Editore serio cercasi

Gli italiani sono un popolo di scrittori, ogni tanto i giornali si preoccupano di ricordarcelo. Si legge poco, ma molti hanno un libro chiuso nel cassetto. Peccato che la strada per la pubblicazione sia ardua, talmente ardua da aver fatto sospettare a qualcuno che gli editori, al di là dei grossi nomi, pubblichino solo i libri dei loro amici.

Sbagliato.

Una casa editrice è un'impresa, e il suo scopo è guadagnare. Fare cultura, quasi sempre, è una cosa accessoria, che l'editore può permettersi solo con una manciata di testi. Per il resto deve pubblicare opere che possano piacere al pubblico, perché l'alternativa è non vendere nulla e ritrovarsi costretti a chiudere. Il che significa che gli editori sono sempre alla ricerca di manoscritti da pubblicare, anche se magari non lo ammettono.

Allora perché è così difficile per un aspirante autore trovare un editore? La prima risposta è quella che fa meno piacere: perché forse il testo che si è scritto non merita di essere pubblicato. A tutti piace pensare di essere bravi in qualcosa, e fa piacere sentirselo dire da altri, ma quanti poi sono capaci di autocritica? Saper analizzare serenamente la propria opera è difficilissimo, e vedere i difetti in qualcosa in cui si sono riversati passione, energie e impegno richiede una notevole lucidità, cosa che non tutti hanno.

Per non andare tanto lontani gli organizzatori del Premio Odissea indetto da Delos Books, concorso che ha come premio la pubblicazione del romanzo vincitore da parte della stessa casa editrice, hanno ricevuto lamentele da parte di alcuni concorrenti che non hanno gradito la bocciatura della loro opera semplicemente perché era sgrammaticata, come se una buona grammatica non fosse fondamentale nella costruzione di un testo letterario.

Un altro problema può essere quello di aver inviato il proprio testo all'editore sbagliato, o nel momento sbagliato. Inviare un romanzo fantasy a un editore specializzato in manualistica non è la migliore delle idee, e se un aspirante autore dovesse decidere di farlo poi non dovrebbe sorprendersi se ricevesse un rifiuto o se non avesse nessuna risposta. E se questo esempio può sembrare paradossale, quando Effemme, tramite le pagine di FantasyMagazine (18), ha indetto un concorso per la pubblicazione di un racconto, ha ricevuto insieme agli altri testi anche un romanzo di diverse centinaia di pagine. Forse a volte gli aspiranti scrittori dovrebbero prima imparare a leggere quanto viene chiesto dagli editori o a valutare la propria opera in relazione a quanto è già presente nel catalogo dell'editore prescelto.

A volte, sembra incredibile, a uno scrittore può capitare anche di scrivere un capolavoro e di vederselo rifiutare. È quello che è successo anche a J.K. Rowling con il suo Harry Potter e la pietra filosofale, rifiutato in un primo momento da diversi agenti e case editrici (19) prima di diventare un fenomeno mondiale senza precedenti. Nel caso della Rowling la storia è finita bene, ma anche nel caso in cui le cose vadano nel verso sbagliato non c'è nessun complotto per escludere un autore anche bravo dalla pubblicazione. Semplicemente il suo manoscritto è arrivato sul tavolo sbagliato al momento sbagliato.

In conclusione

“Caro editore,

anche se hai deturpato il libro che a me piaceva tanto me lo hai fatto conoscere quindi ti chiedo solo, la prossima volta, di tradurlo meglio, non esagerare con lo spezzatino in enne volumi, assegnargli un solo titolo, non cambiargli troppo spesso grafica o collana e vendermelo a un prezzo ragionevole. In cambio io ti prometto che parlerò male di te solo una volta ogni tanto, perché le vecchie abitudini non si possono mai perdere del tutto e perché comunque continuo a tenerti d'occhio.

Firmato: un tuo affezionato e infedele lettore.”

Note

14) Una lista più completa si può trovare in O. Ponte di Pino, op.cit., pagg. 33-34. Il libro è un'ottima introduzione ai vari aspetti dell'industria libraria.

15) J.R.R. Tolkien, The Letters of J.R.R. Tolkien, 1981, trad.it. La realtà in trasparenza, Bompiani, Milano, 2002, pagg. 407-408.

16) George R.R. Martin, Foreword in A.A.V.V., The Art of George R.R. Martin's Song of Ice and Fire, Fantasy Flight Publishing, 2010, pag. 4.

17) I cambiamenti nella grafica delle copertine non sono certo un'esclusiva italiana. Un esempio si può vedere sul sito di Martin che raccoglie le copertine di diverse edizioni delle sue opere, anche se nella maggior parte dei casi è visibile solo la facciata principale e non la costa. In particolare con A Dance with Dragons compaiono ben quattro copertine ipotetiche (oltre a quella poi effettivamente utilizzata) progettate dalla casa editrice Bantam Spectra nell'intervallo di tempo trascorso fra la pubblicazione di A Feast for Crows (2005) e quella di Dance (2011) che testimoniano chiaramente il mutare dei gusti: http://georgerrmartin.com/gallery/song.html.

18) http://www.fantasymagazine.it/notizie/15986/nuova-selezione-di-racconti-per-effemme/.

19) L'intera vicenda è raccontata in Marina Lenti, L'incantesimo Harry Potter, Delos Books, Milano, 2007, pagg. 19-23.