Un caloroso applauso accoglie in sala Dario Argento e Stefania Rocca, protagonista dell’ultimo film di Dario il cartaio, che vedremo nelle sale dal 2 gennaio.

Sono le 21.00 di sabato 29, la serata che all’interno del festival internazionale della fantascienza di Trieste, Scienceplusfiction, vede la celebrazione del maestro del cinema fantastico italiano. L’occasione è la consegna del premio Urania d’argento, riconoscimento alla carriera cinematografica nell’ambito del fantastico, istituito nel 2002 in collaborazione con Urania, la rivista curata da Giuseppe Lippi, e che lo scorso anno è stato consegnato a Pupi Avati.

L’Urania d’argento, consegnato da Stefania Rocca, è una piccola scultura tridimensionale ispirata da un’immagine di Karel Thole, illustratore storico di Urania, e raffigurante una sfera immacolata crivellata di piccoli crateri.

Giuseppe Lippi spiega che il cinema di Dario Argento si ricollega a una tradizione di fantasia del cinema italiano. “La critica - dice Lippi – ha privilegiato il filone neorealista ma anche qui splendevano gemme con una netta propensione per il fantastico, penso a Zavattini, con Miracolo a Milano, a Blasetti e anche a Fellini per il cinema considerato alto; ma anche a Bava, Freda, Margheriti e Sergio Leone per quello popolare. Raccogliendo l’eredità del giallo di Bava (La ragazza che sapeva troppo, Sei dame per l’assassino), Dario Argento si lascia alle spalle le atmosfere gotiche e costruisce storie gialle, macabre e del terrore dell’Italia riconoscibile, industriale. Al tempo stesso la realtà antigotica viene trasfigurata con l’espediente di girare il film in più città e riunire il girato in modo che il mosaico di città sembri una sola.

Prendendo la parola Dario Argento ricorda come da ragazzino fosse grande estimatore della prima edizione del festival della fantascienza e fossero altrettanto straordinarie le letture dei romanzi Urania che era costretto a nascondere dai genitori perché non ritenuti abbastanza alti. Il piacere di ricevere il premio è doppio, quindi, e l’emozione sincera.

A Dario viene chiesto del suo ultimo film, Il cartaio, di cui non ha voluto rivelare molto, ma che sappiamo essere un giallo che si svolge per una grande parte su Internet, dove è in corso una battaglia senza esclusione di colpi tra il cartaio, un criminale e la polizia.

Il nuovo killer ha infatti armi diverse da quelli che lo hanno preceduto: la rete con l’anonimato che può garantire. E’ così che si fa conoscere, portando online la sua follia e mostrando in diretta la morte di una ragazza e promettendo un morto per ogni mano che la polizia perderà a poker online.

Stefania Rocca afferma che il film è bellissimo e che non è paragonabile agli ultimi né ai precedenti.

A questo punto un tuffo al cuore dei nostalgici dei film di puro horror: Dario annuncia che è immerso nella lettura di libri su magia, gnosticismo, esoterismo, letture bellissime e impressionanti che la notte lo fanno dormire con un po’ di difficoltà. “Concluderò la trilogia delle tre madri – rivela - dopo Suspiria e Inferno sarà la volta della Terza madre.

Il tempo scorre rapido e Dario Argento, rispondendo alle domande del pubblico, racconta gustosi episodi legati alla distribuzione di Zombi (Romero), di cui era produttore, e di guai con la censura; di proposte rifiutate di portare sul grande schermo Salem’s Lot e L’ombra dello scorpione. Le proposte provenivano direttamente da Stephen King, amico di Dario Argento, e il rifiuto era causato da interessi diversi nel primo caso e dalla lunghezza impossibile da ridurre a un solo film nel secondo.

A chi chiede quali siano i film recenti che lo hanno più colpito, Dario risponde che considera The ring uno dei più bei film degli ultimi anni e cita il cinema spagnolo come esempio di libertà e di grande qualità nella produzione di gialli e neri.

Molti sanno che nei film di Dario Argento la mano dell’assassino è sempre la sua, la premessa è doverosa per capire cosa intende chi domanda qual è l’attrice che si è divertito di più a uccidere. “La protagonista di Opera” risponde sicuro Dario.

Chiude il lungo intervento Stefania Rocca, che sulla classica isola deserta fra tutti i film di Dario sceglie di portare L’uccello dalle piume di cristallo.