Il 21 novembre 2011 è mancata la scrittrice americana Anne MacCaffrey, una delle autrici di genere fantastico più importanti della seconda metà del '900 (/notizie/15854/). Alla McCaffrey si deve - tra le altre cose -  il ciclo de I Dragonieri di Pern, una delle prime e più riuscite integrazioni di fantasy e fantascienza, un mondo coerente e adulto in cui l'elemento fantastico e la qualità narrativa danno vita a storie rimaste nell'immaginario e nella memoria di almeno due generazioni di lettori. 

Nel primo libro di Pern, Il volo del Drago, la McCaffrey ha scritto di draghi dando loro caratteristiche che sarebbero state riprese poi da altri autori in altri contesti, affermandosi velocemente come elementi fissi e irrinunciabili. Ma qual'è il risultato maggiore della McCaffrey? E qual'è la sua importanza per il fantastico di oggi? Grazie a una recente intervista possiamo conoscere l'opinione di Robin Hobb, scrittrice acuta e appassionata lettrice di fantastico, oltre che autrice della saga dei Lungavista e delle Cronache delle Giungle della Pioggia.

La prima domanda a cui la Hobb risponde è se i lavori della McCaffrey sono stati un'ispirazione diretta per la sua saga delle Giungle della Pioggia, di cui i draghi sono una componente fondamentale: "Ho letto la maggior parte dei libri di Pern parecchi anni fa. [...] Credo che i draghi della MacCaffrey siano stati tra le orde di draghi che mi hanno dato ispirazione per molte delle mie storie: nel numero è compreso anche Smaug, (il drago dello Hobbit, n.d.r.), ovviamente, insieme a Il Drago Riluttante (cartone animato della Disney del 1941, n.d.r.) e a un gran numero di feroci draghi senza nome divoratori di damigelle. Credo che con Pern la McCaffrey abbia avuto particolare successo nel creare una cultura che il lettore riconosce come sensata e credibile, sia in termini biologici che sociali. Forse è proprio questo elemento di credibilità che ho preso dai suoi libri: volevo che i draghi delle mie storie, pur fantasy, avessero delle radici logiche, e che questi enormi predatori si inserissero bene nel contesto ecologico e biologico del loro mondo".

Questa ricerca di realismo è un elemento imprescindibile delle storie della Hobb, anche se la chiave della scrittura della Hobb è proprio la fusione senza grinze tra elemento fantastico e fondamento naturalistico e realistico. In merito alle Giungle della Pioggia, l'autrice è stata molto chiara: "Scrivo storie, non avvisi informativi su quello che succede nella realtà; tutte le mie storie hanno come punto di partenza la premessa di una realtà alternativa, di un "e se...?". Detto ciò, è chiaro che le improvvise inondazioni di acqua acida che accadono nelle Giungle hanno radici reali, in particolare nelle conseguenze delle attività sismiche. Una colata di lahar (colate di materiale vulcanico, fango e acqua) che raggiunge un fiume può cambiare le condizioni di quest'ultimo in modo drammatico e aumentarne la percentuale di acidità. Quindi quelle che succede nelle Giungle della Pioggia, escluso l'elemento magico, è estremamente naturale. Non c'è molto che la gente possa fare per prevenire le eruzioni vulcaniche, ma è il mio modo di dire che dobbiamo rispettare la natura, perché può mordere".

Un'altra affinità tra la Hobb e la McCaffrey riguarda un elemento ben preciso degli universi fantastici di entrambe. L'intervistatore ha citato la serie di libri di fantascienza di Anne McCaffrey, La Nave che Cantava, in cui le astronavi al centro della storia sono senzienti. Nella saga della Hobb I Mercanti di Borgomago, lo stesso principio si applica ai vascelli costruiti con un particolare legno magico che consente alla nave di acquisire consapevolezza di sé. Sull'origine dell'idea delle navi senzienti, la Hobb ha commentato "Mio marito è un ingegnere navale, e la sua famiglia ha lavorato in mare per generazioni. Nei primi anni di matrimonio ho avuto spesso l'occasione di passare qualche giorno a bordo delle navi su cui lavorava ed è lì che ho capito che c'è davvero una buona ragione se ogni nave ha un nome proprio, perché ognuna sembra sviluppare una propria personalità: ci sono navi in cui tutto va bene, a prescindere dai problemi di manutenzione e dai dettagli tecnici, e altre in cui il più piccolo problema dà vita a una reazione a catena di sfortune che portano contrattempi e mal di testa per giorni. Per secoli gli uomini hanno reso antropomorfe le loro navi, con le mie io ho solo fatto un passo in più".