Sam e Tray presero a gironzolare fra i clienti abituali, lasciandosi accarezzare come se fossero stati normali animali domestici; nel frattempo, alla televisione, il giornalista stava tremando visibilmente nel trovarsi davanti lo splendido lupo bianco in cui Patricia si era trasformata.

– Guardate, ha tanta paura che sta tremando! – commentò D’Eriq, sguattero e aiutante in cucina, e scoppiò a ridere, mentre i clienti di Merlotte’s si rilassavano abbastanza da sentirsi superiori. Dopo tutto, avevano affrontato la cosa con disinvoltura.

– Nessuno dovrebbe aver paura di una donna tanto bella, anche se ha messo su un po’ di pelo – commentò Mel, il nuovo amico di Jason, e le risate dilagarono nel locale, rilassando ulteriormente l’atmosfera. Mi sentii sollevata, pur ritenendo un po’ ironico il fatto che quelle persone non sarebbero forse state altrettanto pronte a ridere se Jason e Mel si fossero trasformati a loro volta. Entrambi erano pantere mannare, anche se Jason non poteva mutare in modo completo.

Dopo quelle risate, però, mi sentivo sicura che tutto sarebbe andato bene. Bill e Clancy si guardarono intorno con attenzione, poi tornarono al loro tavolo.

Circondati da cittadini che stavano prendendo con tanta calma quella rivelazione, Whit e Arlene apparivano stupefatti, e io potevo percepire la confusione della mia amica d’un tempo. Sam era il nostro capo da parecchi anni, e a meno di essere disposta a perdere il lavoro, lei non poteva certo protestare. D’altro canto, vedevo anche la sua paura, e l’ira crescente che la seguiva dappresso. Quanto a Whit, lui aveva un solo, costante modo di reagire di fronte a quello che non comprendeva: lo odiava, e l’odio è contagioso. Si girò a guardare verso il suo amico, scambiando con lui una cupa occhiata, mentre i pensieri continuavano a vorticare nella mente di Arlene come le palline dell’estrazione del lotto nell’urna che girava. Difficile dire quale sarebbe affiorato per primo.

– Gesù, annientalo! – esclamò Arlene, esplodendo infine. Il bussolotto dell’odio aveva avuto la meglio.

– Oh, Arlene!... – esclamarono alcuni, in tono di protesta, ma tutti stavano ascoltando.

– Questo va contro Dio e la natura! – continuò lei, a voce alta, con rabbia, i capelli tinti di rosso che tremavano per la sua veemenza. – Voi tutti volete che i vostri bambini si trovino a contatto con cose come queste?

– I nostri bambini sono sempre stati a contatto con cose come queste – ribatté Holly, a voce altrettanto alta. – La sola differenza è che non lo sapevamo, e comunque loro non ne hanno riportato nessun danno. – Anche lei si alzò in piedi.

– Dio ci punirà se non li distruggiamo – dichiarò Arlene, indicando Tray con un gesto drammatico, il volto ormai rosso quanto i capelli, mentre Whit la guardava con approvazione. – Voi non capite! Andremo tutti all’inferno, se non ci riprenderemo il mondo, togliendolo a loro! Guardate chi hanno schierato, per tenere in riga noi umani! – Il suo dito si spostò per indicare Bill e Clancy, ma dal momento che da tempo entrambi erano tornati a sedersi, il suo gesto perse gran parte della propria efficacia.

Posato il vassoio sul bancone, avanzai di un passo, le mani serrate a pugno.

– Noi andiamo tutti d’accordo, qui a Bon Temps – affermai, mantenendo un tono calmo e uniforme. – Tu sembri la sola a essere sconvolta, Arlene.

Lei si guardò intorno nel locale con occhi roventi, cercando di intercettare lo sguardo di svariati clienti. Li conosceva bene tutti, ed era sinceramente sconvolta dalla constatazione che gli altri non condividessero la sua reazione. Sam le si andò a sedere davanti e sollevò su di lei lo sguardo dei suoi splendidi occhi da cane.

Intanto, io mi avvicinai di un passo a Whit, giusto per precauzione. Lui stava cercando di decidere cosa fare, e stava valutando la possibilità di attaccare Sam… ma chi gli avrebbe dato manforte per picchiare un collie? Perfino lui era in grado di cogliere l’assurdità della cosa, e questo lo portava a odiare Sam ancora di più.

– Come hai potuto! – stridette Arlene, rivolta a Sam. – Mi hai mentito per tutti questi anni! Credevo che fossi un umano, non una dannata creatura sovrannaturale!

– Lui è umano – ribattei. – Ha soltanto anche un’altra faccia, tutto qui.

– E tu – proseguì Arlene, sputando le parole, – tu sei la più strana, la più inumana di tutti.

– Ehi, un momento – intervenne Jason, scattando in piedi; dopo un istante di esitazione, Mel lo imitò, sotto lo sguardo allarmato della sua accompagnatrice. La ragazza di Jason, invece, si limitò a sorridere. – Lascia in pace mia sorella. Ha fatto da babysitter ai tuoi bambini, ha pulito la tua casa mobile e ha sopportato le tue stronzate per anni. Che razza di amica sei?

Nel parlare, Jason non guardò verso di me. Io ero paralizzata dallo stupore, perché quello era un gesto assai poco consono al suo carattere. Possibile che fosse finalmente maturato un poco?