Atrieiu e il fortunadrago
Atrieiu e il fortunadrago

Ma dopo che si è stati “educati” a vivere nella società civile, dove conta solo ciò che è utile, ciò che è conosciuto e gli unici sogni e desideri concepiti sono quelli d’ottenere riconoscimenti dagli altri, di raggiungere posizioni sociali e di prestigio, oltre che una certa tranquillità economica, la fiducia in se stessi e in quello in cui si crede è minata, si è spezzati, insicuri e impauriti, ritirati in un cantuccio privi del coraggio di credere che ci possa essere la possibilità di qualcosa di diverso del solito vivere, nascondendo il lato di sé che riesce a vedere e viaggiare nel mondo della fantasia. Un nascondersi nato dalla paura più grande, ovvero che i desideri a cui si tiene tanto possono realizzarsi veramente e così facendo cambiare completamente la natura di un uomo. Sono proprio il timore del cambiamento e che quello che si ha voluto più di tutto nella vita trovi realizzazione, ciò che blocca di più, esattamente come succede a Bastiano quando semplicemente dovrebbe pronunciare il nome pensato per l’Infanta Imperatrice.

Un’incertezza che costringe Occhi d’Oro, Sovrana dei Desideri, a incontrare il Vecchio della Montagna Vagante: l’inizio che incontra la fine, ciò che deve ancora divenire che guarda in faccia ciò che è stato. Passato e futuro che s’incontrano e che rendono il presente un momento statico, come il ghiaccio delle Montagne del Destino che è sempre perenne, che non muta mai, come la morte, come essere rinchiusi all’interno di un uovo. E non è un caso che la dimora del Vecchio della Montagna Errante abbia questa forma, perché ogni uovo è l’inizio di una nuova vita: occorre semplicemente che il guscio si spezzi, il compito che spetta al Figlio dell’Uomo e non alle creature di Fantasia perché loro non sono altro che specchi. Solo nel momento in cui ci si rende conto che Realtà e Fantasia sono in un’interrelazione, che entrambe hanno bisogno l’uno dell’altra per continuare a vivere ed esistere, questo può avvenire e permettere che un principio trovi realizzazione.

E allora è come uscire dopo essere stati all'interno del ventre materno, dove si è avvolti da un dolce calore, da una sicurezza rassicurante, cullati in un'oscurità avvolgente. E’ naturale che sia così perché il principio è sempre buio: è l’oscurità dell’inconscio, dai cui meandri si fa sorgere la propria volontà, i propri desideri. E i desideri sono la forza che fa andare avanti, che quando si schiudono fanno nascere la luce che illumina la natura che fino ad allora è stata nascosta.

Come risulta illuminata la natura del desiderio dalla scritta FA CIO' CHE VUOI riportata dietro

L'Auryn
L'Auryn

, lo Splendore donato dall'Infanta Imperatrice prima ad Atreiu e poi a Bastiano. Il suo significato non è quello che può apparire alla prima superficiale riflessione, ovvero fare tutto quello che si vuole, ma rappresenta una verità molto più profonda e complessa: è lo specchio del dare realizzazione alla vera volontà dell'individuo, che è diversa da persona a persona. Una verità complessa perché è il più profondo segreto dell'animo umano, quello che le persone non conoscono, che possono arrivare a scoprire solo camminando sulla strada dei desideri, passando dall'uno all'altro, fino ad arrivare all'ultimo, quello più importante, quello più difficile perché occorre la massima sincerità e attenzione, dato che è la strada su cui è più facile perdersi definitivamente. Una verità difficile da scovare perché il desiderio, se può in apparenza sembrare come il sorgere di qualcosa d'improvviso, essere la volontà del momento, in realtà è qualcosa che è sempre stato presente nell'animo di chi desidera, è una parte di sé che viene alla luce in particolari circostanze; coincidenze, si potrebbe dire, ma si sa che niente avviene per caso: quando i tempi sono maturi per l'evoluzione e la crescita, avvengono incontri, eventi che fanno andare avanti, che portano cambiamento. E anche se è qualcosa da sempre esistito, appare nuovo, perché è qualcosa al di fuori del tempo e dello spazio: è dove sono gli avvenimenti ai quali si pensa prima che avvengano, dove tutto è possibilità.

Come ogni Creatore, Bastiano non riesce a comprendere quello che sta accadendo, è così limitato che riesce a scorgere solo buio accanto a sé. Un buio che non gli fa scorgere nulla, che lo avvolge completamente, ma che può essere ricacciato indietro quando comincia a desiderare. E’ così che da un semplice granello di sabbia rinasce un mondo e il primo elemento di questa creazione è una gigantesca foresta, Perelun, il Bosco Notturno. Non è un caso che cominci proprio da un bosco, perché questo è il punto di partenza dei viaggi iniziatici, è il luogo dove nelle culture antiche il bambino veniva mandato per un certo periodo a fare un’esperienza che lo avrebbe fatto poi tornare adulto. E Bastiano sta proprio per affrontare questo, un percorso di crescita che lo cambierà: dapprima muta in lui il fisico, mosso dal desiderio d’essere più forte, più bello, per vincere l’insicurezza e il sentirsi inadeguato dovuti dall’avere parti del corpo che possano non piacere agli altri, per i quali si è stati derisi e disprezzati.