Gregorio ha sedici anni, vive a Roma e passa le vacanze nella casa al mare giù al Sud: un piccolo paese e una lunga spiaggia, tanto sole e l’adolescenza da far passare.

La sua è una famiglia tutto sommato nella norma: un padre assente, un’adorata sorella e una matrigna sexy al posto della madre che non c’è più.

L’atmosfera è quella che abbiamo conosciuto tutti d’estate: gli amici, il baretto, l’Altro Sesso. Ma anche la solitudine, i dubbi e le ansie che inevitabili accompagnano quel crudele periodo di crescita tra l’infanzia e l’età adulta. 

Tuttavia per Gregorio qualcosa cambia all’improvviso: un giorno incontra (o meglio ri-incontra) un vecchio signore che sembra leggergli nel pensiero e che gli propone un’alternativa. Non si tratta di un regalo, la generosità è assente da questa storia, ma di uno scambio: un tipo di vita al posto di un altro. Il ragazzo fa la sua scelta e decide che, sì, diventerà un mago, ma di quelli veri. E inizia a pagare il prezzo.

Alla fine, in un modo o in un altro, la sua evoluzione verso ciò che gli adulti chiamano “diventare grandi” sarà conclusa.

Nella narrativa fantastica (e non) saper scrivere vuol dire non solo avere tecnica (sarebbe nient'altro che un “mestiere”) ma anche quel quid che va oltre: il talento del menestrello, la capacità di raccontare storie, di avvincere e convincere. Di creare la famosa e difficilissima sospensione d’incredulità senza ricorrere necessariamente a mondi improbabili, lustrini e trucchi di scena.

Francesco Dimitri appartiene a questa categoria di scrittori. Ciò che l’autore di Pan e Alice nel paese della Vaporità ci racconta nel suo nuovo romanzo L’età sottile è un urban fantasy nel senso vero e pregevole del termine: una storia di giovinezza e magia, di vita e di morte, di possibilità favolose e di leggi inflessibili, di passioni crude, di Carne, Incanto e Sogno.

Volendo sintetizzare, è come se il Padrino incontrasse Harry Potter e ne facesse il suo apprendista, nel bene e nel male, con un realismo magico che va al di là della semplice definizione.

I personaggi si chiamano Gregorio, Chiara, Riccardo, Elena e così via ma il lettore non sente la mancanza di nomi esotici perché la Magia è resa dalle azioni e non dalle descrizioni, dall'Immaginazione e dalla Volontà.

Troviamo fulmini imbrigliati da cerchi di sangue, bacchette magiche capaci di tracciare schermi di protezione, creature prodigiose ma non sempre benevole, rituali tratti dai maggiori testi esoterici. 

E anche cannibalismo rituale, uso di droghe e sesso per raggiungere un mondo dove la parola è azione, e le azioni sono sopra ogni giudizio: siamo lontani anni luce da fuochi magici, scope volanti e Oscuri Signori. Siamo in quel luogo che Neil Gaiman ha chiamato “dietro le quinte”, immateriale ma terribilmente reale. 

Non manca qualche indizio per iniziati: il Maestro di Gregorio si chiama Levi (Eliphas Levi?) ed è uno Ierofante - “colui che conosce i Misteri”, ci sono riferimenti a occultismo e neopaganesimo, ma soprattutto viene delineata una magia vissuta, capace di svelare il nostro lato oscuro e renderlo Potere.

L’età sottile è un romanzo di formazione narrato sottovoce e senza clamore, che parte lento come un diesel ma non si arresta e travolge. Una lettura priva di buonismo facile e stereotipi prevedibili, che non fa scollare gli occhi dalle pagine.

Racconta di quella particolare, magica sensazione che ognuno di noi prova una sola volta nella vita: essere arrivati in cima a una collina e avere ai piedi tutte le scelte possibili e impossibili. Il momento di saltare nel vuoto senza sapere se quello che ci aspetta è volare o cadere.

Come Gregorio, tutti in un modo o in un altro diventiamo adulti, ma non allo stesso modo e con gli stessi risultati: per diventare un Mago è necessario non perdere quella scintilla d’Incanto, Immaginazione e Volontà che abbiamo assaporato durante la nostra irripetibile età sottile.