Come tutti gli appassionati del Duca Bianco sanno bene, David Robert Jones (alias David Bowie) è sempre stato un grandissimo appassionato, nonché esperto, di fantascienza; sia le sue canzoni che i suoi spettacoli dal vivo riflettono questa passione latente.

Senza avere la pretesa della completezza, che sarebbe impossibile tenuto presente che Bowie ha scritto più di seicento canzoni, cercheremo qui di analizzarne soltanto alcune.

La prima canzone che tocca il tema fantascientifico, seppure da un punto di vista prettamente distopico, è We are hungry men contenuta nell’album di esordio del 1967 intitolato semplicemente David Bowie.

Nel testo della canzone si parla di un Messia pazzo che, preoccupato della sovrappopolazione mondiale, immagina una serie di artifizi per rendere gli uomini sterili e per eliminare le popolazioni sovrabbondanti (Ho creato una mia società, per studiare il potere della fecondità, il mondo diverrà sovrappopolato se non esigi l’infertilità. Achtung, achtung, questi sono gli ordini: chiunque verrà trovato colpevole di aver consumato più del quantitativo di aria assegnatogli sarà massacrato e cremato. Ho preparato un documento, per legalizzare l’aborto di massa. Chiuderemo un occhio sull’infanticidio).

In questo caso, appare probabile che Bowie si fosse ispirato ad autori come J. G. Ballard e Brian Aldiss e, più in generale, ai racconti di fantascienza inglese degli anni cinquanta e primi anni sessanta come Morte dell'erba, Il giorno dei trifidi, I figli dell'invasione e soprattutto Largo! Largo! di Harry Harrison.

Il brano fu incredibilmente escluso dall'edizione statunitense dell’album e non è mai stato proposto dal vivo.

Nel successivo LP del 1969 intitolato ancora una volta David Bowie (tuttavia, nelle successive ristampe del 1972, il titolo verrà mutato in Space Oddity per distinguerlo dall’omonimo album del 1967) è contenuta la più famosa canzone di genere fantascientifico scritta da Bowie, ovverosia l'eponima Space Oddity

Qui si immagina un astronauta, il Maggiore Tom, che si perde nello spazio e non riesce più a fare ritorno sulla terra (Torre di Controllo a Maggiore Tom, Torre di Controllo a Maggiore Tom, prendi le tue pillole di proteine e mettiti il casco … … Qui è Maggiore Tom a Torre di Controllo, sto uscendo dalla porta e sto galleggiando nello spazio in modo strano e le stelle sembrano molto diverse oggi. Malgrado sia lontano più di centomila miglia, mi sento molto tranquillo e penso che la mia astronave sappia dove andare. Dite a mia moglie che la amo tanto, lei lo sa. Torre di Controllo a Maggiore Tom il tuo circuito si è spento, c'è qualcosa che non va. Mi senti, Maggiore Tom? Mi senti, Maggiore Tom ? Mi senti, Maggiore Tom? Mi senti… Sono qui che galleggio attorno al mio barattolo di latta, Lontano sopra la Luna, Il pianeta Terra è blu e non c'è niente che io possa fare).

Un’ultima nota su questa famosissima canzone: il titolo Space Oddity è un gioco di parole che richiama Space Odyssey, titolo del film 2001, Odissea nello spazio, di Stanley Kubrick. Si dice che il brano sia stato ispirato dalle condizioni di bordo degli astronauti dell'Apollo 8. Bowie riprenderà il tema del Major Tom nel 1980 in Ashes to Ashes contenuta nell’album Scary Monsters.

Sempre al genere distopico appartiene un oscuro e bellissimo brano del 1970 Saviour Machine contenuto nell’album The Man Who Sold The World (Lp che passa alla storia anche perché, nell’edizione inglese, Bowie appare in copertina, disteso su un divano, vestito con un lungo abito femminile a fiori colorati. Copertina che suscita enorme scandalo tanto da costringere la RCA a ristampare il disco con una copertina diversa in cui Bowie appare vestito più semplicemente da rocker che imbraccia una chitarra).

In questa canzone, il protagonista è il “President Joe” che compie la scalata al potere rimettendo ogni responsabilità a un immaginario computer che finirà poi per ribellarsi agli stessi uomini che l'hanno creato.

A proposito della canzone, Bowie ebbe a dichiarare: parlava di un computer che aveva esaminato tutti i problemi del mondo… aveva fatto talmente un buon lavoro che, per creare qualcosa da fare per se stesso aveva dovuto fare di nuovo cose cattive. Credo che, senza saperlo, Internet era qualcosa in cui temevo disperatamente di essere coinvolto (David Bowie, Time Out Magazine, 1998).

