Abbiamo intervistato Silvia Robutti, medico veterinario in quel di Torino nonché recente vincitrice della terza edizione del Premio Odissea.

Chi è Silvia Robutti e da dove nasce la sua voglia di scrivere?

Chi è Silvia Robutti? Cavolo, a saperlo! Penso di essere tra le persone meno informate a riguardo… La voglia di scrivere c’è sempre stata. Alle elementari scrivevo poesie, alle medie sviolinavo gli insegnanti di italiano con temoni descrittivo-lirici pieni di parole altisonanti e di erroracci di grammatica, al liceo mi sono gravemente ammalata di narrativa… ma in sostanza, per rispondere alla domanda, sospetto che la voglia di scrivere derivi da una leggera vena di sociopatia.

Come hai formato il tuo stile e da chi hai preso ispirazione? Hai un mostro sacro lettarario?

Lo stile credo di non averlo ancora trovato, per il momento faccio esperimenti molto divertenti e abbastanza azzardati, ma per fortuna vostra non nel genere fantasy, a cui credo si addica di più la semplicità.

Mostri sacri… Beh, credo di aver letto Elianto di Stefano Benni non meno di cento volte, ha le pagine che ti si squagliano tra le dita adesso… e si può tranquillamente dire che adoro Amélie Nothomb e il suo stile netto come un’incisione chirurgica.

Quanto all’ispirazione non mi arriva mai dai buoni libri, quelli mi saziano e mi appagano completamente e mi fanno venire voglia di leggere, non di scrivere. L’ispirazione mi arriva da tutti quei romanzi imbroglioni che partono illudendoti con promesse di gloria e poi ti lasciano deluso e affamato come quando scopri che i dolci esposti nella vetrina del pasticcere erano finti… cavolo, che fastidio! Mi sale la frustrazione, mi ci arrovello sopra, mi arrabbio, e poi mi viene un’idea e devo mettermi a scrivere.

Scrivere: cercando i significati o il divertimento?

Non scrivo per i significati, quelli temo siano una scusa, una sorta di attenuante alla quantità di tempo che investo seduta alla tastiera quando in camera mia sembra che sia esplosa una bomba. Forse non scrivo nemmeno per il divertimento, certo, mi diverto, ma è sempre un piacere un po’ dolente, quello di quando si mangia un buon pasto ma con troppa foga per fame eccessiva.

Scrivo perché quando ho qualcosa da scrivere e non scrivo fa malissimo.

(Ho dato per scontato che si intendesse il mio divertimento e non quello dei lettori perché tutto pensavo tranne che avrei avuto dei lettori)

In effetti, s'intendeva proprio il divertimento dei lettori! Si divertiranno? A quale tipo di lettore pensi di poter piacere?

Non so se si divertiranno… credo di sì. Spero solo che nessuno abbia la reazione di mia madre.

Riguardo ai lettori, non ho mai pensato a un target specifico… Ho cercato di creare una protagonista che non fosse né una principessina da salvare né un macho spacca tutto (non so se ci sono riuscita)… forse il libro potrebbe piacere a un pubblico femminile che ami l’azione ma anche l’introspezione.

È vero che chi scrive mette qualcosa di sé nei suoi personaggi? Te lo chiedi, mentre scrivi?

Credo che chi scrive sia, un po’ come chi sogna, tutti gli attori che sono presenti in scena.

Che sensazione ti dà vincere il premio Odissea?

Quando ho letto la mail che mi comunicava l'esito del concorso ero sul lavoro e ho cacciato un urlo che ha terrorizzato a morte la collega, poi ho cominciato a saltellare su e giù per l'ambulatorio (che per fortuna era vuoto) non ci potevo credere! Anzi, temo che non ci crederò fino a quando non avrò tra le mani un copia, sembra troppo bello per essere vero.

Qual è il principale filo conduttore della tua trama? La storia è autoconclusiva?

Il filo conduttore della storia sostanzialmente è l'odio e le modalità con cui si sviluppa e matura nella protagonista. La storia è autoconclusiva, avevo cominciato a pensare a un seguito ma solo perché facevo fatica a lasciar andare i personaggi.

Internet è una risorsa o una perdita di tempo per chi vuole scrivere? Mantieni contatti con qualche gruppo, hai revisori o "lettori" di fiducia? usi i forum e i social network? o mantieni il tuo lavoro del tutto separato dalla rete?

Quando finisco di scrivere un libro di solito ne stampo tre copie e le passo ai vari amici (qualcuno lo devo costringere con la violenza, ma i più si prestano con rassegnazione). I giudizi che mi importano di più sono quelli della mia amica Valeria che mi picchia con un grosso badile ma solo per gli errori di grammatica, della collega Ilaria che si capotta dal ridere per gli strafalcioni sui termini in inglese, di mia cugina Elisa, grande lettrice, e di Mary, altra grande lettrice. Dopo le dovute correzioni invio tutto alla lettura incrociata del rifugio degli esordienti, che è un servizio fantastico e consiglio a tutti gli aspiranti scrittori. 

Non sono brava a tenere i contatti, specie per via telematica. Prima pubblicavo dei racconti e degli stralci di romanzi su un blog, ma ho dimenticato la password.

Ringraziamo Silvia Robutti per la pazienza, e invitiamo tutti alla lettura del libro che ha vinto il Premio Odissea: L'Esercito della Fiamma