1.

Tutta la scena scorre nella cornice di un’inquadratura incerta, traballante.

Più o meno al centro dello schermo c’è sempre lui, Enrico Marini, in primo piano. Tiene la telecamerina girata verso di sé, mentre tenta di mantenere sostenuta l’andatura. Guarda di continuo verso l’obiettivo, le persone intorno e dove mette i piedi. Solo un paio di volte gira la camera verso i dintorni.

- Ferma qui.

- Ci ho già provato, non se ne capisce niente.

Intorno in effetti è quasi del tutto buio. Sono all’esterno, solo questo si intuisce, un esterno senza case, alberi, vegetazione, strade. Nessun segno distintivo che possa caratterizzare la zona. Il fondo del terreno sembra irregolare, scuro anch’esso, qualcuno incespica, ma subito ricomincia a camminare spedito, animato da un’inspiegabile euforia.

L’eccitazione pare alle stelle. Quella di Enrico Marini innanzitutto, ma anche dei ragazzi e ragazze che gli camminano vicino, che si superano, si strattonano, si guardano intorno estasiati, rapiti, stupiti.

Marini continua a tenere la camera fissa su di sé, come se volesse immortalarsi con alle spalle uno sfondo indimenticabile, eppure intorno non si vede praticamente nulla.

C’è del fumo, una sottile nebbia intorno ai ragazzi, vapore opalescente, ma si nota solo quando viene rischiarato da luci intermittenti, come lampi di un temporale molto lontano. Una qualche indicazione per risalire all’ora del filmato, al luogo?

- Non significa niente - spiega Negri. - Le luci sembrano circostanziate, forse una strobo portatile.

Marini nel frattempo parla, parla di continuo, non tanto agli altri, quanto rivolgendosi direttamente alla camera. Ma il filmato è muto, silenzio di tomba che si somma a quello che regna nella saletta della postazione di lavoro, rendendo tutto ancora più surreale.

- E’ tutto senza audio? - chiede Bonfrate.

Marco Oleandri apre una finestrella stretta e lunga del suo programma di editing video. Una finestra dal fondo azzurrino.

Poi spiega: - Ecco la traccia audio: solo alla fine di questa scena c’è un rombo sordo, come un disturbo di fondo.

- Lui sa che non si sente niente - aggiunge Negri pensieroso.

- Sì che lo sa - conferma Vallesi - guardate come scandisce bene le sillabe.

- Potremmo farci mandare un esperto in labiale.

- A quest’ora?

Improponibile, in effetti, anche per le smanie dell’ispettore Negri.

- Un attimo - interviene però ancora Oleandri. - Qui si capisce molto chiaramente - e intanto riavvolge il filmato di qualche secondo.

Marini si blocca per un momento, proprio come se volesse rendere meno malferma l’inquadratura. Gli altri lo superano incuranti. Il suo sguardo se possibile si è fatto ancora più spiritato, gli occhi liquidi; un largo sorriso, isterico e sincero insieme, quasi gli deturpa la faccia.

Avvicina un po’ di più l’obiettivo, per essere certo di risultare chiaro, poi scandisce piano le sillabe.

SI-A-MO... TUT-TI... GIA’... MOR-TI...

Non smette di sorridere.

2.

Quarto piano di un elegante condominio di via Delle Aquile numero 48, casa ingegner Marini. Sette corpi senza vita nella camera del figlio minore, Enrico, anni diciassette. Tre sul divano, quattro seduti o sdraiati su moquette e cuscini. Sistemati comodi, come se volessero riposare.

- Riposare?

La domanda era venuta spontanea dall’ispettore Cuomo, uno con qualche anno di anzianità in più degli altri, ma non per questo meno scosso dal resoconto del sopralluogo in via Delle Aquile.

Negri, a quella notazione, come per riflesso aveva spento il piccolo registratore su cui era solito fissare i suoi appunti vocali.

- Proprio come ha detto lui - intervenne Vallesi. - Dovevate guardarli in faccia, sembravano sereni, come se stessero solo sognando. Ho già passato tutte le foto allo sviluppo, fra non molto li vedrete anche voi.

Cuomo restò in silenzio, toccato dalla descrizione dell’altro. Poi guardò ancora il registratore nelle mani di Negri, che come su specifico invito lo riaccese.

La sua voce, di solito ferma e decisa, suonava leggermente incrinata, di sicuro un effetto della terribile scena che si trovava a descrivere.

Due sesso femminile, cinque maschi. Di questi tre sono compagni di classe del Marini, il quinto no documenti, manca identificazione. Le ragazze sono Cinzia Fumagalli e Carolina Rossetti; anche loro scientifico Parini, stessa sezione, l’anno prima.

- Chi ha dato l’allarme? - chiese ancora Cuomo.