Dopo la godibilissima trilogia di Hyperversum, che però di strettamente Fantastico ha solo qualche elemento, questa volta Cecilia Randall ci riprova con un romanzo completamente incentrato sul genere.

Ambientato nella Firenze medicea, Gens Arcana vede opporsi alle faide Signoria-Chiesa per la supremazia strettamente temporale, anche una lotta familiare, sotto gli occhi vigili dell'Inquisizione, per il governo delle forze naturali del mondo. Sono infatti queste ultime l’originale motore della magia concepita alla scrittrice modenese: prendendo spunto dall’alchimia e dalla filosofia occulta, la Randall elabora così la figura degli Arcani, persone in grado di controllare, grazie a un potere trasmesso geneticamente e a un rigoroso e lungo apprendistato, i cinque elementi primordiali di aria, acqua, terra, fuoco ed etere.

Completano l’ambientazione divinità che governano l’una o all’altra sostanza e creature modellate sull'idea-base degli Elementali ma dotate di caratteristiche fantasiose piuttosto che di tradizionale matrice esoterica, e che sono capaci, in determinate circostanze, di legarsi agli umani dando vita a pericolose ibridazioni.

Da tutto questo scaturisce una trama complessa, decisamente insolita e piacevole  - condotta con grande equilibrio sul triplice filo della Storia, di un occultismo poco battuto e dell’indubbia inventiva della scrittrice - anche se meno avvincente rispetto a quella mozzafiato di Hyperversum. Rispetto a quest’ultima, decisamente un ‘page turner’, Gens Arcana soffre infatti di qualche rallentamento, a volte dovuto alle copiose informazioni storiche del contesto, che in questo caso si amalgamano in modo meno omogeneo rispetto alle necessità di Hypeversum, altre volte imputabile all’eccessivo protrarsi di alcuni combattimenti (ad esempio quello a fine libro).

In compenso, rispetto all’opera precedente, i personaggi sono più sfaccettati e il lettore non tarda ad affezionarsi anche a quelli più problematici e tormentati, il soldato di ventura Manente su tutti.

Alla sua quarta prova, la Randall si conferma dunque una delle scrittrici più interessanti del panorama nostrano.