Dopo la fugace apparizione di Batman v Superman: Dawn of Justice ed essere stato schierato in Justice League, arriva il film in solitaria di Aquaman.

Senza alcun indugio il prologo risale alle origini di Arthur Curry (Jason Momoa), figlio dell’umano di superficie Tom Curry (Temuera Morrison) e di Atlanna (Nicole Kidman), principessa ereditaria di Atlantide, il mitico regno sommerso che nell’universo DC è tutt’altro che una leggenda.

Jason Momoa in Aquaman
Jason Momoa in Aquaman

Separato in modo tragico dalla madre, Arthur svilupperà poteri superiori sia a quelli umani che a quelli degli stessi atlantidei, addestrato dal mentore Vulko (Willem Dafoe) inviato da Atlanna per vegliare sul figlio.

Nel presente narrativo Arthur, dopo aver combattuto con la Justice League, interferisce nell’abbordaggio di un sottomarino da parte di un gruppo di pirati tecnologicamente avanzati, facendosi un pericoloso nemico in Manta (Yahya Abdul-Mateen II).

Aquaman
Aquaman

Ma il suo cammino di eroe riluttante prosegue quando Mera (Amber Heard), figlia del monarca del regno aquatico di Xebel Nereus (Dolph Lundgren) lo chiama al suo destino, comunicandogli che il fratellastro Orm (Patrick Wilson), re di Atlantide, intende unire tutti i regni sottomarini in una guerra per la conquista della superficie, con il pretesto di vendicare i secoli di abuso e di inquinamento dei mari da parte degli umani.

Per sventare la guerra Arthur dovrà reclamare il trono di Atlantide, non prima di aver trovato il mitico tridente perduto di Atlan, simbolo del massimo potere atlantideo, il cui possesso gli garantirebbe il seguito necessario presso il popolo sottomarino.

Aquaman
Aquaman

Viaggio dell’eroe; drammi dinastici; creature misteriose e leggendarie; caverne da esplorare; mostri da affrontare; supercriminali tecnologicamente avanzati; mentori; guerriere fenomenali; presagi; orrori indicibili. Non manca nulla in Aquaman di James Wan, film per il quale mi sovviene la definizione di “satura”:

satura Forma drammatica latina, la cui origine, secondo Livio, risalirebbe alla danza con accompagnamento di tibie dei ludiones chiamati dall’Etruria per la celebrazione dei ludi romani del 364 a.C.; a tale spettacolo i giovani romani avrebbero in seguito aggiunto parole scherzose in rozzi versi sul tipo dei fescennini, creando un genere misto di canto, suono e danza, detto satura, e posto in relazione, forse già da Varrone, con satur «pieno, ricolmo» e con lanx satura, il piatto di varie primizie offerto agli dei (➔ satira).

Da http://www.treccani.it/enciclopedia/satura/

Aquaman
Aquaman

A differenza di altri film di supereroi che vengono affrontati esplorando un solo genere, il piatto allestito da Wan nei 140 minuti del film, come in una satura contiene di tutto e di più attraversando diversi generi, allo scopo di divertire lo spettatore.

Lo spettacolo scorre, anche perché è realizzato al meglio delle possibilità tecniche, che rendono possibile e credibile l’universo sottomarino nel quale sono ambientati i tre quarti del film.

Wan riesce anche non farsi sopraffare dalle esigenze di produzione quando entra nel campo dell’horror a lui consono, con le scene ambientate nel dominio dei Trench, vere e proprie creature lovecraftiane.

Aquaman
Aquaman

Non manca, giusto per elevare un po’ il tono di un film che non manca di ironia e autoironia, anche un velato messaggio ecologista, ma giusto in una versione digeribile al grande pubblico, senza esagerare.

Di esagerazione in esagerazione, è proprio il tono del film a evitare l’effetto “salto dello squalo”.  Il Kraken viene liberato, ma non è sinonimo di eccesso smodato.

Sarà questa la direzione dell’universo DC al cinema, dopo alcuni passi falsi, specialmente nei film che si prendevano stramaledettamente sul serio? 

Non lo sappiamo ancora. Di certo Aquaman assolve al compito di intrattenere lo spettatore oggi, qui e ora, lanciando, nella solita scenetta finale, più un ponte verso un possibile seguito diretto che verso i nuovi sviluppi del DC Expanded Universe al cinema, ancora molto nebulosi.