Uno dei ritorni televisivi più attesi dell'anno era sicuramente quello di Game of Thrones, che lo scorso 1 aprile è tornato per la seconda stagione sugli schermi dell'americana HBO. Com'era facile prevedere, i dati d'ascolto non hanno deluso: secondo EW, il primo episodio della nuova stagione è stato visto da 3.86 milioni di telespettatori, guadagnando nientemeno che il 73% rispetto al pilot della serie, nel 2011. L'episodio è stato il programma (via cavo) più visto della domenica, superando anche Mad Men su AMC e l'appuntamento sportivo del baseball su NCAA.

Meno di 4 milioni di spettatori non sarebbero numeri rassicuranti se Game of Thrones  fosse un programma in onda su un network in chiaro (come FOX o CBS, per esempio), ma il discorso cambia per canali via cavo come appunto HBO; questi ultimi sopravvivono non sulle pubblicità ma sulle iscrizioni a pagamento, e di conseguenza non hanno bisogno di raggiungere il massimo numero di spettatori possibili, ma di conservare e guadagnare il pubblico pagante per cui hanno studiato programmi mirati.

I dati d'ascolto della premiere sono stati così buoni che in rete già si parla di una prossima conferma della terza stagione di Game of Thrones. E in effetti è difficile immaginare che qualcosa fermi la fortunata ascesa della serie, tanto che la considerazione successiva riguarda la conclusione della saga di libri di George R.R. Martin da cui è tratta: se la serie HBO continuerà ad avere tanta fortuna sarà necessario che lo scrittore, noto per tempi di lavoro piuttosto lunghi, si dia da fare per tirare le fila prima che la produzione tv si metta in pari con i libri.

A dargli un po' di tregua però potrebbe essere la notizia, ancora da confermare, che dal terzo libro della serie, Tempesta di Spade, uno dei più lunghi della saga, che in Italia abbiamo conosciuto come il quinto per come sono suddivisi i volumi (/rubriche/11405), verranno tratte ben due stagioni della serie, per dare più ampio respiro alla vicenda.