Roma: uno sconosciuto rapisce una turista americana. La Polizia riceve una sfida tramite posta elettronica. Un misterioso individuo che si firma “il Cartaio” afferma di essere il rapitore, dandone prova concreta, e sfida la Polizia a giocare a video poker in una chat room. La posta in gioco è la vita della turista scomparsa. Il Questore non accetta la sfida pensando a un bluff o a un mitomane. Di fronte al rifiuto della Polizia, il Cartaio uccide la ragazza. In diretta. Riprende la vittima con una webcam e diffonde l’immagine nella Rete. Scatta la caccia all’uomo, cui partecipano Anna, una giovane ispettrice, John, un poliziotto americano che lavora all’Ambasciata USA a Roma e una squadra di anti hacker. Le indagini non danno risultati. La sfida si fa sempre più serrata, mentre il Cartaio continua a uccidere le sue vittime

Avrei voluto scrivere una bella recensione traboccante di lodi per l’ultimo lavoro di Dario Argento; mi sarebbe piaciuto poter dire che questo è il film del riscatto, che finalmente si comincia a risalire la china. Invece temo che la vetta sia ancora lontana. Il cartaio merita la sufficienza d’incoraggiamento, ma troppe sono le note stonate di quest’opera che comunque è ben condotta e ben fotografata. Il mestiere c’è e si vede; che Dario Argento sia capace di girare un film non è una novità, ma la sceneggiatura è fragile, i dialoghi avrebbero bisogno di una revisione generale per diventare credibili. E’ vero che la qualità migliore delle opere di Argento non è certamente l’intreccio narrativo, semplice anche negli episodi migliori, bensì la capacità di materializzare inquietudine, mistero, terrore. Ma una conduzione dei dialoghi che in alcuni casi diventa involontariamente comica ha il potere di pregiudicare quanto fatto di buono.

Cose che funzionano ce ne sono: il livello della tensione si mantiene alto e la scelta di affidare la fotografia a Benoit Debie, esperto direttore dei progetti Dogma (Le riprese sono fatte dal vero; la cinepresa deve essere a spalla. Sono concessi tutti i movimenti che si possono ottenere a mano; non sono concesse illuminazione speciali) è azzeccata.

Perché girare il film in inglese e ridoppiarlo (male) in italiano? Perché creare personaggi che hanno lo spessore della carta velina? Perché risparmiarci le scene del delitto (per un thriller di Dario Argento è questo il vero delitto).

Spero che tutte le domande trovino risposta soddisfacente nel prossimo film tutto horror (La terza madre)