Percy Jackson è un ragazzo difficile: suo padre ha abbandonato lui e la mamma quando era in fasce, è stato cacciato da un numero infinito di scuole ed è affetto dalla sindrome di deficit di attenzione.

Ma Percy è anche un ragazzo speciale. Ne Il ladro di fulmini, primo libro della pentalogia scritta da Rick Riordan, abbiamo infatti scoperto che molti dei suoi problemi dipendono dalla sua natura, metà umana e metà divina. Si, perché Perseus Jackson è un semidio, è il figlio di una mortale e di uno dei signori dell'Olimpo, anzi per dirla tutta è il figlio di Poseidone, uno dei "pezzi grossi". Come ogni futuro eroe che si rispetti, Percy trova un luogo sicuro a pochi chilometri da New York, al Campo Mezzosangue, dove i tanti figli delle divinità si allenano sotto la guida del centauro Chirone nella speranza di vedersi affidare una prova.

Qui Percy fa amicizia con il satiro Grover e con l'intelligente e ardita Annabeth, figlia di Atena.

Percy scopre così che gli dei dell'Olimpo hanno abbandonato la Grecia e si sono stabiliti negli Stati Uniti, che Zeus ha eletto a sua dimora il cielo sopra all'Empire State Building, mentre Ade si nasconde sotto Los Angeles. A sue spese impara anche che un mortale nemico trama nell'ombra per sovvertire l'ordine sull'Olimpo e che proprio lui è destinato a giocare un ruolo fondamentale in questo scontro.

Ne Il mare dei mostri, seconda avventura della serie ideata dall'ex professore di inglese e storia alla scuole medie, il Campo Mezzosangue è in pericolo: il pino Talia, l'albero magico che protegge i confini del campo è stato avvelenato. I giovani eroi sono costretti a pattugliare il perimetro per impedire sortite da parte dei mostri. Nessuno, nemmeno Chirone, conosce una magia in grado di salvare l'albero. L'unica e ultima speranza di salvarlo potrebbe essere costitutita dal leggendario Vello d'Oro.

La missione del recupero del vello è affidata a Clarisse, ragazza più muscoli che cervello figlia di Ares, che salpa alla volta del Mare dei mostri per raggiungere la straordinaria isola su cui vive Polifemo che ha sottratto la magica pelle a Giasone.

Percy non può restarsene con le mani in mano perché alle sorti del vello è legata la salvezza di Grover, e con Annabeth e il suo nuovo amico ciclope Tyson partirà per un viaggio che lo porterà ad affrontare nuovi pericoli e a ritrovare un amico che l'ha tradito.

Come un novello Ulisse, Percy solcherà le pericolose acque in cui vivono mostri immortali, trovandosi a gestire così una particolare crisi famigliare.

Il protagonista è un ragazzo normale, con problemi normali, che impugna una spada senza prendersi mai troppo sul serio. E' un eroe suo malgrado che da un giorno all'altro si ritrova nel bel mezzo di uno scontro epico tra esseri immortali di cui a stento ha sentito parlare a scuola.

Percy vive quasi con leggerezza il suo essere in bilico tra il mondo tecnologico e la mitologia classica; con la sua quasi infinita e imbarazzante ignoranza, suscita nel lettore simpatia e comprensione. Con i suoi slanci generosi e le piccole meschinità è un personaggio ben costruito che Riordan delinea con brevi e rapide pennellate.

Sono molti gli elementi positivi che rendono consigliabile la lettura di questa saga.

Per prima cosa, Riordan dimostra una grande fantasia nell'attualizzazione dei miti greci. Nel primo libro troviamo Medusa, che ha negozio di statue da giardino, in questo secondo libro scopriamo che il Mare dei mostri si trova a poche miglia dalle coste della Florida e che corrisponde a quel tratto di mare che gli esseri umani chiamano Triangolo delle Bermuda e che... beh è facile indovinare quali pericole creature incontrerà durante la navigazione.

