Sono gli anni ‘80 e Joon-Keyong  un giovanissimo genio della matematica, vive insieme al padre ferroviere e alla sorella maggiore in un piccolo villaggio così isolato che, sebbene sia raggiunto dai binari del treno, è sprovvisto di stazione. Per poter andare a scuola ogni mattina è costretto ad attraversare dei pericolosissimi ponti sui quali, da un momento all’altro, potrebbe passare un treno.

Miracle
Miracle

Per questo decide una volta cresciuto di scrivere delle lettere al presidente sud coreano, spiegando la situazione e pregandolo di far costruire una stazione anche nel suo villaggio, ma la sua richiesta sembra non essere ascoltata. Inizia ad aiutarlo in un’impresa che sembra impossibile Ra Hee che s’invaghisce di lui e lo aiuta a scrivere delle lettere più convincenti. Nonostante la prospettiva di andare a studiare negli Stati Uniti Joon-Keyong  non molla, e pur di costruire la stazione che potrebbe salvare la vita ai suoi compaesani è disposto a sacrificare anche il proprio futuro.

Premiato del pubblico alla ventiquattresima edizione del Far East Film Festival, Miracle è un film del 2021 che arriva quest’anno sugli schermi italiani. Lee Jang-hoon che ha diretto e scritto il film, si è ispirato a una storia vera di fine degli anni Ottanta per raccontare una favola dalla morale molto chiara: se ci s’impegna davvero, qualsiasi sogno, anche il più incredibile si può avverare.

Miracle
Miracle

Un racconto quello di Miracle ben articolato, con un efficace colpo di scena che ribalta a metà storia il senso del film, mettendo lo spettatore in una prospettiva inaspettata. Se da una parte infatti il rischio è quello di un racconto fin troppo zuccheroso con il protagonista di turno timido, imbranatissimo ma gentile e con una caratterizzazione troppo simile a quello dei manga giapponesi, dall’altro Lee Jang-hoon salva il progetto dimostrando, attraverso l’elemento fantastico, che si tratta di una parabola e non certo di realtà. Peccato solo per un lungo finale troppo lacrimoso, in cui la commedia imbocca con decisione la strada del dramma che dovrebbe coinvolgere, ma che finisce per fare un po’ il contrario.