Il mondo non conosce il regno di Abuyon, abitato da felini senzienti che vivono un perenne conflitto tra le forze del bene (incarnate in un gatto bianco) e quelle del male (il solito, sfortunato e iettatore gatto nero). Il colore dominante del mantello determina il carattere del gatto (oppure è vero il contrario).

La città magia di Abuyon è minacciata dal perfido Nergat, così le due protagoniste, Gu e Milù, cercano di salvarla. Solo il destino deciderà chi sarà il vincitore.

 

Nella pagina dedicata ai ringraziamento l'autore confessa candidamente di aver scritto tutto di getto e poi di aver semplicemente corretto gli errori che gli erano sfuggiti. I limiti del metodo sono evidenti nell'ingenuo intrecciarsi degli accadimenti, nello sviluppo senza un disegno, nell'inesistente approfondimento psicologico dei protagonisti

Il libro è di per sé un manuale di scrittura: mette in impietosa evidenza tutte le cose che uno scrittore dovrebbe evitare.

Dialoghi improbabili e al limite dell'imbarazzo, situazioni raccontate invece che mostrate; fastidiosi infodump nelle prime due pagine, punteggiatura approssimativa, banali scelte di nomi e situazioni.

 

E' evidente che il mestiere dello scrivere è pratica che va imparata e che richiede dedizione e impegno. Il talento, quando esiste, e a maggior ragione se non esiste, deve essere accompagnato dalla padronanza delle tecniche narrative.

E’ lodevole l'iniziativa di un giovanissimo aspirante scrittore che per omaggiare gli amici gatti decide di dedicare loro un racconto lungo, ma non è chiaro è il perché un lettore debba spendere 13 euro per acquistare un libro così acerbo e con evidenti problemi di forma e struttura. Altrettanto poco chiaro che un editore decida di mettere in commercio un'opera di questo tipo, con il rischio di vedere compromesse le future pubblicazioni di un potenziale talento narrativo