Lo stile dell'autore è fresco e veloce. La sua scrittura non è appesantita da lunghe discussioni o grandi - e spesso inutili - introspezioni. Uno dei suoi punti forti sono i dialoghi, mai banali o discalici.

Azzeccata anche la scelta di usare la prima persona, espediente che permette all'autore di inserire battute ironiche (o per meglio dire autoironiche).

Rispetto al primo libro è superarato il limite della ripetitività delle situazioni, ossia quella "sequela di sequenze d'azione pressoché identiche che potevano essere tagliate... senza pregiudicare trama e contenuti". In questo secondo libro le prove che si trovano ad affrontare Percy, Annabeth e Tyson son più variegate, e vengono risolte in modo diverso, utilizzando di volta in volta la spada o l'intelletto.

Non bisogna però aspettarsi colpi di scena, anzi. Leggendo questo libro è come se il lettore scivolasse verso gli accadimenti. Manca certamente il pathos, ma alla fine, come in un gioco tra scrittore e lettore, questo viene sostituito dalla consapevolezza, piena di soddisfazione, di cosa Riordan ha in serbo per i lettori. Riordan ottiene questo dosando con attenzione gli indizi.

Solo un difetto impedisce a Percy Jacson e gli dei dell'Olimpo di raggiungere il massimo punteggio nella recensione: per come conosciamo ora la saga è difficile scrollarsi di dosso l'impressione che alcuni elementi dei libri siano cose già lette.

Per chi conosce Harry Potter è difficile non vedere parallelismi con alcuni aspetti delle opere di J.K. Rowling.

Attenzione, con questo non si vuole certo insinuare che il lavoro di Riordan non sia originale o che abbia copiato dalla più celebre collega, ma si vuole solo mettere in evidenza alcuni elementi che accomunano le due produzioni.

Prendiamo l'arco temporale o l'ambientazione in cui le avventure dei due personaggi si svolgono. Le vite di Percy e di Harry sembrano viste allo specchio: Percy va a scuola nel mondo umano, ma poi d'estate si rifugia al Campo Mezzosangue. Specularmente Harry passa le estati con gli zii babbani mentre l'anno scolastico lo passa ad Hogwarts. In entrambi i casi, almeno all'inizio, i due mondi sono rigidamente separati e nel mondo umano non entra o non può entrare la magia e in entrambi i casi nel loro mondo magico vivono straordinarie e pericolose avventure.

Come Harry, anche Percy ha due amici compagni d'avventura: Grover, il satiro un po' pasticcione, che diventa in breve il suo migliore amico, e l'intelligente Annabeth, che all'inizio con la sua aria saccente risulta un antipatica, ma che poi si scopre generosa e affettuosa.

Per ultimo bisogna considerare un aspetto fondamentale nella vita dei due personaggio: ossia la profezia.

Nei libri della Rowling, Sibilla Cooman predice che un bambino nato alla fine del settimo mese sarà l'unico in grado di sconfiggere Voldemort e che sarà lo stesso Signore Oscuro a designarlo come suo nemico.

Nella saga di Riordan, invece, l'Oracolo predice la distruzione dell'Olimpo a opera di un semideo, nato da uno dei tre fratelli figli di Crono, ossia Zeus, Ade e Poseidone, al compimento del suo sedicesimo compleanno.

In entrambi i casi, però - questa è la cosa interessante - le profezie non necessariamente ed esclusivamente riguardano i due protagonisti.

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: Il mare dei mostri, è un ottimo libro per ragazzi, ma non solo. E' una lettura piacevole e scorrevole che offre il pretesto per rispolverare, o diversamente di scoprire, i miti greci.

E' un libro da consigliare a chi apprezza avventure non troppo cruente condite con molto umorismo. E' un libro per chi spera di poter scorgere un giorno un barlume di magia in questo grigio mondo moderno.