I presupposti per due serate di grande spettacolo c'erano tutti: una causa meritoria, biglietti esauriti già da alcuni mesi, tre nomi di spicco della letteratura mondiale e, naturalmente, l'interesse quasi morboso per le sorti dell'unico mago in grado di sconfiggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

In questo clima di attesa febbrile J.K. Rowling, Stephen King e John Irving, le tre superstar della Serata con Harry, Carry e Garp (http://www.fantasymagazine.it/notizie/6169/), si sono concessi alla stampa che, immancabilmente, ha tempestato la scrittrice inglese di domande sulla trama del settimo e ultimo libro della saga di Harry Potter.

La creatrice del fantastico mondo di Hogwarts, forte dell'esperienza di questi ultimi anni, ha gliassato con molta classe.

"Finalmente posso chiudere la storia" ha ammesso la Rowling con aria rilassata. "Per certi versi, scrivere è diventato più facile e divertente perché ho raggiunto il mio scopo. Penso che molte persone odieranno il libro mentre altri l'ameranno."

Nel corso della chiacchierata con i giornalisti anche i due scrittori americani hanno voluto dire la loro sul "caso Harry Potter".

"Tengo le dita incrociate per Harry" ha dichiarato Irving.

Se le dichiarazioni del quarantaquattrenne creatore di Garp non si prestano a dubbie interpretazioni, più sibilline sono le parole di King che ha augurato a Harry di non seguire le orme del compatriota Sherlock Holmes, prima ucciso e poi risuscitato a furor di popolo da Sir Arthur Conan Doyle.

"Capisco perchè un autore voglia uccidere un personaggio, per un certo verso è per evitare che altri scrittori possano continuare a scrivere anche quando l'autore originale è morto. Comunque", si è ripresa la Rowling "non mi è mai piaciuto uccidere i miei personaggi e soprattutto ho odiato dover uccidere alla fine del Principe Mezzosangue."

A tal proposito la scrittrice ha tenuto a precisare che nemmeno Albus Silente condividerà il destino del famoso investigatore di Baker Street. "Silente non farà come Gandalf."