«Il Giorno del Giudizio. Gli uomini sono davanti a Dio per essere assegnati al proprio destino eterno. I puri saliranno in Paradiso. Ai più toccherà l’Inferno. Sulla Terra, sparse e sperdute, poche centinaia di persone. Tra queste Joseph Gould e Sara Ferraris. Lui è americano, uno scrittore diventato celebre negli Anni Trenta. Lei, una giovane insegnante torinese. I pochi sopravvissuti vengono riuniti da tre angeli nella Sacra di San Michele. Per quale motivo le creature celesti non sono accanto al Signore? Ognuna di loro ha condannato all’Inferno un’anima che meritava la salvezza e insieme a Joe e a Sara andranno a cercarla, nella speranza di essere perdonati. A fare da guida in questo viaggio sarà un ospite eccellente del regno del male, Giuda, il Traditore, riuscito a riemergere in superficie e ora costretto a ridiscendere nell’abisso. In un crescendo che lega la fantasia alla realtà, una corsa contro il tempo verso il fondo dell’Inferno. Un romanzo storico-avventuroso, con echi da thriller, da un giovane autore esordiente. Un libro ambizioso, creato nel corso di quattro anni, che spazia dalla Crociata dei Bambini del 1212 alle truffe dell’Età dell’Oro americana, dalla storia di Gerusalemme ai sotterranei di Roma, dai moschettieri di Luigi XIII agli odradek delle corti birmane, verso un finale che va oltre il Mito, oltre la Storia. Arricchito da originali illustrazioni, un testo unico che all’accuratezza della documentazione unisce una grande leggibilità

 

Lo stagno di fuoco è il romanzo d’esordio di Daniele Nadir, uno dei fondatori della rivista di narrativa macabra e fantastica Strane Storie, pubblicata nei primi anni duemila da Lo Stregatto Editore prima e da Vittorio Pavesio Productions poi con l’intento di dare spazio a giovani scrittori e illustratori italiani.

Non sorprende quindi che il testo sia corredato dalle illustrazioni di Mattia Ottolini, un altro collaboratore storico di Strane Storie che proprio per quest’opera ha ottenuto l’Award Illustratori Italiani nel 2006, ma il filo rosso che lega la rivista al romanzo è soprattutto quello della creatività coraggiosa e strabordante.

 

Il romanzo si apre con l’ingresso del giovane Kelly in una bizzarra locanda dove, in cambio di qualcosa da bere, accetta di ascoltare dalle labbra dell’oste una storia che comincia con la fuga dall’Inferno di Giuda Iscariota.

Nel frattempo assistiamo al Giorno del Giudizio attraverso lo sguardo di Sara, una maestra delle elementari che, a mezzogiorno di domenica 28 giugno del 2016, può contare diciotto anime salve contro migliaia di dannati nella sola Torino. Lei, però, non viene giudicata: niente Paradiso, né Inferno, soltanto la solita, vecchia città rimasta deserta. Tuttavia ben presto un angelo la conduce alla Sacra di San Michele dove sono stati riuniti tutti i sopravvissuti.

Tra di loro spicca Joe Gould, uno scrittore senzatetto che nella New York degli Anni Trenta aveva riempito quaderni su quaderni con la sua Storia Orale e che ora, risorto in seguito alla Fine, è chiamato a scrivere La Storia Infernale di coloro che non appartengono né alle schiere dei Buoni, né a quelle dei Malvagi. Costoro sono stati riuniti da tre angeli, con San Michele Arcangelo in testa, per impedire che i dannati sfuggano dall’Inferno ora che i sigilli divini sono stati spezzati.

La verità, però, è che anche i tre angeli sono stati abbandonati da Dio per aver condannato altrettanti giusti e il loro intento è quello di scendere nelle profondità dell’Abisso per rimediare agli errori commessi. Questa bizzarra compagnia di uomini e angeli verrà quindi guidata tra i gironi infernali da Giuda, catturato non appena aveva riassaporato la superficie e ora costretto a ridiscendere nell’oscurità, in un carcere che ha perduto qualsiasi ragione di esistere, dove demoni e dannati si scontrano in una guerra che rivoluzionerà la Terra rimasta orfana del suo Creatore.

