Un'opera d'esordio ben bilanciata, anche se non esente da qualche peccatuccio veniale tipico delle opere prime, ma che sicuramente verrà riassorbito con un pochino di rodaggio futuro.

Principalmente, si tratta di qualche infodump nei dialoghi, dove a volte appare chiaro  che il personaggio stia parlando a beneficio del lettore piuttosto che a quello del suo interlcoutore. Anche l'uso di alcuni modi di dire un po' troppo vicini alla nostra cultura fanno vacillare un po', a volte, la sospensione dell'incredulità, ma nessuna delle due problematiche è così massiccia da impedire alla storia di risucchiare nuovamente il lettore nelle sue trame dopo aver sperimentato questi leggeri sbalzi.

E ora che ci siamo subito sbarazzati dei difetti, entriamo nei meriti di questo buon fanta-giallo.

Il primo pregio è quello di gettarci subito 'in medias res', senza lunghi e noiosi preamboli costituiti da intricati antefatti o lunghe descrizioni ambientali. Il lettore viene inchiodato subito alla vicenda, complice anche uno stile essenziale ma molto scorrevole. Nella seconda parte del volume, quest'ultimo diviene più personale e maturo, e anche i dialoghi si fanno più frizzanti, tanto da far sospettare una redazione in due momenti differenti.

La diversità stilistica non compromette la godibilità o l'unitarietà del libro, sia chiaro: si tratta di un piacevole cambiamento di quota che avviene però in maniera graduale e senza scossoni.

La vicenda è accattivante e costruita come un giallo in cui il protagonista, un elfo sicuramente diverso da quelli simil-Tolkien, assume la veste del Poirot della situazione.

Il mondo magico tratteggiatogli attorno da Eugenio Saguatti, pur affondando profondamente le radici nella classicità, mostra linee di originalità che lo mantengono fresco e godibile e lungo tutto il volume emerge l'apprezzabile sforzo dell'autore di rinfrescare i cliché del genere, pur non disedegnandone il loro uso.

I personaggi sono ben caratterizzati e vivacizzati dai colpi di scena che, da metà volume in poi, si succedono in un carosello molto serrato.

Il seme del sospetto viene sparso ovunque, al punto che, rispetto all'inizio della storia, nessuno è più ciò che sembrava e chiunque potrebbe essere additato come il colpevole della catena di delitti che ha funestato la scuola di magia di Qasrabad.

Il volume è autoconclusivo, ma lascia comunque una porta aperta su un'eventuale serie. Un tratto, questo, che personalmente apprezzo sempre.

Un plauso infine all'editore per il packaging accurato e l'assoluta assenza di refusi.