Consolaciõn è una prostituta di Miami. Non di quelle "d'alto bordo" però. La vita non è stata fortunata per lei. Mai.

Una figlia piccola, pochi soldi, un rapporto conflittuale con la sua migliore amica, nonché "collega".

In questo mondo degradato cosa poteva andare peggio? Che un giorno, proprio per il 4 luglio, l'intero mondo impazzisse e i morti cominciassero a camminare sulla Terra.

Così conosciamo Consolaciõn, mentre con una katana taglie teste a tutto spiano, in sequenze degne della migliore exploitation.

La struttura narrativa ricostruisce la vicenda mediante dei flashback,  in modo graduale e misurato.

L'autore ha un mondo narrativo e una concezione del mondo molto intelligente e interessante e tenta di trasporla in un romanzo che è un collage di citazioni di ogni sorta. Da Io sono Leggenda di Richard Matheson agli Zombi di George Romero, al cinema di Russ Meyer e Quentin Tarantino e tanto altro da scoprire leggendo.

Tante poi sono le considerazioni non comuni per un'opera di intrattenimento. La visione del mondo "reale" dell'autore entra nella vicenda, ma non come intervento inopportuno del narrattore, ma come esposizione mediante la narrazione della sua visione. Tutto quindi mostrato, non raccontato.

Lo stile di Paquali è fatto di frasi brevi, talvolta brevissime. Fa parte dell'opera di disturbo. E' un romanzo che vuole cogliere nel segno nel più breve tempo possibile. E' una questione di gusti soggettivi. Amo lo stile asciutto, ma ogni tanto ho trovato eccessivo l'uso di frasi cortissime. Sono convinto che qualcosa che poteva essere "disteso", ma la narrazione risulta compiuta lo stesso, e strutturalmente i vari pezzi vanno tutti al loro posto.

Questo fino all'ultimo capitolo che però non mi ha convinto. E per dare un giudizio completo sono costretto a parlarvene, per cui se non volete spoiler fermatevi.

Il brusco ritorno alla "realtà", che inquadra l'intera vicenda come la gigantesca allucinazione di una persona provata nella psiche da una vita di sofferenze, assomiglia troppo, nell'effetto, a quei finali da novella fantastica dell'800 nei quali alla fine "era tutto un sogno".

Il punto è che quando si spinge sull'accelleratore del fantastico e dell'eccesso bisogna secondo me avere il coraggio di mantenerlo schiacciato, fino alla fine. Se no si rischia di fallire il salto mortale e di non attraversare il burrone che ti porta dritto dentro la piena riuscita del prodotto. 

I messaggi anticapitalistici e anticonsumismo dell'autore erano arrivati al lettore con molta forza anche dal mondo secondario. Anzi la contaminazione tra mondo secondario e mondo reale è la vera scoperta di questi ultimi anni.

Se un film Il labirinto del Fauno è da considerarsi un capolavoro è per l'intuizione che è il mondo intorno a noi che può essere pieno di meraviglie, e di orrori. Le metafore del fantastico non hanno più bisogno di essere distaccate dal mondo reale. Sono pregnanti allo stesso modo.

E' mia opinione che senza l'ultimo capitolo il romanzo non avrebbe perso la sua forza e il suo impatto. Ma è solo la sua presenza che mi fa quindi abbassare il giudizio di una stella. 

Sono convinto che l'autore sia da tenere sott'occhio.