Egle Rizzo è indiscutibilmente una delle autrici di punta del genere fantasy nostrano. Del suo primo romanzo, il caso letterario Ethlinn la Dea Nascosta (edito dalla Dario Flaccovio Editore nel 2003) è stato detto: «un intreccio complesso ma avvincente e plausibile, che trascina in un mondo fantastico reso reale dalla coerenza con cui è dipinto. Anche il genere fantasy, in Italia, entra nell’età adulta.» E se a dirlo è un maestro della narrativa come Valerio Evangelisti non si può far altro che credergli. 

 

I mondi di Egle Rizzo sono proprio così, «avvincenti e plausibili», trascinanti: capaci con poche ma precise pennellate di delineare ambientazioni suggestive e inedite. Sia nel primo volume che nel successivo, Il Viaggio di Aelin (sempre Flaccovio Editore, 2005), questa veridicità si è rivelata al lettore, che immerso in quei mondi ha toccato con mano le complesse vicende che li animano. 

 

Prima di lasciarvi alla nostra intervista, vi ricordiamo la recensione del primo libro di Egle Rizzo, apparsa su FantasyMagazine e firmata da Emanuele Terzuoli:

 

http://www.fantasymagazine.it/libri/5367/

 

Ora, l’intervista all’autrice:

Prima di ogni altra cosa, bentornata Egle su FantasyMagazine, e grazie per aver accettato di scambiare quattro chiacchiere con noi. Iniziamo l’intervista cercando di fare un po’ più di luce su di te. Chi è Egle Rizzo? Chi è l’autrice di  Ethlinn la Dea Nascosta e Il Viaggio di Aelin? Quando hai iniziato a scrivere? E cosa? Subito narrativa fantastica?

Chi è Egle Rizzo? Una ragazza di ventisei anni. Una sognatrice. Una giovane con la testa tra le nuvole che oscilla tra ingenuità e cinismo, tra i piccoli problemi della vita quotidiana e l'universo rarefatto dei racconti che si intesse tutto intorno al nostro. Ho iniziato a scrivere alla tenera età di sei anni, e ci ho messo un anno e mezzo per tirar fuori la mia prima opera, un raccontino di circa cinque pagine di computer che avrebbe potuto essere una favola o forse una specie di fantasy ante litteram, dato che questo bel termine anglosassone ancora non lo conoscevo... Ma in realtà non ho mai pensato di poter scrivere nient'altro. I motivi sono essenzialmente due.

Il piacere che mi danno le ambientazioni fantasy proprio a un livello puramente emotivo. Castelli, foreste, caverne... sono in fondo quello che più mi colpisce quando mi capita di viaggiare, luoghi dove l'animo può librarsi al di là della realtà quotidiana, e lo stesso capita quando li descrivi sulla carta. L'altra ragione è che in un romanzo fantasy sono la padrona quasi assoluta della situazione. Se scrivessi romanzi ambientati nel mondo contemporaneo o anche nel passato dovrei avere a che fare con l'attualità, o con la verosimiglianza storica, la fantascienza, che pure mi affascina molto a volte può cozzare con le conoscenze scientifiche di questo nostro tempo... nella fantasy l'unica signora da rispettare è la logica, per esempio non puoi far percorrere ad un cavallo il doppio della sua velocità massima, ma puoi sempre inventarti un cavallo alato per risolvere la cosa... Se piglio un libro di storia non lo faccio perchè date e luoghi risultino attendibili, ma posso rimescolare le carte come più mi piace, e tutto questo mi diverte moltissimo. 

La tua produzione letteraria attualmente si concentra in due poderosi romanzi fantasy di circa 700 pagine l’uno. Romanzi che si sono rivelati dei veri e propri casi letterari per la complessità dell’intreccio, la profondità della trama e la veridicità del mondo creato. Egle, dicci, come nasce l’idea per un tuo romanzo? Quali spunti ti colpiscono maggiormente? Cosa senti di dover raccontare? E, ancora, come affronti la stesura vera e propria di un volume?

Ho sempre pensato che la parte più bella dei romanzi fosse la creazione del mondo, sia come lettrice che come scrittrice. Infatti in molte storie a più volumi, mentre il primo mi piace, nel secondo, dove si è esaurita la parte più storico-sociale e il racconto tende a concentrarsi su trame di battaglie e altri eventi simili ho spesso la netta sensazione che il livello si sia abbassato parecchio. Quindi la prima cosa da fare è costruire il mondo, o meglio, il primo passo è trovare l'idea che sia capace di

Egle Rizzo
Egle Rizzo
sconvolgere un mondo, e una volta che si ha quella scintilla bisogna fare un passo indietro per descrivere nei dettagli il mondo in questione, capire come funziona come se fosse il meccanismo di un orologio.

Fatto questo bisogna capire chi sono i personaggi, che comunque si faranno portavoce degli eventi che si susseguono sulla carta. Per quelli che sono i miei gusti personali nutro una profonda antipatia per il narratore che si inserisce nella storia, perchè rompe la finzione fantastica e perchè salvo eccezioni non mi sembra che abbia nulla di interessante da dire. Quindi il risultato è che per ogni pensiero, ogni idea che voglio inserire nel romanzo mi serve un personaggio che la esprima in maniera adeguata. Quando si tratta di scrivere prendo un quaderno e inizio, rigorosamente  a matita.

