Dalla fine di aprile è in libreria un nuovo romanzo della scrittrice Robin Hobb. Infatti con il titolo Il custode del drago (Dragon Keeper, 2009) si torna nella ambientazione delle Giungle della Pioggia che ormai i lettori ben conoscono.

Questo è il primo di una serie di due volumi, delle Cronache delle Giungle della Pioggia (The Rain Wild Chronicles). A questo primo volume ha fatto seguito Dragon Haven in libreria negli Usa da questa primavera, dopo essere uscito nel Regno Unito e in Australia.

Il custode del drago è strettamente collegato a quanto viene narrato nel ciclo de I mercanti di Borgomago; i mercanti infatti hanno costruito le navi viventi usando il legno che si sono procurati commerciando con gli abitanti delle Giungle delle Piogge, e gli avvenimenti del presente romanzo si riallacciano alle vicende della Nave del destino collocandosi cronologicamente dopo la Trilogia dell’Uomo Ambrato.

Avevamo anche letto nel romanzo La nave del destino di come i serpenti marini avevano risalito il Fiume delle Piogge, ma per vari motivi (età avanzata, acqua corrosiva, stagione troppo inoltrata e altro) qualcosa li aveva decimati e ora i pochi esemplari nati hanno vari difetti, sono rachitici, deformi, non possono volare e spesso sono feroci.

Per questo una spedizione composta da uomini e draghi parte per raggiungere la mitica città degli Enderling, la leggendaria Kelsingra che si dice sia la loro vera dimora.

Fare il custode di draghi è un lavoro molto pericoloso e alcuni forse hanno altri interessi ma tutti dovranno affrontare un viaggio pericoloso verso un luogo che forse non esiste

L’autrice

Robin Hobb, pseudonimo di Margaret Lindholm, è nata in California nel 1952. Ha pubblicato anche romanzi di fantascienza e tra il 1983 e il 1992 le sue opere erano pubblicate sotto lo pseudonimo di Megan Lindholm.

E’ molto popolare nel campo della narrativa fantasy per tre saghe: La Trilogia del Lungavista, La trilogia dell’uomo ambrato e il ciclo de I mercanti di Borgomago, pubblicato dalla Fanucci in cinque volumi

Paragonata a J.R.R. Tolkien e a Ursula Le Guin, Robin Hobb ha antecedenti letterari ben più remoti. Nel mondo dei Sei Ducati de L'apprendista assassino, Assassino di corte e Il viaggio dell'assassino non si trovano tanto creature e popoli fantastici, quanto gli echi di un Medioevo concreto e riconoscibile in cui anche i poteri magici affondano le loro radici nella natura e nel folklore. Oltre alle tracce di miti nordici e celtici e del romanzo cavalleresco, vi si ritrovano il tema del romanzo di formazione, nel processo di maturazione di un ragazzo che attraverso le difficoltà prende coscienza di se stesso, e le reminiscenze di epoche storiche in cui il male è rappresentato da invasori venuti dal mare. I suoi re e cortigiani richiamano l'universo drammatico di Shakespeare: la lotta fra il Bene e il Male è intrisa di un'alta moralità, e ciascun personaggio, pur originale e spesso imprevedibile, è segnato fin dal nome da un destino fatidico. I continui sviluppi della trama e le traversie del giovane protagonista sorprenderanno i lettori, coinvolgendoli intimamente nelle affascinanti vicende della Trilogia dei Lungavista.

Un brano dal prologo

Erano arrivati così lontano, eppure, ora che lei si trovava qui, gli anni di viaggio stavano già svanendo nella sua mente, lasciando spazio alle disperate esigenze del momento. Sisarqua aprì le mascelle e piegò il collo. Al serpente di mare riusciva difficile concentrarsi. Erano passati anni dall'ultima volta che si era trovata del tutto fuori dall'acqua. Non aveva sentito la terra asciutta sotto il suo corpo da quando era uscita dal suo uovo nell'Isola degli Altri. Adesso era distante dalla sabbia calda e asciutta di quell'isola e dalle sue acque miti. L'inverno si stava avvicinando in questa terra coperta da fitte foreste accanto al fiume gelido. La sponda sotto il suo corpo raggomitolato era dura e scabra. L'aria era troppo fredda e le sue branchie si stavano seccando troppo rapidamente. Non c'era nulla che poteva fare per questo tranne sbrigarsi. Affondò le mascelle in quella sorta di immenso abbeveratoio e ne uscì con una boccata di argilla striata d'argento e acqua di fiume. Gettò indietro la sua grossa testa e inghiottì. Era granulosa, fredda e stranamente deliziosa. Ne prese ancora e mandò giù. E poi di nuovo.

Aveva perso il conto di quante volte aveva ingurgitato quell'intruglio granuloso quando infine percepì l'antico riflesso avviare il Processo nei muscoli della gola, avvertì le sue sacche di veleno gonfiarsi.

La quarta di copertina

Guidati dal drago blu Tintaglia, i draghi stanno tornando nelle terre dei Sei Ducati, risalendo il fiume delle Giungle della Pioggia. Ma i draghi delle nuove generazioni hanno solo l'ombra del potere dei loro antenati. Molti sono rachitici e deformi, incapaci di volare; altri sono sciocchi e fin troppo feroci, e ben presto diventano un pericolo per gli abitanti delle Giungle. I draghi inoltre sostengono che esiste una città, Kelsingara, dalla quale hanno avuto origine e che è la loro vera dimora. Ma quel luogo leggendario non è segnato sulle mappe, e loro non sono in grado di raggiungerlo. Ad accompagnarli e assisterli sarà quindi un manipolo di custodi di draghi, cacciatori e storici, tra i quali si nascondono spie che sono lì solo per impossessarsi di parti di drago che si ritiene abbiano magici poteri curativi. Tutti rischiano di cadere in qualche trappola nell'inseguire una chimera che forse non è altro che l'inganno per eccellenza: quello di rincorrere il nulla e il suo abisso.

Robin Hobb, Il custode del drago (Dragon Keeper, 2009)

Traduzione Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, collana Immaginario fantasy, pagg. 513, euro 22,00

ISBN 978-88-347-1589-5