In libreria il sesto romanzo del geniale scrittore tedesco che risponde al nome di Walter Moers ed è il quinto che si svolge a Zamonia con il titolo L’accalappiastreghe (Der schrecksenmeister, 2007).

Lo scrittore, già famoso nel suo paese, ha raggiunto una fama internazionale con la pubblicazione nel 1999 del primo romanzo su Zamonia: Le tredici vite e mezzo del Capitano Orso Blu, poi con i successivi romanzi ha consolidato, meritatamente, la sua fama, tanto che la critica lo ha paragonato a Michael Ende e addirittura a J. R. R. Tolkien, e ha conquistato posto importante nel panorama della letteratura fantasy. I suoi romanzi sembrano rivolti ad un lettore giovane ma hanno conquistato anche lettori adulti.

L'autore. Walter Moers è nato a Mönchengladbach nel 1957.  È uno sceneggiatore, autore di fumetti e scrittore di romanzi per ragazzi. Persona molto riservata  e gelosa della sua privacy, attualmente vive ad Amburgo. Autore di molti fumetti ebbe una prima notorietà in Germania, nel 1998 con il fumetto Adolf.

Oltre alla serie Zamonia, che sono illustrati dallo stesso Moers, in Italia è stato pubblicato, sempre dalla Salani, Folle viaggio nella notte, dove il protagonista è un ragazzino dodicenne che si chiama Gustave Dorè, il cui sogno è quello di diventare disegnatore quando sarà grande. Il volume è impreziosito da ben ventuno bellissime tavole del grande disegnatore.

Alcune righe dal romanzo. "Malfrosto venne sempre più vicino, si fermò infine davanti al cratto, si chinò su di lui e l’osservò, a lungo e spietatamente.

Il vento gli faceva fremere l’ossuto collare e gli occhi scintillarono di scoperta e maligna soddisfazione di fronte alle evidenti sofferenze d’una creatura in procinto di tirare il calzino. Il puzzo di ammoniaca ed etere, di zolfo e petrolio, di acido prussico ed essenza cadaverica penetrò come un fascio d’aghi affilati nel sensibile nasino di Eco, ma lui non si spostò d’un dito.

«Mi fa la carità, signor accalappiastreghe municipale.» gnaulò miserevolmente. «Ho una fame tremenda».

Lo sguardo di Malfrosto s’accese di lampi ancor più demoniaci, e un largo ghigno gli comparve sulla facciaccia pallida. Sfoderò l’indice lungo e secco per solleticare le costole sporgenti di Eco.

«Sai parlare» domandò. «Dunque non sei un gatto qualunque, ma un crattino. Uno degli ultimi esemplari della tua specie».

Gli occhi di Malfrosto si strinsero quasi impercettibilmente.

«Che ne diresti di vendermi il tuo grasso»"

La quarta di copertina. Se Mefistofele si trasferisse a Zamonia, lì tra pellestrelli e uova ponzanti, scarpolufi saccenti e shockkie innamorate fantasmi cotti e mummie ciclopiche, lupi fogliosi e vedove candide, quasi sicuramente asumerebbe le sembianze di Succubio Malfrosto, l’accalappiastreghe municipale.

E il sinistro figuro, eccellente alchimista e signore incontrastato della desolata città di Sledwaya, dove “chi è malato è sano e chi è cattivo è buono” forse cercherebbe di prendere per la gola Eco, novello Faust, cratto talentuoso ma sul punto di morir di stenti, promettendo al suo palato i paradisi dell’arte culinaria, in cambio, semplicemente, del suo.... grasso. Un altro capolavoro di Walter Moers magistralmente in equilibrio tra  il brivido e la risata, tra l’orrido e il ridicolo, fra lo schifoso iperbolico e il grottesco, tra la citazione colta e la demenzialità  più sublime.

Walter Moers, L’accalappiastreghe (Der schrecksenmeister, 2007), traduzione di Umberto Gandini, Adriano Salani Editore, pagg. 410, euro 16,80