Rifuggo dagli schemi scritti perchè sono convinta che intrappolino le idee, anche se piglio appunti volanti su frasi e situazioni che voglio inserire più in là, ma senza dar loro una collocazione ben precisa, come se si trattasse di pezzi di un puzzle che ancora non hanno trovato il posto in cui incastrarsi. Lascio che le idee secondarie si sviluppino a loro piacere, e così gli spunti marginali, magari inseriti soltanto per distogliere l'attenzione dalla trama principale quel tanto che è necessario a non farla diventare monotona, poi finiscono per prendere corpo e alla fine la parte più difficile è ricucire tutti i fili in maniera armonica e compiuta. Di sicuro è molto più difficile finire un romanzo che non iniziarlo, ma la cosa che senza dubbio mi risulta più ostica è scrivere le scene di combattimento... sarà che a me non piacciono e come  lettrice il mio istinto naturale è saltare i pezzi di lotta in blocco per arrivare alle virgolette successive del parlato... ma mi sto impegnando per cercare di migliorare anche da questo punto di vista.

Torniamo ai tuoi lavori: Ethlinn la Dea Nascosta (edito nel 2003) e Il Viaggio di Aelin (del 2005). Due vicende molto diverse, con accenti e sfumature a volte simili, è vero, ma sostanzialmente uniche. A distanza di qualche anno dalla loro edizione, a quale ti senti più legata? Dove ti rispecchi maggiormente? E perché?

Ethlinn e Aelin. Difficile dire a quale sono più legata. Di sicuro il fatto che sia passato più tempo da quando ho iniziato a scrivere Ethlinn, me lo fa guardare con un occhio diverso, e mi capita a volte di domandarmi che cosa sarebbe venuto fuori se quella stessa idea l'avessi presa in mano adesso. Però non posso dire di essere meno legata a questo romanzo che all'altro. Forse dal punto di vista di struttura della trama e creazione del mondo anzi è Ethlinn quello che più si avvicina al mio ideale. Aelin è stato un esperimento. Volevo ritagliarmi uno spazio che mi permettesse di inserire degli spunti autobiografici, e la possibilità anche di dire la mia su quelli che sono i meccanismi della scrittura, cosa che mi ha sempre affascinato parecchio.

Però a volte mi sembra che, per concentrarmi su questi aspetti, altri che in Ethlinn avevo trattato con più cura, sono rimasti più in secondo piano, a volte proprio perchè era l'impostazione stessa della storia a richiedere una trama più semplice, o quanto meno più basata sulla quest che è il perno di molti romanzi fantasy. Se mai scriverò un'altra storia con un alter-ego, ma non è questo il mio prossimo progetto, mi piacerebbe riuscire a trovare un equilibrio tra le due cose... Quindi sebbene per aspetti diversi sono affezionata ad entrambi i volumi, e non saprei metterne uno davanti all'altro.

Egle, il fantasy italiano sta vivendo un periodo che possiamo definire “magico”. E’ un momento di conferme per molti autori che si sono fatti conoscere in passato, e di vere e proprie affermazioni per le nuove leve. Cosa ne pensi di questa rinascita letteraria tutta italiana, tu che ne sei stata una prima fautrice? E ancora, proprio perché i tuoi libri hanno allargato un varco che solo in parte era stato aperto, a cosa stai lavorando attualmente? E’ in uscita qualche tua nuova fatica letteraria?

Il fantasy italiano ed il fantasy anglosassone, in realtà mi dispiace che si facciano queste barriere, e mi dispiace soprattutto che ci siano preconcetti al riguardo. Affermare che anche gli italiani possano scrivere fantasy è già una gran cosa, poi bisogna vedere in che cosa può differire la loro fantasy da quella di un inglese, ma a questo punto non so quanto sia giusto anteporre la nazionalità alle peculiarità proprie di ciascun artista. In parte di sicuro è vero che un background culturale differente può avere il suo peso, ma alla fine non mi piace né il campanilismo né la tendenza a snobbare i compatrioti che possono coesistere riguardo a questo argomento. Che le storie belle siano lette, è questo che conta, no? Ma anche gli italiani devono avere questa possibilità... Se per una coincidenza di situazioni e di tempi posso attribuirmi anche un piccolissimo merito in questo, posso solo esserne compiaciuta.

 

Al momento sto lavorando su di una trama piuttosto complessa... lo spunto iniziale è il conflitto tra la morale del sovrano medievale e la nascita di uno stato di diritto. Ma dal momento che mi ci vorrà ancora un po' di tempo per giungere al termine della fatica, per scaramanzia evito di anticipare qualsiasi altra cosa.

Per finire, Egle, ringraziandoti per questa bella chiacchierata, eccoti un’ultima domanda. Una domanda che in queste interviste ritorna sempre, perché indirizzata ai tanti esordienti là fuori che sono in cerca di editore. Cosa ti senti di consigliare a chi spera un giorno di essere edito? Cosa raccomandi a chi ha il classico romanzo nel cassetto e sogna di arrivare in libreria? 

Pubblicare un romanzo è una di quelle cose che sta a metà tra talento e fortuna. La prima parte ce la mettiamo noi ma dobbiamo anche avere l'umiltà di ascoltare chi ci vuol segnalare un errore. Manzoni ha perso vent'anni a scrivere i Promessi Sposi, e al di là della simpatia o antipatia che può fare quest'autore, sicuramente il lavoro di lima ha una parte importante nella stesura di un romanzo quanto può essere quella dell'idea geniale iniziale. A volte rileggendo le proprie cose a distanza di mesi o anni può capitare di accorgersene sin troppo bene. Formule magiche per far pubblicare il tuo libro, di sicuro non ce ne sono. Al massimo bisogna tenere gli occhi aperti su quelli che possono essere gli interessi di una casa editrice, che non sono sempre gli stessi e cambiano col tempo, e vedere se si può aprire uno spiraglio per la propria opera...