiani ce la mettono tutta per essere all’altezza degli alter-ego americani, ma è una battaglia persa in partenza. Depp in originale è soave, imbarazzato; Fabio Boccanera (che ha già prestato la voce a Depp in Chocolat, La vera storia di Jack lo Squartatore, La maledizione della Prima Luna e La fabbrica di cioccolato), perfetto nel film piratesco, sembra non essere a suo agio nei panni di Victor; Victoria si ritrova una voce più energica di quanto dovrebbe, mentre al pastore Gaswells manca il timbro che Christopher Lee sa pescare dalla cantina più profonda.

In definitiva, se amate le vecchie ossa - e chi no? - La Sposa Cadavere è il modo perfetto per trascorrere il una parte del tempo che divide la Terra dei Vivi dalle allegre regioni dei trapassati.