La fonte d'ispirazione è molto probabilmente il film Colossus: The Forbin Project, diretto da Joseph Sargent nel 1969, in cui gli Stati Uniti costruiscono un super computer per controllare le armi nucleari dell'Unione Sovietica, finendo poi per lottare contro la "creatura" per impedirgli di impadronirsi del mondo.

Altra traccia fantascientifica presente sempre nell’album The man who sold the world è The supermen intrisa di influenze nietzschiane e fantascientifiche che pervadono tutto l'album (Quando il mondo era molto giovane e la magia della montagna incombeva, i Superuomini camminavano in fila guardiani di un'isola senza amore. E guardavano preoccupati con superpaura le loro tragiche vite eterne. Non potevano emettere alcun sospiro. In solenne, perversa serenità, fantastici esseri incatenati alla vita. Allora avrebbero potuto giocare strani giochi. Niente morte per gli uomini perfetti. La vita è un tutt'uno per loro. Così dolcemente piange un superdio).

In questo caso, il testo della canzone è ovviamente ispirato alle idee del filosofo tedesco Nietzsche (1844-1900) che nel suo lavoro Also Sprach Zarathustra sviluppò l'idea del "Superuomo".

Nel 1972 esce il celeberrimo album The Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders From Mars che contiene come traccia iniziale Five Years dove si immagina, ancora una volta in senso distopico, che al mondo intero restino soltanto cinque anni di vita (Avanzando a spintoni nella piazza del mercato, c’erano così tante madri che singhiozzavano. Le ultime notizie erano appena giunte, ci rimanevano solo cinque anni per piangere. Il tizio al telegiornale pianse e ci disse che la terra stava veramente morendo. Pianse tanto che la sua faccia era bagnata e capii che non stava mentendo).

Saltiamo così al 1974 e arriviamo ad un altro capolavoro assoluto, Diamond Dogs, concept album che segna la fusione tra 1984 di George Orwell e Ragazzi selvaggi di William S. Burroughs, dove assistiamo ad una visione di un mondo post apocalittico.

Va ricordato che Bowie aveva in mente un vero e proprio spettacolo teatrale basato sul libro di George Orwell e cominciò a comporre le musiche dopo aver completato le sessioni di registrazione del suo precedente album Pin-Ups del 1973; tuttavia, la vedova di Orwell inspiegabilmente gli negò i diritti di riproduzione della famosa opera letteraria e, pertanto, Bowie decise di far confluire le canzoni che aveva già composto in Diamond Dogs.

<i>Diamond Dogs</i>
Diamond Dogs

L'immagine di copertina dell’album mostra un inquietante Bowie raffigurato come un mezzo-cane (il dipinto è di Guy Peellaert); interessante ricordare che le prime 50 copie del disco, oggi ormai introvabili e valutate sui 5 mila euro, mostravano chiaramente i genitali ibridi della creatura. Tuttavia, dopo furiose polemiche, la RCA fu costretta a modificare la copertina dell’album eliminando i famosi genitali del mezzo-cane. Una seconda ipotetica copertina che mostrava Bowie che regge un cane rabbioso fu invece scartata ed apparve solamente 15 anni dopo nella ristampa della Rykodisc del 1990.

La canzone che apre Diamond Dogs è Future Legend, dove Bowie non canta ma sembra recitare un mantra e parla di cadaveri marciti sulle strade, di occhi rossi mutanti che fissano la Citta della Fame, di pulci grandi come ratti e ratti grandi come cani di diamante. Appaiono anche ibridi umanoidi sulla Collina del cacciatore: E nella morte, mentre gli ultimi pochi cadaveri giacciono a marcire nella via melmosa, le persiane si alzarono di pochi centimetri nel Palazzo della Temperanza, là sulla Collina del Cacciatore. E rossi occhi mutanti fissano la Città della Fame, laggiù: niente più pezzi grossi, pulci grandi come ratti succhiavano il sangue di ratti grandi come gatti; e diecimila umanoidi, divisi in piccole tribù, arrancavano sul più alto tra gli sterili grattacieli, come branchi di cani all’assalto delle facciate di vetro in Via Amor Mio, lacerando e riavvolgendo visoni e lucenti volpi argentate, ormai scaldamuscoli, stemmi di famiglia di zaffiro e smeraldo scheggiato. Ogni giorno, ora L’Anno dei Cani di Diamante. «Questo non è Rock’n’Roll: Questo è Genocidio!).

Altro pezzo chiaramente ispirato a 1984 di Orwell, presente in Diamond Dogs, è We are the dead (we are the dead (noi siamo i morti) è la frase pronunciata da Winston Smith e dal suo grande amore Julia – i due protagonisti del romanzo di Orwell 1984 – pochi istanti prima che il Grande Fratello, attraverso una serie di monitor in ogni casa e luogo controlla tutti i cittadini, scopra la loro relazione segreta).

