Si muovono in un territorio di confine fra luce e oscurità, fra la concretezza di un mondo che ci sembra di conoscere bene e la dissoluzione di quella concretezza nel momento in cui sopraggiunge il fantastico, lo stesso territorio che caratterizzava la serie televisiva Ai confini della realtà, i racconti di Angela Di Bartolo contenuti nell’antologia Per altri sentieri. Dieci racconti, dieci sguardi su mondi che potrebbero essere il nostro ma che finiscono con il discostarsene portando il lettore in luoghi inesplorati e inspiegabili con le nostre conoscenze, usando l’immaginazione per parlare della realtà. Lungo altri sentieri appunto.

La passione per l’archeologia e per la storia si mescolano ai temi ambientali, alla diversità, all’importanza delle scelte e degli affetti, alla natura del tempo e all'amore per testi che non si limitano a intrattenere ma forniscono sempre spunti di riflessione.

Nostos riprende il mito di Ulisse conducendo il sovrano di Itaca su un sentiero che avrebbe potuto percorrere se nei miti non avesse compiuto altre scelte. Relitti è racconto storico il cui protagonista si muove in uno spazio dai confini molto sfumati ma dalle punizioni concrete. In Ponti il fantastico irrompe con forza ma anche con naturalezza, collegando realtà molto lontane fra loro fino a quando le si guarda solo attraverso il filtro della moderna razionalità e conoscenza. Lo stesso tipo di legame, ma sfruttato in modi diversi e soprattutto con esiti diversi, è alla base di Ottobre, San Michele e Rinascita. La premessa di Riverberi è fantascientifica, ma la trama finisce con l’intersecarsi con il nostro mondo. Ancora fantascienza per Perduto, il racconto più lungo, il cui sviluppo a tratti poco originale sfocia in una conclusione sorprendente. Poco originale anche lo spunto alla base di Rinvio, ma la storia nella storia contenuta al suo interno giustifica l’intero testo. Pur essendo la storia più fantasy dell’intero libro in Proxima si trovano inquietanti echi della nostra civiltà. La conclusione del racconto, che rimanda a uno dei testi precedenti, chiude con un senso di circolarità un volume interessante.

La Di Bartolo si accosta al fantastico usando un linguaggio concreto, quotidiano, senza espressioni a effetto ma che a tratti riesce ugualmente a essere lirico nella sua essenzialità. Se da un lato la sua scrittura riesce a rendere credibili e affascinanti tutte le situazioni che propone, dall’altro la mancanza di variazioni di ritmo contribuisce al tono malinconico del libro ma rende la lettura un po’ piatta. Un limite piccolo, forse legato anche alla brevità dei testi che in più casi sono limitati a un’unica scena, per un’autrice interessante e che ha sempre qualcosa da dire.