Una ragazza alle prese con un potere più grande di lei e un destino da adempiere: avete l’impressione di aver già letto qualcosa di simile?

Se il libro in questione è Angeli Ribelli, state pure tranquilli: la prima impressione è spesso sbagliata.

Lo spunto archetipico del fantasy classico – un eroe/eroina deve superare irte difficoltà per raggiungere un obiettivo che gli/le permetta di vivere felice e contento – si avverte nel seguito di Una Grande e Terribile Bellezza di Libba Bray, ma viene declinato con originalità, tanto da far dimenticare spesso e volentieri al lettore che il romanzo che ha per le mani è un ‘semplice’ fantasy.

Libba Bray, acclamata come la ‘regina del new gothic’, è diventata in breve tempo una delle autrici americane più seguite negli Stati Uniti, dove il suo primo romanzo ha superato il milione di copie vendute.

L’ambientazione è ottocentesca; la protagonista della vicenda, Gemma Doyle, è una sedicenne cresciuta in India e trapiantata a Londra, studentessa del collegio Spence per signorine di buona famiglia e al contempo erede della magia dell’Ordine, un gruppo di donne che per secoli ha protetto l’equilibrio tra i mondi, conservando sigillata la magia.

Ora l’Ordine è andato distrutto per opera della pericolosa maga Circe, che, sopravvissuta alla morte, si nasconde da anni sotto falso nome in attesa dell’occasione di appropriarsi della magia che spetta di diritto a Gemma.

Nello scontro tra le due donne si inserisce il Rakshana, misteriosa organizzazione che sembra avere a cuore l’interesse di Gemma e assegna alla giovane un ragazzo indiano di nome Kartik in qualità di consigliere e guardia del corpo.

Alleate di Gemma sono le sue amiche, l’ambiziosa Felicity, l’insicura Ann e la bellissima Pippi, che ritroviamo in questo romanzo nonostante l’esilio volontario nei regni della magia scelto dalla giovane al termine del volume precedente.

Rispetto a Una Grande e Terribile Bellezza, Angeli Ribelli guadagna sotto alcuni aspetti e perde sotto altri.

Perde per quel che riguarda l’ambientazione in stile ‘college’ che ha contribuito a decretare il successo di pellicole come L’Attimo Fuggente e Mona Lisa Smile ma guadagna in quanto a descrizione della stagione mondana londinese vissuta dalle protagoniste della vicenda nel breve arco di una vacanza di Natale.

Migliora la caratterizzazione di Gemma, Felicity e Ann, i cui comportamenti apparivano oscuri e poco delineati in Una Grande e Terribile Bellezza, ma la scoperta dei problemi delle ragazze – la dipendenza dall’oppio del padre di Gemma e il disinteresse nei confronti della giovane da parte del fratello, la precaria condizione sociale e l’autolesionismo di Ann e gli abusi subiti da Felicity durante l’infanzia – lascia l’impressione di essere stata inserita nel testo al solo scopo di adattare l’opera ai tempi, senza che le tematiche emerse divengano un elemento funzionale allo svolgimento della trama generale del romanzo.

L’idea di partenza di Libba Bray è buona; il risultato finale dei suoi sforzi, tuttavia, non è del tutto soddisfacente per le aspettative del lettore: la magia di cui tanto si parla non ha effetti concreti nel corso dello sviluppo della vicenda e non traspare dalle pagine così come potrebbe e dovrebbe.

I regni, mondi alternativi e paralleli in cui Gemma e le sue amiche possono trascorrere ore serene al riparo dalle preoccupazioni della vita restano poco delineati: la vaghezza e il surrealismo che li caratterizzano sembrano l’effetto dell’incuria e dell’approssimazione della Bray piuttosto che la consapevole ri-creazione di una Wonderland che l’autrice avrebbe dovuto strutturare ex novo.

I richiami alla mitologia classica presenti nel testo sono apprezzabili, così come lo è la forte volontà di emancipazione femminile che si avverte tra le pagine, ma l’opera della Bray manca di quel ‘qualcosa di più’ che avrebbe potuto trasformare un’idea brillante e originale in un romanzo veramente ben fatto e capace di lasciare al lettore più di una ambientazione storicamente ben ricostruita.