Questo saggio soffre di una sorta di 'sdoppiamento della personalità'.

Il contenuto è infatti molto interessante, poiché rivela una quantità di informazioni poco note relative all'affascinante civiltà dell'Antico Egitto, sia dal punto di vista magico-religioso che da quello sociale.

Tuttavia, la forma con cui tali notizie sono confezionate non è assolutamente adatta a valorizzarle. Si ha infatti l'impressione di trovarsi di fronte a un vasto zibaldone, ordinato per capitoli che però non sono legati da un filo logico.

Il titolo del saggio porterebbe a pensare, di primo acchito, che questo filo logico sia individuabile nella figura femminile nell'Antico Egitto: eppure l'opera, nella prima parte, devia molto da questo 'punto cardinale' programmatico, affrontando anche, in maniera assolutamente slegata, la storia del Paese e la sua tradizione magica, finendo per spezzare il libro a metà.

Ma anche nei capitoli successivi, dove finalmente ci si concentra appunto sugli aspetti femminili della cultura egizia quali le divinità, le abitudini sociali, l'istruzione, la cura del corpo di regine e popolane e via dicendo, resta la sensazione di trovarsi di fronte a una raccolta di appunti, indubbiamente appassionanti ma privi di una soluzione di continuità.

Un esempio eclatante di questo fenomeno  è il capitolo dedicato al pantheon: a fianco dell'esame delle varie dee troviamo spesso in calce la descrizione dell'invocazione abitualmente rivolta loro e le istruzioni sulla cornice 'ritual-coreografica' per usarla anche ai giorni nostri. Questo dà la sensazione che né l'autrice né l'editor avessero ben chiaro lo scopo finale  che si prefiggevano con questa la pubblicazione, poiché se si tratta di un saggio a prospettiva storica (come suggerisce del resto l'impostazione  preponderante nell'opera), l'aspetto pratico-esoterico mal si accorda con essa.

Anche stilisticamente il volume non viene esaltato: spesso la punteggiatura non è al posto giusto, come se gli appunti non fossero stati  coordinati in periodi più compiuti. E benché il periodare dell'autrice sia lineare e fluido, permangono molti passi dallo stile colloquiale, che mal si adattano alla forma scritta. Non manca nemmeno qualche piccolo errore sintattico e qualche refuso, indice di editing non perfettamente curato.

Mancano infine i riferimenti bibliografici, altro elemento indispensabile per questo tipo di pubblicazioni, soprattutto per chi, assorbita questa prima 'infarinatura', sia  interessato ad approfondimenti specifici.

In sostanza un libro indubbiamente interessante per via del tipo di informazioni fornite, ma a volte sciatto nella forma e comunque totalmente slegato nella visione d'insieme, così che l'onere di coordinare compiutamente la mole di informazioni ricavate finisce per gravare sulle spalle del lettore.