Nel 1979 il Duca immagina in Look back in Anger, canzone contenuta nell’album Lodger, l’Angelo della morte che arriva sulla terra ('Lo sai chi sono' disse, a parlare era un angelo. Tossì e si stiracchiò le ali spiegazzate. Chiuse gli occhi e mosse le labbra, 'È ora di andare').

Il cerchio iniziato con Space Oddity nel 1969 si chiude nel 1980 con Ashes to Ashes, contenuta in Scary Monsters, dove ritorna il Major Tom e sembra prendersi sberleffi di tutti quelli che sono rimasti sulla Terra (Vi ricordate di quel ragazzo che stava in una canzone così vecchia. Ho sentito una voce dalla Torre di Controllo. Oh no, non ditemi che è vera. Hanno ricevuto un messaggio dal Protagonista: "Sono felice, spero che anche voi lo siate. Ho amato tutti quelli che avevo bisogno di amare. Seguono sordidi dettagli).

Interessante notare come il famoso ritornello della canzone: Ashes to Ashes, dust to dust (cenere alla cenere, polvere alla polvere) sia tratto dal canone di preghiera della Chiesa Anglicana, in particolare usato nel rito del funerale.

In Never Let Me Down, album del 1987, ritorna prepotente la fantascienza nel pezzo Glass Spider dove Bowie immagina un enorme ragno di vetro sanguinario (Fino a circa un secolo fa viveva, nella provincia orientale di Zi Duang un ragno che sembrava di vetro che, avendo divorato la sua preda, avrebbe ornato la sua tela di scheletri creando col tempo un macabro Tempio di resti. La sua tela era qualcosa di unico in questo, aveva vari strati come piani di un edificio).

Discorso a parte, se ce ne fosse il tempo, meriterebbe l’album 1.Outside (uscito nel 1995) che tratta il tema dell'omicidio rituale come forma d'arte in un futuro distopico collocato all'alba del 21° secolo. 

<i>1.Outside</i>
<i>1.Outside</i>

Per chi volesse approfondire, ricordiamo che le note esplicative interne del disco, che costituisce una sorta di concept album, contengono una breve storia scritta dallo stesso Bowie, il Diario di Nathan Adler, che illustra uno scenario distopico dell’anno 1999 nel quale il Governo, attraverso la Commissione per le Arti, ha creato una nuova divisione di Polizia per investigare sul fenomeno crescente della cosiddetta arte criminale. In questo futuro, l'omicidio e la mutilazione dei corpi umani sono diventati l'ultima tendenza underground di una nuova forma d'arte degenerata. Il personaggio principale, il detective Nathan Adler, si trova nella posizione di dover investigare sulla morte di una ragazzina quattordicenne, Baby Grace Blue, ritrovata orribilmente seviziata e smembrata ed esposta come una macabra opera d'arte. Il Professor Nathan Adler concentra i suoi sospetti su tre principali personaggi: il ventiduenne Leon Blank, un meticcio con precedenti penali per plagio; Algeria Touchshriek, anziano trafficante in droghe d'arte e tracce di DNA; e la quarantenne Ramona A. Stone, creatrice di gioielli realizzati con parti umane e spacciatrice occasionale. Su tutti incombe poi la minacciosa ed indefinita presenza dell'Artista/Minotauro, vero autore dell'omicidio artistico rituale.

Va detto che la storia narrata nel disco, forse un po’ troppo frammentaria e sconnessa, è lasciata tronca, senza un vero e proprio finale e promette un enigmatico "continua…" nel booklet accluso al disco; purtroppo, il disco non ha mai avuto un seguito ufficiale.

Si potrebbe continuare con altre pezzi memorabili, ma il tempo preme e quindi preferiamo terminare qui la parte, ricordando per sempre il Duca Bianco.

Non possiamo accomiatarci senza ricordarlo come interprete di grande cinema fantastico. Da L'uomo che cadde sulla terra di Nicolas Roeg, del 1976, tratto dall'omonimo romanzo di Walter Tevis, a Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott, del 1983 dov'era un inquietante e malinconico vampiro.

Enigmatico e carismatico, lo ricordiamo come Jareth, il Re dei Goblin del film Labyrinth di Jim Henson, del 1986. 

E poi ancora Twin Peaks: fuoco cammina con me di David Lynch (1992), The Prestige di Christopher Nolan (2006) nella parte di Nikola Tesla.

Inoltre va ricordato che l'amore per il fantastico è passato al figlio, Duncan Jones, regista di Moon, Source Code e dell'imminente Warcraft.

Ci uniamo a lui e a tutti i familiari di David Bowie nel cordoglio.