Ma presto questo non basta più, sorge la voglia di mettersi alla prova, di poter dimostrare il proprio valore, la propria determinazione affrontando situazioni ardue, dove solo pochi possono sopravvivere: è così che sorge Goab, il Deserto Colorato, nemesi di Perelun, lati della stessa medaglia come lo sono la vita e la morte, in apparenza opposte, ma entrambe energie che scandiscono il ciclo dell’esistenza, senza le quali nulla potrebbe essere, perché l’inizio di qualcosa è la fine di un’altra e se questo non avviene esiste solo staticità e nella staticità tutto cessa d’esistere.

Pertanto Bastiano, nonostante la bellezza dei luoghi che ha creato, comincia ad avvertire insoddisfazione, avverte che gli manca qualcosa: la possibilità di avere un confronto, di mettere alla prova il proprio valore con qualcosa che gli sia simile, che sia vivo come lui. E proprio come avviene nel libro della Genesi, è un animale il primo essere vivente con cui si rispecchia, la parte selvaggia del proprio essere, quella che non conosce regole, ma che è dotata di una saggezza primordiale.

E’ grazie a questa, incontrata in Graogramàn, il gigantesco leone signore di Goab, detto anche la Morte Multicolore, che Bastiano apprende una delle più nascoste verità sul desiderio, ovvero la scoperta di qualcosa che esiste da sempre, anche se non se ne ha la conoscenza, anche se sembra qualcosa di nuovo quando viene rivelato. Perché il desiderio è come una storia che può essere nuova eppure raccontare di tempi immemorabili; una storia che va vissuta perché è molto più di Vita e Morte, di Essere o Non Essere, è un intreccio di scelte che portano a sollevare veli che nascondono elementi importanti, tasselli dell’esistenza che la rendono più ricca e meritevole d’essere vissuta; tasselli che non si possono capire con la riflessione, che bisogna viverli per farli propri. E’ così che solo dopo aver provato la solitudine che si sente il bisogno di stare con i propri simili, di avere un confronto, uno scambio che porti a essere apprezzati, dove il proprio valore sia riconosciuto: attraverso il Tempio delle Mille Porte (rappresentazione delle tante possibilità che si dipanano nella vita di un uomo), Bastiano giunge ad Amarganta, la Città d’Argento, il luogo che lo vedrà riconosciuto come salvatore, adorato quasi fosse un dio. Un desiderio, quello d’onnipotenza, che è un atteggiamento tipico del bambino cresciuto all’interno di un nucleo familiare dove tutte le sue esigenze erano soddisfatte dai genitori: un piccolo Eden che si scontrerà con il mondo esterno, dove non è tutto rosa e fiori, dove esiste anche l’amarezza e la tristezza.

Può essere stridente, ma riso e pianto sono elementi che debbono essere entrambi presenti nell'esistenza se non si vuole creare uno squilibrio che porta da un lato ad avere una vita fatta d'isolamento, dove la vergogna fa stare lontano dallo sguardo di chiunque, sentendosi inadatti, immeritevoli di qualsiasi cosa bella che la vita ha da offrire; dall'altro, un vivere superficialmente, senza uno scopo, senza pensare a niente, senza essere capaci di costruire qualcosa, ma solo a mettere tutto in scherzo e derisione, senza avere rispetto per nessuno, senza prendere niente sul serio. Il riso può aiutare ad affrontare e superare momenti difficili e pesanti, ma se diviene l'unico elemento dell'esistenza porta solo distruzione, un ridicolizzare qualsiasi cosa che fa perdere significato a tutto, rendendo incapaci di realizzare qualcosa di buono: uno sbeffeggiare senza costrutto che è solo portatore di caos, un andare alla deriva che a lungo andare sfocia in violenza perché il vivere in questo modo, senza uno scopo, impoverisce, fino a quando ci si accorge di non avere nulla, d’essere vuoti e che il proprio essere non ha nessuna ragione d'esistere: un'insoddisfazione che è deleteria, per sé e per gli altri, perché ci si accorge che si è vissuti nell'illusione. Stessa cosa avviene per il pianto se è l'unico elemento della vita: conduce alla disperazione e alla depressione più nera. Eppure, questi stati, se non diventano totalitari, non sono elementi con una connotazione totalmente negativa: è nel dolore che possono essere trovate perle di grande bellezza. È nella sofferenza che scava a fondo nell'anima che si riesce a creare qualcosa di bello, una sorta di compensazione volta a equilibrare situazioni e stati negativi.