Fabrizio Valenza: Caro Marco, ti ringrazio per aver accettato questo confronto su quella che da un po' di tempo chiamo "narrativa fantastica di ambientazione mediterranea". Che differenza sussiste col termine che utilizzavo precedentemente, ovvero "med-fantasy"?

La differenza fondamentale è che voglio veicolare un apporto prettamente italiano nella tematica dello scenario fantastico di carattere mediterraneo, che comincia ad aprirsi una strada sul mercato. Il cambiamento dall'inglese all'italiano ha questo intento. È vero che da un lato faccio culturalmente parte di una koiné ampia e che comprende tradizioni molto diverse e appartenenti a vari stati nazionali che si affacciano sul Mare Nostrum, e che dall'altro una definizione generica come "fantasy" può aiutare a riconoscersi in una tipologia tematica. Ma quello che a me preme è di sottolineare come ogni autore dovrebbe partire non da un'idea, come può essere quella di comprendere a tutti i costi qualunque tipo di tradizione nell'accezione di "ambientazione mediterranea", ma dall'essere ciò che si è.

Io sono un autore nato a Verona da genitori siciliani. Amo Verona, amo il Veneto. Ciò nonostante, da un punto di vista culturale sono interessato a tutta la tradizione italiana. Per questo motivo mi viene naturale utilizzare l'immaginario tipico del Veneto per poi allargarmi – a seconda delle necessità richieste dal tipo di narrazione che affronto giornalmente – fino a comprendere l'immaginario di tutta la Penisola. Questo non costituisce un limite, ma un punto di partenza. La mia narrativa nasce dalla situazione del luogo in cui vivo, senza chiudersi per questo alle tradizioni provenienti da altre regioni o Stati.

Questo mi porta a un secondo aspetto che vorrei sottolineare fin dall'inizio.

Secondo me ha più senso parlare di "ambientazione mediterranea" che di "storie mediterranee". Ho trovato molto interessante il tuo concetto (non da tutti condiviso) che il fulcro delle storie che raccontiamo siano i personaggi. Personalmente condivido appieno: la storia è interessante soprattutto per ciò che vivono i personaggi ed è grazie alle loro vicissitudini (si potrebbe dire, grazie al modo in cui i personaggi stabiliscono l'evoluzione temporale della storia) che il lettore ha la possibilità di immergersi nel racconto. Come dice Stephen King, è la situazione il punto fondamentale; la situazione che si trovano ad affrontare i personaggi all'inizio del racconto è la fonte del racconto stesso. Per questo motivo credo che mediterranea possa definirsi unicamente l'ambientazione, e non le storie che vengono raccontate.

In cosa si differenzierebbe, d'altronde, una storia mediterranea da una non mediterranea se non nell'ambientazione? Inoltre porre l'accento sull'ambientazione mi serve a sottolineare che non sto parlando di un nuovo genere. Per quanto mi riguarda c'è un unico genere: il romanzo fantastico (nemmeno fantasy). Ricorrere a un'ambientazione mediterranea è solo un modo per scoprire modalità narrative nuove e interessanti.

Marco Davide: Fabrizio, comincio col sintetizzare il mio modo d'agire quale espressione del mio modo di pensare. Quando mi metto davanti a un foglio di carta con una penna in mano, a me interessa innanzitutto l'anima che voglio infondere nella mia produzione, prima ancora che il contesto. Mi rendo conto di quanto il concetto di 'anima' possa essere complesso da gestire, ma davvero non riesco a trovare un termine altrettanto congruo per definire quel riflesso d'intimo che ogni scrittore che non persegua scopi esclusivamente commerciali incarna con le sue parole.

Nel mio caso, tale anelito è incarnato in prima istanza (e soprattutto) dai personaggi e, di conseguenza, dalle vicende che ne innescano e integrano i comportamenti. Impiego molte energie e attenzioni anche nella definizione dell'ambientazione di sfondo, ma si tratta sempre della campitura funzionale a mettere in scena coloro che incarnano lo spirito della storia.