 

Nonostante la quarta di copertina fosse piuttosto dettagliata nella presentazione della trama, ho ritenuto opportuno sottolineare come le vicende si snodino attraverso molteplici piani narrativi: il racconto dell’oste, la voce narrante del romanzo e La Storia Infernale di Joe Gould. Basta sfogliare il volume per rendersi conto della presenza di tre differenti caratteri tipografici, corrispondenti ad altrettanti registri e punti di vista.

Per quanto la scelta di Daniele Nadir sia ambiziosa, è ben lontana dal risultare azzardata. Senza dubbio il testo richiede una lettura attenta, ma ripaga chi decide di concedergliela con una ricchezza straordinaria, garantita da uno stile brillante ed eterogeneo almeno quanto i contenuti proposti.

 

L’autore infatti attinge ai suoi studi in campo storico per gettare ne Lo stagno di fuoco numerose suggestioni che spaziano dall’Antichità agli Anni Trenta, attraversando i continenti e le epoche con affascinante disinvoltura. Anche se questi riferimenti sembrano avvalorare la presentazione del testo proposta in copertina, dove viene definito “Il romanzo storico sugli ultimi giorni dell’umanità”, l’opera vive di un’indomabile spinta creativa che la inscrive a pieno titolo nel panorama del fantastico, in virtù degli scenari e delle soluzioni narrative adottati.

Ciò non toglie che i personaggi risultino squisitamente umani, anche grazie al contrasto offerto dalle creature angeliche e infernali, e che prima di tutto ci troviamo di fronte a una storia che celebra il piacere di raccontare d’amore e d’avventura, senza rinunciare alla riflessione su uno dei temi più controversi della storia dell’uomo.

Cercando di tirare le somme, per l’eterogeneità dei toni e degli elementi introdotti, Lo stagno di fuoco può essere paragonato a un affresco barocco, dove immagini sublimi e grottesche si affastellano l’una sull’altra, piombando sullo spettatore con forza ed eleganza.

 

Fuor di metafora, meritano un plauso particolare le illustrazioni di Mattia Ottolini: oltre trenta tavole che introducono ciascuna sezione e capitolo del romanzo con uno stile dal sapore rinascimentale, ispirato a grandi maestri come Albrecht Dürer e Hieronymus Bosch. Non va poi dimenticato Nathan Morello, cantautore torinese che ha composto Amore vero, una canzone che Daniele Nadir riporta per intero, facendola riecheggiare tra le desolate distese infernali. Chi fosse interessato ad assaggiare il romanzo e a scoprire i tesori che nasconde al proprio interno può visitare il sito dedicato all’opera: http://www.stagnodifuoco.com

 

In conclusione si tratta di un romanzo originale e ricco fino all’inverosimile che travalica i confini dei generi letterari per offrirci una storia vibrante, capace di evocare scenari danteschi senza mai cadere nella trappola degli stereotipi.

Daniele Nadir sorprende con un’opera prima colossale nelle ambizioni prima ancora che nel numero di pagine, scritta e illustrata con una maestria che il panorama italiano offre di rado. Il giovane autore torinese dimostra come sia possibile realizzare anche in Italia un’opera fantastica personale in tutto e per tutto, tenendosi alla larga dalle soluzioni facili e ormai logore che la letteratura di genere nostrana adotta troppo spesso in ossequio ai maestri anglosassoni, senza mai riuscire a sfiorarne le vette. Certo, un testo dalla personalità così forte può essere odiato anziché amato, non accetta compromessi, ma se cercate una prosa tutt’altro che anonima e una storia diversa da quelle dei giovani Prescelti e degli eroi leggendari, Lo stagno di fuoco è un libro che non può mancare sui vostri scaffali.