Fatto sta, per qualunque motivo i tebani abbiano deciso di chiamare così il loro mostro (quasi uno status symbol per ogni metropoli mitologica che si rispetti), a un certo punto decidono di liberarsene. Anche perché la cara Sfinge, forte del suo smisurato orgoglio intellettuale, di poveracci, giovani e vecchi, nobili e plebei, ne aveva già fatti fuori parecchi. Evidentemente i tebani antichi non avevano una grande passione per uno dei passatempi preferiti dell’uomo moderno: l’enigmistica, di cui la Sfinge è diventato il simbolo indiscusso.

Anzi, i tebani odiano così tanto qual maledetto indovinello che sono disposti a dare il trono e la bella regina rimasta vedova. Inutile dire che il nostro eroe, come ogni eroe che si rispetti, decide di accettare la sfida.

Si presenta dalla Sfinge che gli propone l’agognato enigma. Ora, chi legge potrebbe rimanere deluso dall’indovinello, dato che la maggior parte di voi già lo conoscerà. Con tutta probabilità gli sarà stato proposto dal compagno di banco delle elementari, invidioso di aver subito quella rete nel calcetto dell’intervallo e desideroso di una rivalsa intellettuale; o cose simili. Niente di strano, visto che il giochino ha la bellezza di più di 2400 anni, e ormai è conosciuto un po’ da tutti. Più o meno recita così: “C’è un essere che cammina sulla terra prima con quattro zampe, poi con due e infine con tre. Quando il numero delle zampe è maggiore, minore è la sua forza”. Questa, all’incirca, la versione di Sofocle, mentre per altre fonti la creatura “cammina all’alba con quattro zampe, a mezzogiorno con due e al tramonto con tre”. E le varianti sono più o meno infinite.

Naturalmente Edipo sa la risposta: l’essere è l’uomo, che da neonato cammina a quattro zampe (all’alba della vita), da adulto con due (mezzogiorno) e da vecchio con tre (tramonto), dato che si aiuta con un bastone. Da neonato e vecchio, chiaramente, la sua forza  è minore.

La povera Sfinge non regge all’onta dell’essere stata superata sul piano dell’intelligenza, e si getta da una rupe (in altre versioni è l’eroe stesso a uccidere il mostro). Il cervello dell’uomo che trionfa sulla bestialità; o forse sul divino stesso, visto che la Sfinge era figlia della Chimera e del cane Ortro, a loro volta figli del titano (quindi una divinità ancestrale) Tifone e di Echidna, la vipera, mezza donna di grande bellezza, mezzo rettile maculato.

Edipo finisce per sposare la regina, con la quale ha dei figli. Solo in seguito scoprirà che in realtà Laio era suo padre. L’ex  re di Tebe, dopo aver consultato il solito Oracolo di Delfi anni prima, aveva deciso di liberarsi del figlio: era stato predetto che il sovrano di Tebe sarebbe stato ucciso dalla sua prole. E così, senza saperlo, Edipo aveva finito per sposare la propria madre, uccidere il padre e generare dei figli che sono anche suoi fratelli, come recitava la profezia.

Misteri d'Egitto

Criosfingi sulla strada per Karnak
Criosfingi sulla strada per Karnak

Abbiamo già accennato al fatto che la Sfinge è un animale mitologico di origini egizie, molto rappresentato nei templi e nelle statue ornamentali. Ha sempre corpo di leone, e testa di pecora o ariete; più raramente di falco. Al contrario della sua versione greca, di solito non ha le ali. La maggior parte degli studiosi collocano la sua invenzione durante l’Antico Regno, fra la III e la VI Dinastia, cioè all’incirca fra il 2700 e il 2150 a. C. Non gli viene attribuito un significato allegorico preciso, se non il fatto che il corpo leonino l’associa a ciò che più di positivo c’è nella cultura dell’Antico Egitto: il Sole, del quale il felino è uno dei tanti simboli. Durante il Nuovo Regno (1570–1070 a.C.) le Sfigni tendono ad essere associate con Hor-em-akhet, il dio Horus all’Orizzonte.

Quando ha testa di uomo si dice Andorsfinge, testa d’ariete Criosfinge e testa di falco Hierocosfinge. Un esempio di Criosfingi sono le magnifiche statue che accolgono ancora oggi i visitatori dello spettacolare Tempio di Karnak a Luxor.

Ma, naturalmente, la più famosa Androsfinge di tutti i tempi è la grande Sfinge della Piana di Giza.

Meraviglia dell'uomo

A fianco della via per la Piramide di Cheope, sulla riva ovest del Nilo, troneggia quella che tutti conosciamo semplicemente come “La Sfinge”, la più grande statua monolitica del mondo, coi suoi 57 metri di lunghezza, 6 di larghezza e 20 di altezza.

Diciamo subito che la datazione precisa della sua  realizzazione è incerta, e soggetta a controversie. In linea i massima la si fa risalire al terzo millennio a. C.

In genere il volto raffigurato viene attribuito al Faraone Kefren della IV Dinastia, anche se qualcuno vuole la nostra meravigliosa statua come la rappresentazione di Cheope, costrita dal figlio del faraone, Djedefra, anteriore a Kefren. Molto presto nella sua storia, la Sfinge fu ricoperta dalle sabbie del deserto. Pare che intorno a XV secolo a.C. il faraone Thutmose IV decise di liberarla. Una stele di granito fra le zampe della statua testimonia l’impresa. Il naso mancante pare sia da far risalire al XIV secolo d.C., mentre fonti non troppo confermate attribuiscono altri danni ai soldati napoleonici, che pare la usassero come bersaglio. O se amate il fumetto francese, potete dare al colpa a Obelix, che stacca la notevole appendice della statua in Asterix e Cleopatra.

Le operazioni hanno portato alla luce il monumento si sono concluse nel 1925, a opera di Gaston Maspero.

Col termine Sfinge vengono designate anche le statue dell’antica Assiria raffiguranti tori con teste reali, o in genere tutte quelle rappresentazioni neoclassiche o rococo di animali con teste umane. Sfinge è diventato un termine generico per designare insomma le creature fantastiche dal volto umano e il corpo animale; ma le sue origini restano greco-egizie.